La lingua di Dante
L'Accademia della Crusca per il settecentenario di Dante Alighieri
Tra le iniziative dell'Accademia della Crusca per celebrare il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri (1321), il progetto formativo Le parole di Dante (2021) si rivolge prevalentemente agli insegnanti della Scuola secondaria di 1° e 2° grado, ma è aperto a tutti gli interessati e gli amanti dell'opera del Sommo Poeta. Il periodo di svolgimento è gennaio-maggio 2021 e prevede due momenti: una serie di cinque lezioni videoregistrate e specifiche proposte didattiche legate ai temi affrontati.
Il progetto nasce con precisi obiettivi: sperimentare un avvicinamento degli studenti più giovani alle opere di Dante; fornire una maggiore consapevolezza della storia linguistica analizzando stabilità e cambiamenti semantici di alcune tra le parole utilizzate da Dante; favorire una più ampia conoscenza del lessico attraverso la riflessione sulla terminologia settoriale delle opere dantesche ancora viva oggi e strutturare percorsi didattici utili per gli insegnanti.
Solo in pochi casi gli studenti delle scuole di 1° e 2° grado affrontano una riflessione sulle parole di Dante, spesso per un’erronea valutazione sull’interesse che una lingua così antica potrebbe suscitare tra lettori molto giovani. Poca attenzione si pone alla vitalità che il lessico dantesco ha mantenuto lungo i secoli, giungendo, a volte intatto, a volte mutato nell’uso, nel nostro vocabolario di base.
In questo Percorso, Rai Scuola raccoglie i 5 interventi videoregistrati partendo con una lezione che presenta Dante come il primo autore di una riflessione sulla lingua, per arrivare a illustrare il rapporto dell’Accademia della Crusca con il poeta. Inoltre i temi affrontati nelle attività didattiche sono: il plurilinguismo (lessico e varietà di registro, latinismi e grecismi, francesismi e provenzalismi, germanismi, arabismi), le parole ancora in uso (parole che hanno cambiato o hanno lo stesso significato, parole usate per la prima volta da Dante e ancora in uso), i modi di dire (che ovviamente non sono stati concepiti da Dante come tali, ma che, con il passare del tempo, sono diventati componenti stabili della nostra fraseologia), le famiglie di parole (occasione anche per ripensare al significato stesso di famiglia di parole, imperniandola su due cardini, il capostipite e la discendenza), le parole della scienza (con l’intento di porre particolare attenzione a tecnicismi che ancor oggi appartengono ad ambiti specialistici e che nel tempo hanno modificato i loro confini semantici).
Vai al contenuto su RAI SCUOLA: Le parole di Dante
Il progetto nasce con precisi obiettivi: sperimentare un avvicinamento degli studenti più giovani alle opere di Dante; fornire una maggiore consapevolezza della storia linguistica analizzando stabilità e cambiamenti semantici di alcune tra le parole utilizzate da Dante; favorire una più ampia conoscenza del lessico attraverso la riflessione sulla terminologia settoriale delle opere dantesche ancora viva oggi e strutturare percorsi didattici utili per gli insegnanti.
Solo in pochi casi gli studenti delle scuole di 1° e 2° grado affrontano una riflessione sulle parole di Dante, spesso per un’erronea valutazione sull’interesse che una lingua così antica potrebbe suscitare tra lettori molto giovani. Poca attenzione si pone alla vitalità che il lessico dantesco ha mantenuto lungo i secoli, giungendo, a volte intatto, a volte mutato nell’uso, nel nostro vocabolario di base.
In questo Percorso, Rai Scuola raccoglie i 5 interventi videoregistrati partendo con una lezione che presenta Dante come il primo autore di una riflessione sulla lingua, per arrivare a illustrare il rapporto dell’Accademia della Crusca con il poeta. Inoltre i temi affrontati nelle attività didattiche sono: il plurilinguismo (lessico e varietà di registro, latinismi e grecismi, francesismi e provenzalismi, germanismi, arabismi), le parole ancora in uso (parole che hanno cambiato o hanno lo stesso significato, parole usate per la prima volta da Dante e ancora in uso), i modi di dire (che ovviamente non sono stati concepiti da Dante come tali, ma che, con il passare del tempo, sono diventati componenti stabili della nostra fraseologia), le famiglie di parole (occasione anche per ripensare al significato stesso di famiglia di parole, imperniandola su due cardini, il capostipite e la discendenza), le parole della scienza (con l’intento di porre particolare attenzione a tecnicismi che ancor oggi appartengono ad ambiti specialistici e che nel tempo hanno modificato i loro confini semantici).