Otto Preminger

Un'intervista realizzata a New York nel 1967

Il pubblico più adulto certamente lo ricorda per la sua magistrale interpretazione del comandante Von Scherbach nel film di Billy Wilder Stalag 17 (1953) o anche perché diresse, sul set de La magnifica preda (1954), una inconsueta, quasi materna Marilyn Monroe. 
In realtà Otto Preminger, origini austriache, emigrato negli Stati Uniti nel 1935, è stato soprattutto un grande produttore e un regista innovativo che non amava sottomettersi ai canoni del cinema classico imposti dalle miliardarie industrie filmiche hollywoodiane. Come molti colleghi europei, da Billy Wilder a Ernst Lubitsch, approdati come lui nella mecca del cinema statunitense, con una buona dose di cinismo e determinazione teutonica, portò nella fabbrica dei sogni d’oltre oceano, originalità e innovazione.
Per la 20th Century Fox Film Corporation, realizzò, prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale, splendide pellicole come il noir Laura, tratto dal romanzo di Vera Caspary, giocato sull’ambiguità e sul tema del doppio (5 nomination all’Oscar). In quegli anni riuscì ad imporre alla Fox un gruppo di lavoro fisso, tra cui gli attori Dana Andrews, Gene Tierney e Linda Darnell, il direttore della fotografia Joseph La Shelle, lo scenografo Lyle R. Wheeler, il compositore David Raksin, il montatore Louis R. Loeffler, gli sceneggiatori Ring Lardner Jr prima e Ben Hecht poi. Con loro girò, tra gli altri, Sui marciapiedi nel 1950, Un angelo è caduto nel 1945, La penna rossa nel 1951, Seduzione mortale nel 1953.
Ma Preminger voleva fare le cose a modo suo, senza interferenze. Così nel 1953 riuscì a creare una società di produzione tutta sua, la Carlyle Productions. E’ questo il periodo più produttivo della sua lunga carriera: la commedia La vergine sotto il tetto (1953), il western La magnifica preda (1954), L’uomo dal braccio d’oro (1955) con Frank Sinatra e Kim Novak in cui affronta il delicato tema della tossicodipendenza, Corte marziale (1955) con Gary Couper, Bonjour Tristesse (1958) dal primo romanzo di Francoise Sagan, solo per citare i titoli più famosi.
Negli anni ’60 trova la sua vena migliore affrontando tematiche scottanti e di forte impegno politico. Da Exodus del 1960, con Paul Newman, sulla nascita dello Stato di Israele a Tempesta su Washington del 1962, una dura critica al mondo della politica. E poi Il cardinale del 1963 che gli valse la nomination all’Oscar, fino a E venne la notte del 1967, sul razzismo negli Stati del Sud.

In questa intervista, realizzata dalla Rai a New York nel 1967, parla soprattutto della sua attività di produttore indipendente.

Non ho un sistema o un piano particolare. Mi accade semplicemente di trovarmi coinvolto in questo o quel tipo di storia. Essendo un produttore indipendente, ho ampia facoltà di scelta ma ne porto anche la responsabilità. Di solito scelgo delle storie che mi interessano per la loro attualità: penso infatti che portate sullo schermo possano interessare anche il pubblico

Grande versatilità, capacità di valorizzare gli attori con cui lavorava e di costruire narrazioni intense ed emozionanti, i film di Preminger possono essere riusciti più o meno bene, ma risultano sempre impeccabilmente realizzati. Morì a 81 anni. Di se stesso parla nell’autobiografia Preminger: an autobiography, pubblicata nel 1977.