John Belushi, l'album dei ricordi

A 40 anni dalla scomparsa

Nel 2019 avrebbe compiuto 70 anni John Belushi, se non avesse amato gli eccessi. Attore comico e cantante, di origini albanesi ma nato negli Stati Uniti, a Chicago, il 24 gennaio del 1949. Morto nel bungalow numero 3 dell’Hotel Chateau Marmont a San Francisco il 5 marzo del 1982, a soli 33 anni, per abuso di alcol e droga. 

Scervellato, sferico attore comico, noto per le sue imitazioni al Saturday Night Live, trovato senza vita in un bungalow a Hollywood

Il trafiletto sul New York Times dava così la notizia della morte del comedian. Poche parole, come se Belushi e la sua irresistibile vena satirica si riducessero a quello. Anche la stampa, come i boss della Paramount Picture, il suo manager, persino il pubblico che lo aveva adorato, gli avessero voltato le spalle. Colpa dei flop dei suoi ultimi film? Del fatto che si era lasciato andare alla depressione, agli abusi, ad una vita trasandata? 

Vita breve e breve carriera che si può riassumere in cinque titoli di cui due memorabili tanto da essere entrati a pieno diritto nella storia del cinema americano: il college movies Animal House del 1978 e il musical demenziale The Blues Brothers del 1980. Entrambi diretti dal John Landis. Gli altri tre film – 1941, allarme a Hollywood (1979 di Steven Spielberg); Chiamami aquila (1981 di Michael Apted) e I vicini di casa (1981 di John Avildsen) lo vedono già sulla strada del declino, fisico e psicologico. 

I miei personaggi dicono che va bene essere incasinati. La gente non deve necessariamente essere perfetta. Non deve essere intelligentissima. Non deve seguire le regole. Può divertirsi. La maggior parte dei film di oggi fa sentire la gente inadeguata. Io no
John Belushi