Chiara Valerio, Chi dice e chi tace
La memoria del paese
La prima volta che Lea incontra Vittoria, le pare di avere davanti “una principessa araba in una tenuta di campagna toscana”. Invece sono a Scauri, Lea deve partire per qualche giorno e ha un cane da piazzare; Vittoria e la sua compagna Mara hanno una pensione per animali. Molti anni dopo, quando comincia Chi dice e chi tace, il romanzo di Chiara Valerio, pubblicato da Sellerio, Vittoria è morta nella vasca da bagno e Lea, che le ha voluto bene, non si dà pace di questa morte improvvisa. Mentre difende un ragazzo di Scauri a cui è stato spaccato il naso da un coetaneo romano (Lea è avvocato e i genitori della vittima hanno sporto denuncia) comincia a investigare sul passato dell’amica, di cui scopre di sapere pochissimo. Vittoria si è presentata un giorno a Scauri con Mara, molto più giovane di lei, ha comprato una casa, ha trovato lavoro in una farmacia, ha familiarizzato con i vecchietti del paese con cui gioca a carte e ha fatto dell’ospitalità la sua parola d’ordine. Non ci sono state troppe chiacchiere sulle nuove arrivate, il fascino di Vittoria è stato tale da superare ogni diffidenza. Ma chi era davvero Vittoria? C’è un marito che arriva da Roma per il suo funerale e con lui tutta una storia che è rimasta nascosta. E Lea, che è felicemente sposata con Luigi e ha due figlie che adora, avrebbe potuto avere una vita diversa seguendo l'attrazione che provava per Vittoria? Chi dice e chi tace è un'indagine interiore, in cui non ci sono colpevoli ma solo dubbi sui percorsi intrapresi, dubbi che ognuno di noi ha quando ha superato l'età delle scelte, o forse pensa di averla superata.
Chiara Valerio è nata a Scauri nel 1978 e vive a Roma. Ha pubblicato saggi, romanzi, racconti, tra cui: La gioia piccola d’esser quasi salvi (2009), Spiaggia libera tutti (2010), Il cuore non si vede (2019), La matematica è politica (2020), Nessuna scuola mi consola (2021), Così per sempre (2022), La tecnologia è religione (2023). Con Sellerio Chi dice e chi tace (2024).Occhi non chiari ma pieni di luce, portava un cappello di paglia che aveva visto giorni migliori, pantaloni morbidi, un maglione bianco a trecce, stringeva un paio di cesoie. Anche mia madre lavorava la terra e aveva una sua eleganza, ma Vittoria sembrava uscita dalle pagine di Oggi dove di tanto in tanto leggevo i servizi sui reali in esilio. Sembrava una principessa araba in una tenuta di campagna toscana. Invece dietro di lei c’era solo il palazzotto malmesso.