Paesaggisti del nord Europa d'après nature

Terza parte

Con la mostra Un paese incantato. Italia dipinta da Thomas Jones a Corot (Grand Palais, Parigi; Palazzo Te, Mantova; 2001), la curatrice Anna Ottani Cavina, asseriva con efficacia, attraverso una vagliata serie di 190 opere, che gli studi d'après nature iniziavano a fine Settecento proprio in Italia. Dal 1780, dal pieno affermarsi della stagione Neoclassica, quando il Grand tour italiano significava tuffarsi a capofitto nell'antichità di Roma, Ercolano, Pompei, Paestum, Segesta, fino al 1830, epoca di afflati romantici, gli artisti viaggiatori catturati dal sentimento per la luce mediterranea che avvolgeva questi paesaggi di memoria classica, iniziavano una  sperimentazione tecnica e formale che porterà a un nuovo linguaggio di sintesi ed immediatezza.  Dopo il Rinascimento di Raffaello, per l'ultima volta l'Italia offriva a questi moderni viandanti, per lo più francesi, inglesi e del nord Europa, il panorama necessario per la svolta epocale che, cinquant'anni dopo, porterà alla nascita della pittura impressionista en plein air.
Il filmato proposto, estratto dal documentario girato per l'occasione da Nino Criscenti, presenta gli artisti del nord Europa in Italia, nel racconto di Anna Ottani Cavina. 

Chiudi il tuo occhio fisico, al fine di vedere il tuo quadro con l’occhio dello spirito. Poi dai alla luce ciò che hai visto durante la notte, affinché la tua visione agisca su altri esseri dall’esterno verso l’interno
Caspar David Friedrich

Con queste parole, il paesaggista romantico tedesco Caspar David Friedrich (1774–1840), incitava l'artista a trovare la fonte dei maestosi scenari infiniti e un po' cupi, nel profondo dell'anima. Il paesaggio dell'anima caratterizza la tradizione nordica ottocentesca, fortemente ispirata dalla cultura dello Sturm und Drang, movimento sorto in Germania nella seconda metà del Settecento, che vedrà nei primi anni del nuovo secolo larga diffusione. Tuttavia, gli artisti tedeschi, danesi, svedesi, belgi e scandinavi, che scendevano in Italia per il Grand tour, diretti soprattutto al sud, scoprivano nella patria della classicità la luce mediterranea di paesaggi solari, catturati in piccoli bozzetti d'après nature con toni per lo più intimi e sentimentali, ma in nessun caso drammatici alla maniera del genio solitario di Friedrich.


Gustav Palm, Villa Borghese, 15 luglio 1846, olio su carta, 30x40cm 

Lo svedese Gustav Palm (1810–1890), uno degli ultimi paesaggisti che scende a Roma solo nel 1840, non rinuncia allo studio di una Villa Borghese solare, con pini marittimi e cipressi, catturata di getto in un piccolo olio su carta. 

Questi artisti stringono rapporti fra loro, mangiano alla stessa osteria, si ritrovano sui luoghi e scambiano opinioni nella mescolanza di temperamenti, stili e nazionalità


Franz Ludwig Catel, Balcone a Napoli, 1824, dettaglio, olio su carta montato su tela, 46,8x33,5cm 

Alcuni di loro non faranno più ritorno; è il caso di Franz Ludwig Catel (1778–1856), berlinese, stabilito a Roma nel 1811 e documentato negli archivi come Francesco Catelli, sepolto a Santa Maria del Popolo. Catel, arriva in Italia con fama di illustratore già consolidata in patria, aveva disegnato per pubblicazioni importanti di Goethe, aveva dipinto nel castello di Carlo Augusto di Sassonia a Weimar ed era stato accolto con un quadro di storia a membro ordinario dell'Accademia d'Arte di Berlino. A Roma, entra immediatamente nella vita culturale e mondana, accresce successo e notorietà grazie a doti versatili tipiche dell'artista illuminista, capace di assecondare toni sentimentali e preromantici, mai del tutto scevri da ricorrenze classiche. Qui infatti, Catel frequenta i Nazareni, pittori romantici tedeschi e nello stesso tempo, collabora con lo scultore neoclassico Thorvaldsen. Nel 1812, compie il primo viaggio verso sud, presto fonte di ispirazione primaria. Visita Pompei e il Teatro greco di Taormina, testimoniando il cammino con disegni e una produzione di vedute molto ambite da una clientela di altissimo livello che gli garantisce agiatezza economica. Un benessere visibile in Balcone a Napoli (1824), quadro finito di un interno borghese dove spicca l'effetto di una luce solare studiata d'après nature. Peculiare di Catel, l'inquadratura composta dentro motivi naturali e architettonici, in questo caso, la finestra che diventa pretesto per un  controluce tra il primo piano oscuro e il chiarore del paesaggio esterno. Esaltante, l'aneddoto quotidiano del cane al balcone che guarda la strada. 


Christian Dahl, Eruzione del Vesuvio, 1821

Nel 1820, Catel aveva incontrato il pittore norvegese Christian Dahl (1788–1857), con il quale condivide gli studi all'aperto nel golfo di Napoli e ne subisce l’influenza romantica. Dahl infatti, a Dresda aveva conosciuto Friedrich, diventandone un intimo amico, malgrado i quattordici anni di differenza fra i due. Friedrich, già affermato, trovò nel giovane il compagno ideale per lunghi viaggi dentro le selvaggie foreste del nord. Stimolato dal genio romantico, Dahl assorbe la potente e sottile tensione tra natura e umano, un sentimento che porta con sé in Italia e in particolare, nel soggiorno partenopeo che dura circa un anno (1820-'21), quando scappa in preda a nostalgia per la giovane moglie. Nel sud, Dahl affranca lo studio sul colore e gli effetti luminosi girando per  Pozzuoli, Castellammare, Pompei, Posillipo e Capri, esperienze rilevanti ed esaltanti come quella che lo vede accorrere per lo spettacolo naturale dell'eruzione del Vesuvio, tra i primi a risalire le pendici e sfidare da vicino il grande cratere.


Thomas Fearnley, Terrazza con quercia a Sorrento, 1834, olio su tela, 39,5x54cm.

Allievo di Dahl, anche il norvegese Thomas Fearnley (1802–1842) si avvicinò all'arte di Friedrich prima di arrivare in Italia (1833-'35). In Terrazza con quercia a Sorrento, restituisce una luce sbiancata evocante le atmosfere boreali del nord. La piccola tela, una composizione raffinatissima e finemente colorata, mostra il talento di un paesaggista già romantico che di li a poco, in Inghilterra, conosce Turner e Constable.

In questo paese non si può che dipingere il paesaggio
Christoffer Wilhelm Eckersberg

Sono paesaggi silenziosi, meditativi e di tradizione nordica, quadri molto pensati quelli dei danesi Christoffer Wilhelm Eckersberg (1783-1853) e Carl Christian Hansen, (1804-1880). Eckersberg, a Roma nel 1813, grande amico dello scultore Thorvaldsen, si era formano nell'atelier parigino di David, nei ritratti guardava con ammirazione ad Ingres, ma nelle vedute di paesaggio romane, costruiva racconti sintetici di precisa consapevolezza del luogo, in una quotidianità mai aneddotica. In La Fontana dell'Acqua Acetosa (1814), ombre e oggetti sono composti in punta di pennello dentro una struttura geometrica saldissima, di grande potenza visiva. 


Carl Christian Hansen, L'Arco di Tito a Roma, 1939, olio su carta montato su tela

Hansen, formato in architettura all'Accademia di Copenaghen (1825-33), quando giunge a Roma (1835-'43), è attratto soprattutto da vedute di edifici storici e antichità romane. Villa Albani, il Tempio di Vesta, l'Arco di Tito, sono restituiti con un senso preciso della luce chiara che evidenzia forme misurate e mai inquadrate frontalmente.

Rai Web Cultura ringrazia Land Comunicazioni per la gentile cessione del filmato