Raffaella Romagnolo, Aggiustare l'universo
La scuola che salva
Incentrato sull’anno scolastico 1945-46 e arricchito da flash back che illuminano gli anni precedenti a partire dal 1938, Aggiustare l’universo di Raffaella Romagnolo (Mondadori) racconta l’incontro tra la giovane maestra elementare Gilla e Francesca, una sua alunna di dieci anni che non parla. Siamo a Borgo di Dentro, un paesino della Liguria, e l’eco della devastazione portata dalla guerra si sente dappertutto. Mentre Gilla prepara le sue lezioni, cerca di non pensare all’amato Michele ucciso dai nazisti perché partigiano e s’interroga sul mistero della bambina muta che scrive bei temi, scopriamo il passato di Francesca/Ester Sacerdoti, affidata a un orfanatrofio di suore sotto falso nome dopo la deportazione in Germania del padre e la separazione dalla madre. Romagnolo ricostruisce la persecuzione subita dalla famiglia Sacerdoti, dal nonno Giosuè costretto dai fascisti a chiudere il suo negozio di tessuti, al figlio maggiore Raffaele, che cerca rifugio in Francia con moglie e figli e muore in un campo di concentramento, al secondo figlio Abram, il padre di Ester, che è uno dei pochi ebrei a tornare da Auschwitz. Il focus è sulla scuola, dove la bambina traumatizzata, oltre all’insegnante attenta ai suoi bisogni, trova una compagna di banco che riesce a comunicare con lei e la protegge dalle cattiverie delle altre. L’attenta ricostruzione storica si accompagna alla capacità di creare personaggi sfaccettati e una trama avvincente.
Raffaella Romagnolo è nata a Casale Monferrato nel 1971 e vive sulle colline tra Piemonte e Liguria. Tra i suoi romanzi: La masnà (2012, ora riproposto negli Oscar Mondadori), Tutta questa vita (2013), La figlia sbagliata (2015, candidato premio Strega 2016, premio Società Lucchese dei Lettori 2016), Destino (2018), Di luce propria (2021, premio Pisa), Il cedro del Libano (2023). Respira con me (2019) è stato finalista al premio Strega Ragazzi e Ragazze 2020.Gilla prende un bel respiro e pianta gli occhi in quelli di Maria Luisa Piombo. L'insistenza, la voce piatta, il tono petulante: il primo pensiero va alla bacchetta. A un paio di colpi ben assestati. Palmo aperto, pelle lacerata. Dolore per giorni. Il segno, per settimane. Non è così che hanno insegnato a lei la disciplina? Non è così che si cresce? Che si impara a stare al mondo? D'improvviso si sente stanchissima. Posa il gesso, torna alla cattedra. Ventidue anni, ma come se ne avesse cento. Non è così... la guerra?