Christian Greco, direttore del Museo Egizio con passione

Alla guida del più antico museo al mondo dedicato alla cultura egizia

Con l’Egitto si è creato quel cordone ombelicale che quasi mi tiene in vita, in maniera molto irrazionale. Non so perché, ogni volta che arrivo al Cairo, in genere con il volo di notte, scendo dall’aereo mi sento a casa e ho bisogno proprio fra l’altro di questo contatto fisico con questo paese meraviglioso.      
Christian Greco, direttore del Museo Egizio Torino

Christian Greco, appassionato fin da bambino dell’Egitto, è alla guida del più antico museo al mondo dedicato alla cultura egizia, che per valore e per numero di reperti è considerato il più importante dopo quello del Cairo. Nominato direttore del Museo Egizio di Torino nel 2014 a 38 anni, è riuscito a incrementare notevolmente il numero di visitatori  dal suo arrivo. Nel 2017 circa 850.000 persone si sono recate alla scoperta della cultura dell’antico Egitto nel Museo fondato nel 1824, quasi duecento anni fa. Qual è il suo percorso professionale e personale che lo ha portato a un tale successo? In quest’intervista racconta  dell’esperienza pluriennale all’estero che lo ha formato: il soggiorno in Olanda con l’Erasmus, che era previsto dovesse durare sette mesi, si è invece prolungato per diciassette anni,  interrotto solo  da campagne di scavo e viaggi in Egitto.
Durante gli studi in Olanda per mantenersi Greco fa ogni tipo di lavoro; dal portiere di notte in un albergo, alle pulizie nella biblioteca della sua facoltà, dall’insegnante di italiano all’Università di Leiden alla guida per gruppi al Museo Nazionale delle antichità sempre a  Leiden, tutte esperienze che ricorda come abbiano arricchito in vario modo la sua personalità e contribuito ad affrontare la vita professionale. Ama citare Philippe de Montebello, storico direttore del Metropolitan Museum di New York: “Nessun museo può avere l'arroganza di pensare di esistere per diritto divino”, una frase che Greco ricorda nella gestione quotidiana del museo:  alimentata da una ricerca continua di occasioni di studio e divulgazione (ogni anno ottanta stagisti, studenti di egittologia, arrivano da tutti paesi del mondo  per integrare i loro studi universitari con un’esperienza di museografia), ma anche dal tentativo di avvicinare al museo chi non  ha modo di raggiungerlo fisicamente. Christian Greco infatti ha stabilito a un dialogo con le istituzioni, per portare attraverso corsi e conferenze il Museo Egizio in carceri, ospedali e case di riposo. Queste iniziative hanno prodotto risultati molto incoraggianti, come nel caso dei detenuti che hanno “materializzato” la cultura dell’antico Egitto, riproducendo oggetti o papiri, che vengono poi utilizzati come strumenti didattici in ospedali pediatrici o nelle case di riposo.

Attento ai cambiamenti di una società globale, Greco ha messo in atto campagne di comunicazione proprio rivolte all’integrazione culturale; quella avviata nell’autunno 2017, ha avuto un forte impatto mediatico con il claim “Fortunato chi parla l’arabo”, che offriva un ingresso ridotto (due al prezzo di uno) ai visitatori di lingua araba. Un’idea originale per integrare il processo di inclusione sociale, attraverso la cultura e la conoscenza, in una città e provincia dove vivono 4700 egiziani.

Greco organizza inoltre una volta al mese le passeggiate del direttore, delle visite guidate al Museo Egizio con un gruppo di 30 persone (ci si iscrive online), illustrando ogni volta una tematica diversa attraverso le opere dell’immensa collezione composta da 40.000 pezzi, infondendo al pubblico la sua passione per la storia dell’Egitto.