Adrián N. Bravi, Adelaida
Uno spirito libero
Al centro del romanzo di Adrián N. Bravi, Adelaida, pubblicato da Nutrimenti, c’è la figura di Adelaida Gigli, artista argentina nata e morta a Recanati, dopo aver vissuto prevalentemente a Buenos Aires. Bravi la conosce quando lui ha ventiquattro anni e lei sessantadue: è una donna colta, intelligente, piena di talento e pur avendo patito orribili sofferenze non ha perso la voglia di vivere. Il libro si apre con una scena che sembra romanzesca ma è tragicamente reale: Mini, la figlia di Adelaida, recatasi a un appuntamento allo zoo di Buenos Aires con i suoi compagni oppositori di Videla, si accorge di essere seguita e affida d'impulso la sua bambina a una coppia di turisti svizzeri; poco dopo viene arrestata e di lei non si saprà più nulla. Qualche anno dopo la stessa sorte capiterà al figlio di Adelaida, Lorenzo, anche lui facente parte del movimento dei “montoneros”. A seguito di queste tragedie, Adelaida, che è nota alla polizia per le sue idee di sinistra, fugge dall’Argentina e dopo varie peripezie riesce ad approdare in Italia, paese che aveva lasciato bambina insieme ai genitori che non volevano vivere sotto il regime fascista. Intellettuale e artista come il padre Lorenzo Gigli, Adelaida che a Buenos Aires aveva fondato insieme al marito David Viñas la rivista Contorno, a Recanati vive sola in un monolocale e si dedica prevalentemente alla ceramica. Gli ultimi anni di vita di questa donna incredibile, che incarna la tragica storia dell’Argentina moderna, sono caratterizzati da un ricovero per Alzheimer che le sottrae la memoria: Bravi ne ricostruisce le vicende con attenzione alla verità storica e affettuosa partecipazione.
Adrián N. Bravi è nato a Buenos Aires e lì ha vissuto fino alla fine degli anni ’80, quando si è trasferito in Italia per proseguire gli studi in filosofia. Laureato all’Università degli Studi di Macerata, oggi ci lavora come bibliotecario. Nel 1999 ha esordito come narratore in lingua spagnola ma poi ha scelto di scrivere in italiano. Tra i suoi romanzi: La pelusa (Nottetempo, 2007), Sud 1982 (Nottetempo, 2008), Il riporto (Nottetempo, 2011) finalista al Premio Comisso 2012, L’albero e la vacca (Feltrinelli, 2013) vincitore del Premio Bergamo 2014, L'idioma di Casilda Moreira (Exòrma, 2019) e Il levitatore (Quodlibet, 2020). I suoi libri sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo e arabo.È stata una donna con molte vite; ha saputo scrollarsi di dosso la storia che le era toccata in sorte e ricominciare tutto da capo. Il suo secondo soggiorno italiano lo trascorse colorando le sue ferite, sistemando le valigie, le carte e tutti i suoi segreti. Si alzava e riscriveva il racconto che un mese prima aveva dato per terminato, tormentando la sua piccola macchina da scrivere Silver Read degli anni Settanta e consumando decine di sigarette che lasciava accese in giro per la casa. Negli angoli le cose conservavano a lungo un'antica superficie di polvere che a lei dispiaceva togliere. Immaginava che ogni granello avesse fatto un giro intergalattico prima di arrivare lì per questo non spolverava certi posti.