I Bassano. Storia di una famiglia di pittori

Una mostra narrata da Melania Mazzucco

I Dal Ponte, o Da Ponte, conosciuti anche con il nome di “Bassano”, erano un’importante famiglia di pittori provenienti da un ameno paesino dell’entroterra veneto bagnato dal fiume Brenta

Il Museo Civico di Bassano del Grappa, che custodisce il più ampio catalogo di questa dinastia di pittori, ha proposto un'originale mostra in occasione del temporaneo disallestimento degli spazi espositivi e in particolare, dei suoi saloni monumentali che, “da sempre”, offrivano la vista delle preziose opere.

Dover presentare, per un periodo limitato di tempo, quei dipinti così importanti, gravidi dell’emblema del genio locale, in uno spazio diverso, offre la possibilità di una sperimentazione: tentare di gettare su di loro uno sguardo differente, più ravvicinato, intimo, perché no, trasversale …
Barbara Guidi, Direttrice del Museo

E chi meglio della scrittrice Melania Mazzucco poteva proporre parole più intime e trasversali alla storia dell’arte per raccontare con la grazia e il vigore che caratterizzano la sua penna, “I Bassano. Storia di una famiglia di pittori”?
Tra le più talentuose e sensibili autrici del panorama italiano contemporaneo, con una felice inclinazione al romanzo biografico di ambito artistico (Tintoretto, Tiepolo, Plautilla Bricci), nell’occasione Mazzucco ha regalato pagine di straordinaria intensità, capitoli dove tratteggia e “dipinge” vividi ritratti di una dinastia, un vero e proprio “libro d’autore”, edito dagli stessi Musei Civici in copie limitate.
Dunque, nessun pannello storico artistico, nessuna didascalia va oltre l’essenzialità espositiva delle meravigliose quaranta tele in mostra dei Bassano. 

Nel raccontare la storia di questa famiglia di artisti artigiani, Mazzucco ci fa entrare nel loro universo, collocandoci nella dimensione spazio-temporale di Terraferma tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Seicento, in quello scampolo di paesaggio adagiato lungo il corso del fiume Brenta, ai piedi del Monte Grappa, che avrebbe sempre risuonato nelle opere dei suoi pittori prediletti
Barbara Guidi

Mazzucco narra magistralmente! Con rigore filologico e mai pedante, senza allontanarsi dal documento, pittorico o cartaceo, la scrittrice fa emergere l’umile famiglia di “pellizzari” originaria dell’Altopiano di Asiago, la cui reputazione per l’altissima qualità pittorica avrebbe poi legato la propria storia alla città di Bassano prima, e al mondo poi.
La parola di Mazzucco penetra nel clima dell’epoca e restituisce allo spettatore, di opera in opera, gli occhi e gli stati d’animo dell’artista. 
Le tele in mostra sono state contestualizzate anche da oggetti del tempo e documenti preziosi, sull’onda emotiva del libro della scrittrice: il Libro dei conti della bottega, il quaderno di esercizi alchemici di Francesco il Vecchio, l’erbario del Cinquecento che dialoga con le piante dipinte da Jacopo nella “Fuga in Egitto”, la preziosa Croce astile del Filarete, capolavoro dell’oreficeria sacra del Quattrocento e tanti altri ancora. 

Con fare da regista, la scrittrice guida il nostro sguardo, facendoci entrare e uscire dalle opere e consegnandoci una tessitura di passaggi pittoricamente descrittivi che, lentamente e progressivamente, ci permettono di mettere a fuoco le diverse personalità degli autori che le hanno realizzate
Barbara Guidi

Il piccolo borgo della provincia veneta del Cinquecento, non è la Roma di Bernini e Caravaggio, bensì Bassano dove si svolgono le vicende di una famiglia di pittori dall’esistenza periferica, rimasti in buona parte e volutamente ai margini dei circuiti della grande arte, maestri di una pittura fatta di cose semplici e quotidiane, per nulla altisonanti.

La mostra-racconto propone l’epopea di una bottega che ha visto al lavoro ben cinque generazioni di pittori riuniti attorno a un genio di Jacopo Bassano, grande come Tiziano anche nello sperimentare la pittura oltre i propri limiti, fino all’ultimo giorno di vita

Dopo la morte, infatti, col passare degli anni, nella famiglia si esauriva la linfa e la forza vitale di questo protagonista del Rinascimento veneto definito da Roberto Longhi, il “misterioso re contadino”.
L’epopea dei Bassano ebbe inizio nel 1464, con la discesa dall’Altopiano di Asiago verso Bassano, di Jacopo di Berto, conciatore di Gallio. 
Giunto sulle rive del Brenta, Jacopo trovava dimora in Contra’ del Ponte da cui deriverà il futuro cognome della celebre famiglia di pittori. Il figlio Francesco, poi detto il Vecchio perché primo pittore della dinastia, cominciò ad avventurarsi nel mondo dell’arte. 
Alchimista dilettante, cartografo e decoratore più che grande artista, Francesco ha dato vita a creazioni d’arte sacra assecondando le richieste del mercato locale e avviando un’eterogenea e attivissima bottega.
Qui collaborano i figli di Francesco il Vecchio, Giambattista e Jacopo, giovane precoce di immenso talento che, con il suo pennello, avrebbe scritto pagine indelebili della storia dell’arte e della pittura italiana e non solo. 

Genio mite e riservato, si deve a Jacopo Bassano il cambio di passo: quella che sino ad allora era soprattutto una produzione artigianale con valenze decorative, prende la vera strada dell’arte

Sulle orme di Jacopo, anche i suoi figli coltivano con successo l’arte pittorica trasmessa amorevolmente con sapienza e poesia dal padre: il talentuoso e melanconico Francesco il Giovane, Giambattista e poi i diligenti Leandro e Gerolamo, fino al nipote Jacopo Apollonio che disegnava di nascosto. 
I loro dipinti, ammantati da un ineffabile “mistero del quotidiano”, conquistarono il mercato internazionale: grandi quadri di devozione sacra destinati alle chiese, ma anche ritratti, commoventi notturni e intense pastorali che, dalla piccola Bassano, giunsero ad arricchire le grandi collezioni reali: da quella di Rodolfo II a Praga, alla Madrid di Filippo II, giungendo fino alle Americhe.

La storia si conclude quando Jacopo Apollonio, formato sotto la guida dello zio Leandro, realizza le ultime repliche prodotte su disegni e modelli del nonno Jacopo, ricevuti in eredità 

La storia dei Bassano, una vera e propria epopea per immagini iniziata sul finire del Quattrocento, esce così di scena dopo oltre un secolo di grandissima fortuna.
Ad impreziosire ulteriormente la mostra, giunge a Bassano del Grappa in prestito da Londra, dopo cinque anni, un ospite illustre: il “Ritratto di uomo in armi” di Jacopo (Galleria Robilant+Voena). 

Il capolavoro, appartenente alla fase più originale, dinamica e sperimentale della maniera di Jacopo, esplora il genere ritrattistico poco praticato dal maestro veneto

Sebbene le fonti menzionino una sua non marginale attività del genere, pochissimi sono i ritratti di Jacopo individuati con certezza dalla critica, oggi dispersi tra importanti raccolte pubbliche d’Europa e d’America da Kassel a Budapest, da Palazzo Rosso a Genova fino al Getty Museum di Los Angelés.
Insieme al preziosissimo e piccolo “Ritratto del Doge Sebastiano Venier”, dipinto ad olio su rame (Museo Civico, Bassano del Grappa), il “Ritratto di uomo in armi” segna un momento fondamentale per lo studio dell’intera opera del pittore bassanese. Infatti, dopo essere stato a lungo ascritto alla mano di pittori suoi contemporanei quali Veronese e Pordenone, solo recentemente è stato ricondotto al catalogo di Jacopo Bassano grazie alla felice intuizione di Bernard Aikema, accolta dai massimi studiosi di pittura veneta del Cinquecento e in particolare dell’artista bassanese (Vittoria Romani, Beverly Louise Brown).
“Ritratto di uomo in armi” contraddistinto da una nota sentimentale, s’impone con un particolare impianto compositivo, caratterizzato da una certa maestosità della figura, da continui cambi di direzione e da accenni di movimento suggeriti dall’aggraziata torsione tra testa e busto, nonché, da un particolare uso della luce fatto di raggi incidenti e baluginanti riflessi che esaltano le superfici metalliche.

APPROFONDIMENTO
I Bassano. Storia di una Famiglia di pittori
Museo Civico di Bassano del Grappa
3 dicembre 2022 – 2 maggio 2023


FOTO DI COPERTINA 
Jacopo Bassano, dettaglio di Ritratto di uomo in arti, 1560 c., olio su tela, Courtesy Robilant Voena, Londra