Raffaello e l'antico nella Villa di Agostino Chigi

Una mostra indaga il sodalizio dell'artista con l'illustre committente

06 Apr 2023 > 02 Lug 2023
L’anniversario della morte di Raffaello (6 aprile 1520 – 6 aprile 2020) coincide con un’altra ricorrenza: la scomparsa del ricchissimo banchiere del papa, il senese Agostino Chigi, avvenuta l’11 aprile 1520, a distanza di soli cinque giorni dal maestro di Urbino.
Com’è noto, i due grandi protagonisti del Rinascimento, a diverso titolo, sono stati accomunati da uno strettissimo rapporto fondato sull’amicizia e animato dall’ambizione umanistica del magnum facere: oltre i papi Giulio II e Leone X, Agostino Chigi è stato il committente più assiduo e munifico di Raffaello. Quest’ultimo ha frequentato la residenza chigiana, l’attuale Villa Farnesina, non solo come artista incaricato di eseguire il celebre affresco nella Loggia di Galatea e decorare la volta della Loggia di Psiche, ma anche come “familiare” del padrone di casa, ammirando e studiando le collezioni antiquarie che il banchiere andava raccogliendo nella villa e nei suoi giardini (non solo statue, ma rilievi, medaglie e spettacolari cammei), modelli autorevoli per le invenzioni che l’Urbinate con la sua scuola e altri artisti diffondevano attraverso dipinti, arazzi, stampe, vasellami.


Statua di Psiche alata, Marmo, cm 149, prima età imperiale. Roma, Musei Capitolini Ⓒ Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

La mostra Raffaello e l'antico nella Villa di Agostino Chigiideata dall’Accademia Nazionale dei Lincei  in occasione del V centenario della morte di Raffaello Sanzio e di Agostino Chigi  e posticipata al 2023 a causa dell’emergenza sanitaria (curata dal socio Linceo Alessandro Zuccari e dalla storica dell’arte Costanza Barbieri), mette in luce un aspetto cruciale del Rinascimento finora non sufficientemente evidenziato: se la svolta classica di Raffaello nel secondo decennio del Cinquecento è ben nota, poca attenzione è stata riservata all’influenza che la prestigiosa collezione di statue, sarcofagi, rilievi, cammei e monete antiche raccolte da Agostino Chigi nella sua Villa ebbe sull’Urbinate.

Approfondite indagini permettono oggi di ricostruire in modo più circostanziato quelle “magnifiche raccolte”, disperse dopo la morte del banchiere senese e trasmigrate in altre grandi collezioni romane ed europee.

Grazie a importanti prestiti di opere provenienti dal Museo Nazionale Archeologico di Napoli, dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, dai Musei Capitolini e dal Museo di Palazzo Altemps di Roma, dallo Staatliche Kunstsammlungen-Skulpturensammlung di Dresda, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e dai Musei Vaticani –  è stato possibile riallestire, almeno in parte, la collezione del Chigi nel suo luogo originario e avere piena comprensione di quanto sia stata fonte d’ispirazione per lo stile classico di Raffaello e della sua scuola, di Peruzzi, di Sebastiano del Piombo e del Sodoma, contribuendo allo sviluppo del pieno Rinascimento.