Luigi Valadier. Un protodesign neoclassico

La passione archeologica dell'Urbe

Il cuore del Settecento, dagli anni ’40 al ’90, è una stagione di profondi mutamenti culturali e stilistici che prendono avvio da Roma. Centro propulsore per eccellenza del nuovo gusto forgiato dal sentimento per l'antico, nell'Urbe la passione archeologica dà impulso ad un complesso ed esteso processo produttivo che investe realtà diverse. E' il momento in cui vengono aperte al pubblico le prime collezioni di antichitità, in Campidoglio i Musei capitolini (1734), in Vaticano il Museo Pio Clementino (1771) mentre fioriscono numerose botteghe e manifatture da cui lo stile classico, reinterpretato attraverso un vastissimo repertorio di oggetti di lusso destinati a comittenti italiani e stranieri, si diffonde in tutta Europa.

Uno dei protagonisti assoluti di questa età di transizione dal tardo barocco al Neoclassicimo è Luigi Valadier (Roma 1726-Roma 1785), disegnatore, scultore, orafo di fiducia di diversi pontefici.

La bottega romana di via del Babuino, rilevata nel 1759 dal padre Andrea, divenne uno dei luoghi più visitati da reali, diplomatici, collezionisti, antiquari, tappa obbligata dei facoltosi visitatori del Grand Tour.

Vi si lavoravano l'argento, l'oro, il bronzo, il marmo, le pietre preziose per realizzare gioielli, arredi sacri e fastosi elementi d'arredo, come i dessert, scenografiche composizioni da tavola. Il genio di Luigi Valadier si riversò anche nella produzione di copie seriali dalla statuaria antica, simbolo di grandezza, nobiltà ed etica, un vero e proprio monito morale dell'antico.

L'artista realizza numerose repliche in bronzo di statue classiche, a volte delle stesse dimensioni dell'originale, a volte in dimensioni ridotte, come la Venere Callipigia, un bronzo che riproduce un marmo del I secolo a.C. rinvenuto presso la Domus Aurea, che l'artista eseguì per Madame du Barry.

Altra scultura  esemplare è Artemide Efesia in alabastro giallo, già appartenente alla collezione Farnese, ma poi trasportata a Napoli nel 1786 per formare il nucleo di antichità del real Museo Borbonico. 
Legame di committenza privilegiato fu quello che Valadier seppe intessere con i Borghese, prima con Camillo, principe Borghese, e poi con il figlio Marcantonio IV, per il quale l'artista  lavorò fino alla sua tragica scomparsa nel 1785, quando si suicidò per tracollo economico.

La Galleria Borghese, che conserva numerose testimonianze dei capolavori realizzati da Valadier, tra le quali la scultura in bronzo e marmo Erma di Bacco, ha celebrato l'artista con la monografica Valadier. Splendore nella Roma del Settecento (ottobre 2019-febbraio 2020).

Rai Web Cultura ringrazia
Ministero per i Beni e le attività Culturali e per il Turismo, Galleria Borghese, Roma