Gonzalo Orquín

Il pittore spagnolo e il mito dell'Urbe

L’ossessione del tempo senza ritorno, la solitudine, lo sguardo fermo sulla perfezione del visibile, una bellezza insidiata, subito perduta.

Gonzalo Orquín, sin dagli esordi, mette in scena l’umanissimo dramma dell’attimo che fugge: un universo di figure, di ritratti, di nature morte che filtra il realismo di matrice spagnola attraverso la lezione mentale e formale del classicismo respirato a Roma, dove il pittore sivigliano si trasferisce alla fine degli studi e dove è fortemente radicato. Fondamentale nella formazione di questa pittura dal vero, rigorosamente figurativa, l’incontro con Giotto, Piero della Francesca,  e i maestri del Novecento Casorati e Sironi.
Una passione per la cultura italiana riversata in molti lavori, come nella serie che Gonzalo Orquín dedica ai romanzi di dieci scrittori contemporanei, tra i quali Pier Paolo Pasolini, Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortese, ispirandosi ai personaggi che riprendono a vivere in opere su carta. Un appassionato omaggio alla forza, alla vitalità dell’insegnamento classico che continua ad alimentare anche le generazioni di artisti più giovani, è anche uno degli ultimi cicli pittorici eseguiti da Orquín: Próximo destino: Roma,  presentato nel 2018  presso l’Istituto Cervantes.

Destino come destinazione e come imperativo, intima vocazione a seguire le tracce dei giganti dell’arte spagnola attratti dal mito dell’Urbe: El Greco, Velázquez, Ribera, Goya, Picasso, Dalì e i meno celebri Alonso Berruguete e Mariano Salvador Maella.

Alle opere dei pittori spagnoli che lo hanno preceduto, Orquín si ispira liberamente, con un linguaggio rigoroso e nitido, in una progressiva sottrazione di contenuti narrativi. Una ricerca che si spinge sempre di più verso i limiti della pittura, ad indagare la genesi del processo creativo senza mai rinunciare alla centralità della figura, senza deviazioni verso l’astrazione, perché “l’uomo si interessa dell’uomo” e l’arte non può che affondare nella sua esistenza, nel dono e anche nel dolore di vivere.