I Latini, una popolazione che ha sempre destato particolare attenzione negli storici antichi per i suoi rapporti con Roma. Fanno parte della prima ondata migratoria in Italia delle popolazioni indoeuropee avvenuta tra il 3000 e il 2500 a.C., sono i primi a popolare il Lazio, dove costituiscono diverse comunità autonome stanziate in una zona denominata come “Latium vetus” che si estende dal basso Tevere a Nord fino a Terracina e al promontorio del Circeo a Sud. Secondo antiche tradizioni il nome originale della popolazione è Aborigeni, il nome Latini deriverebbe dall'antico re Latino, le cui testimonianze sono solo di carattere leggendario. Le varie comunità si uniscono tra il VII e il VI secolo a.C. in leghe politico-religiose, con usanze, lingua, pratiche religiose, risorse economiche ed eserciti in comune. La Lega più importante è quella stretta intorno al culto di Giove Laziale nel santuario di Monte Cavo, sui Colli Albani, che raccoglie al suo interno ben 47 comunità sotto la supremazia di Alba Longa, tra cui si possono citare Antium, Ardea, Aricia, Laurentum, Praeneste, Tibur, Tusculum e Velitris. Con la crescita esponenziale di Roma saranno proprio i Latini a farne le spese. Nel V secolo a.C. i Romani costringono i Latini a stringere un’alleanza che segna però il declino di quest’ultimi che vengono lentamente assorbiti da Roma.
Il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia nella sede di Villa Poniatowski conserva i reperti provenienti dal Latium Vetus ed è il primo luogo che custodisce le vestigia di questa importante civiltà. L'antica Gabi, Osteria dell'Osa, i santuari dei Colli Albani, Diana, Tivoli, Satricum, Palestrina. sono solo alcuni dei luoghi da cui provengono le tante migliaia di reperti distribuiti in dieci sale del museo.
Con la guida del direttore Valentino Nizzo, ripercorriamo la storia di questa antica popolazione.