Boccioni. Prima del futurismo

Paesaggi, ritratti, figure femminili: una mostra ripercorre i linguaggi sperimentali della formazione

Boccioni. Prima del futurismo, l'ampia rassegna proposta dalla Fondazione Magnani Rocca (Mamiano di Traversetolo, Parma, a cura di Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi, Stefano Roffi), si sofferma sulla figura del giovane Boccioni e sugli anni della formazione affrontando i diversi momenti della sua attività, dalla primissima esperienza a Roma, a partire dal 1899, sino agli esiti pittorici immediatamente precedenti l’elaborazione del Manifesto dei pittori futuristi nella primavera del 1910.

Un decennio cruciale in cui Boccioni sperimenta tecniche e stili alla ricerca di un linguaggio originale e attento agli stimoli delle nascenti avanguardie. Lo studio delle fonti, a iniziare dai diari e dalla corrispondenza di Boccioni entro il 1910, e le recenti e approfondite indagini hanno portato nuovi elementi utili alla conoscenza di questa fase della sua attività.

Umberto Boccioni, Campagna romana o Meriggio, 1903, olio su tela. MASI di Lugano

L'esposizione intende non solo documentare il carattere eterogeneo della produzione boccioniana, ma soprattutto ricostruire i contesti artistici nei quali l’artista operava. Quasi duecento le opere esposte, capolavori assoluti di Boccioni accostati di volta in volta alle opere di artisti come Giovanni Segantini, Giacomo Balla, Gino Severini, Roberto Basilici, Gaetano Previati, Mario Sironi, Carlo Carrà, Giovanni Sottocornola, per spiegare e illustrare le ascendenze e i rapporti visuali e culturali che costruirono e definirono la personalità artistica di Boccioni. 

La mostra è suddivisa in tre sezioni geografiche legate alle tre città che hanno rappresentato punti di riferimento formativi per l’artista: Roma, Venezia e Milano.
Partendo dalla prima tappa che ha segnato indelebilmente l’evoluzione artistica di Boccioni, si dedica attenzione agli anni del soggiorno romano, quando Giacomo Balla aveva introdotto il giovane Boccioni alla nuova tecnica del divisionismo “senza tuttavia insegnarcene le regole fondamentali e scientifiche” come ricordava nelle memorie il compagno Gino Severini. La vivacità e complessità del contesto romano è restituita grazie alla presenza in mostra di opere che ricostruiscono visivamente la cultura sperimentale di quegli anni che costituì la base essenziale della formazione boccioniana in una articolata stratificazione di stimoli artistici e intellettuali attorno alle personalità di Sartorio, Balla, Prini e dei più giovani coetanei di Boccioni, da Ferenzona a Sironi.
In mostra, si documenta anche la produzione “commerciale” di Boccioni affiancandola ai modelli ai quali si rivolgeva l’artista per la realizzazione dei propri lavori. 

Il periodo romano non segnò solo il progressivo avvicinamento dell’artista alla pittura, ma anche a quello dell’illustrazione commerciale – la réclame – che rappresentava come prodotto artistico, una perfetta e “straordinaria espressione moderna”.
 

 Umberto Boccioni, Ritratto della sorella, 1904, olio su tela. Venezia, Ca' Pesaro

Il secondo approdo della formazione boccioniana è rappresentato dai soggiorni padovani e dal soggiorno veneziano che coincide con la Biennale del 1907. Questa sezione intende mettere a fuoco tanto il progredire della pittura di Boccioni, quanto la posizione estetica dell’artista rispetto a ciò che ha modo di osservare e conoscere a Venezia. Trovano posto in questa sezione alcune delle più importanti opere eseguite a Padova prima e dopo il soggiorno parigino del 1906. Una selezione di dipinti di pittori veneziani fa da controcanto ai commenti espressi nella visita alla Biennale che criticano i pittori del “vero”, orientando l’attenzione piuttosto verso il simbolismo notturno della cerchia di Marius Pictor.  Un'importante testimonianza che permette di comprendere le inclinazioni e le predilezioni estetiche dell'artsta.

Boccioni deplora verismo e sentimentalismo mentre aspira a un’arte che rechi “un’impronta nobilissima di aspirazione a una bellezza ideale” come scrisse commentando la Sala dell’arte del Sogno alla Biennale di Venezia del 1907.

Riguarda il periodo veneziano il focus presente nella mostra relativo all’avvicinamento dell’artista al mondo dell’incisione, sotto la guida di Alessandro Zezzos. In tale sezione vengono infatti esposte opere grafiche di Boccioni che permettono di ricostruire lo sviluppo della sua attività incisoria nel periodo veneziano e successivamente milanese; per la prima volta vengono presentate le lastre metalliche incise da Boccioni, recentemente ritrovate.

Il terzo momento fondamentale della formazione boccioniana è rappresentato dall’arrivo a Milano. L’importanza del confronto con il capoluogo lombardo è suggerita nella mostra dall’accostamento delle opere di Boccioni a quelle degli artisti maggiormente influenti nella Milano di inizio secolo, in particolare dei maestri storici del divisionismo locale, da Longoni a Sottocornola e Morbelli, da Segantini a Previati, cercando di mettere in evidenza il posizionamento dell’artista nei confronti dell’eredità di questa cultura all’interno di una più articolata e complessa frangia sperimentale che rielaborava e rivitalizzava le conquiste tecniche e culturali degli anni Novanta tra divisione cromatica e tensioni simbolico-ideali.
Nel ricostruire il percorso, centrato attorno al superamento della posizione naturalista di partenza, si presenta in mostra una selezione di opere che, spaziando dall’illustrazione al disegno sino alla pittura, ripercorre attraverso dei nuclei tematici – dal paesaggio alle composizioni simboliche passando per le variazioni compositive sui ritratti e le figure femminili – la definizione di una impronta personale che rispecchia la tensione verso l’Idea manifestata da Boccioni nei suoi scritti giovanili.


Boccioni. Prima del Futurismo
Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo (Parma)
dal 9 settembre al 10 dicembre 2023

Foto di copertina
Umberto Boccioni, Ritratto di giovane donna, 1907-1908, pastello su tela. Collezione privata