Alpi 2020: la sesta tappa

L'Adamello è in agonia e la regina delle Dolomiti sta perdendo per sempre il suo mantello


25 agosto 2020
L’attività sull’Adamello parte dal Rifugio “Mandrone, Città di Trento” che si trova in una posizione meravigliosa nella media Val di Genova. La mattina ci svegliamo molto presto, rinvigoriti da un paesaggio mozzafiato, per trovare alcuni punti fotografici che avevamo identificato durante la pre-spedizione nell’estate 2019.
Dopo aver scorso con Riccardo le fotografie storiche per selezionare definitivamente quelle da ripetere nei prossimi giorni, ci incamminiamo verso la fronte del ghiacciaio Mandrone, lingua terminale dell’ampio bacino glaciale dell’Adamello.
Arrivati nei pressi della grande scarpata rocciosa, solo 100 anni fa completamente sepolta dal ghiacciaio, iniziamo a cercare il punto da cui un ignoto fotografo austriaco aveva scattato, nel lontano 1897, l’immagine che ripeteremo oggi.
Dopo questa prima fotografia storica, poco più avanti troviamo un altro affaccio dal quale ripetere una seconda immagine. Lo scenario è impressionante: al posto della lingua glaciale oggi sono rimaste una brulla falesia rocciosa e un pianoro fluvioglaciale.
Arrivati sulla fronte del ghiacciaio, Riccardo verifica il corretto funzionamento della fotocamera time-lapse installata dal Servizio Glaciologico Lombardo e scarica le immagini che poi saranno adoperate per studiare le dinamiche del ghiacciaio e per le attività divulgative.
Finito questo lavoro attraversiamo e risaliamo il ghiacciaio fino a raggiungere il rifugio “Caduti dell’Adamello” dove passeremo la notte.

26 agosto 2020
Oggi alle sette siamo già in cammino per raggiungere la vetta della Lobbia Alta a quasi 3200 metri di quota. Fa freddo, tira molto vento, ma siamo positivi e determinati. Dalla vetta, infatti, vogliamo ripetere l’importantissima e splendida panoramica realizzata sapientemente da Vittorio Sella nel 1891 sovrapponendo tre grandi lastre 20x25 cm.
Dopo aver atteso l’orario giusto per replicare il panorama con le stesse ombre della fotografia storica, sono finalmente pronto per scattare la mia sequenza. Per poter rappresentare la posizione odierna delle fronti dei ghiacciai Lobbia e Mandrone, decido di scattare due lastre in più, una all’inizio e una alla fine della sequenza.
Dopo cinque ore di permanenza sulla vetta per ripetere altre due fotografie storiche e realizzare le riprese per il documentario, siamo pronti per scendere verso valle. Sul “Pian di Neve” abbiamo appuntamento con Roberto Ambrosini, biologo dell’Università Statale di Milano, che sta effettuando alcuni rilievi per comprendere meglio l’evoluzione del ghiacciaio e verificare in laboratorio il livello di contaminazione da microplastiche, materiali che ormai sembra non risparmino alcun angolo del nostro pianeta.

27 agosto 2020  
Questa mattina abbiamo ripetuto alcune fotografie storiche dei ghiacciai Lobbia e Mandrone dell’editore austriaco Stenger & Co, ritrovate presso l’Archivio Storico di Trento. Poi, chiusi i pesanti zaini e caricati sulla teleferica del rifugio Mandrone, siamo scesi velocemente a valle nella ripida e magnifica Val di Genova, immersi in un bosco di abeti secolari.  

28-30 agosto 2020
In questi giorni è previsto il passaggio di una perturbazione e nel trasferimento verso le Dolomiti ci fermiamo per alcuni giorni a Trento per elaborare e archiviare i materiali prodotti durante le missioni precedenti. Cogliamo l’occasione per andare a trovare l’amico Cristian Casarotto, mediatore culturale del MUSE di Trento, che con grande passione e competenza ci ha accompagnato in una ricca visita di uno dei musei di scienze naturali più belli d’Italia.
L’indomani, prima di spostarci verso la Marmolada, anche detta la “Regina delle Dolomiti”, andiamo a far visita all’amico e collega Kurt Moser che incontriamo con la moglie Barbara presso il loro atelier di Caldaro (Bolzano). La sua tecnica di garrotipia su grandissimo formato (lastre uniche in formato 90x60 cm) è veramente affascinante oltre che estremamente complicata: richiede una preparazione meticolosa, attenzione e precisione, ma il risultato finale che consente di rivivere il fascino di una tecnica completamente artigianale e che porta alla produzione di pezzi unici ripaga tutta la fatica.

1-3 settembre 2020
Finalmente abbiamo raggiunto le bellissime Dolomiti, le cui caratteristiche ambientali, paesaggistiche e naturalistiche hanno fatto sì che nel 2009 l’UNESCO le dichiarò “patrimonio dell’umanità”.
Nei pressi di Passo Fedaia, sotto la Marmolada, iniziamo ad effettuare i primi sopralluoghi per capire quali immagini storiche potremo ripetere e quali siano i luoghi da raggiungere. Alcuni punti di ripresa delle foto storiche, infatti, non ci sono ancora del tutto chiari.  Lo scenario è tanto avvincente, quanto - a ben pensarci - desolante: il ghiacciaio della Marmolada, è uno dei primi destinati a scomparire a causa del riscaldamento globale. I dati dei ricercatori attestano una diminuzione dello spessore del ghiaccio che alla fronte si riduce dai 2 ai 4 metri l’anno con un arretramento che raggiunge i 30 metri.
Il primo di settembre risaliamo il versante opposto della Marmolada per cercare l’antico punto da cui il fotografo trentino Franz Dandone aveva fotografato il ghiacciaio nel lontano 1880. L’immagine di Dandone rappresenta un ghiacciaio in condizioni molto diverse da quelle odierne, con una impressionante riduzione della massa glaciale, nello spessore e nell’estensione. Ritroviamo il punto fotografico senza troppa fatica risalendo dei ripidi pendii erbosi e, come sempre, cercando di immedesimarci nelle scelte del fotografo che ci ha preceduto. Per ripetere l’inquadratura storica siamo costretti ad attendere che le nuvole liberino le creste sommitali che contraddistinguono il celebre profilo della Marmolada, la grande differenza di luce fra le cime innevate e il fondo valle mi costringe ad utilizzare un filtro degradante neutro per compensare l’esposizione.  Dopo lo scatto ci concediamo un momento di riposo durante il quale colgo l’occasione per descrivere il nostro lavoro al giornalista e fotografo Jacopo Pasotti che ci sta accompagnando in questi giorni per realizzare un reportage sulla spedizione per Deutsche Welle.
Il giorno seguente saliamo verso Passo Padon per raggiungere Punta Mesolina, un’altura da cui si gode una straordinaria vista a 360 gradi sulle Dolomiti trentine, alto-atesine e venete, da cui venne realizzata un’altra importante fotografia panoramica del ghiacciaio della Marmolada. Questa volta siamo sulle tracce della “Brigata specialisti – Sezione fotografica” dell’Istituto Geografico Militare che durante la Grande Guerra aveva inviato delle squadre fotografiche a realizzare delle campagne di documentazione ad alta risoluzione delle Alpi.
Il confronto fra la condizione attuale e l’immagine storica che ho in mano stampata è impietoso il ghiacciaio infatti è oggi completamente diverso da quello rappresentato nelle immagini storiche di fine Ottocento e primi del Novecento, quando la sua superficie superava i 4 km2 e formava un mantello ininterrotto che copriva tutto il versante nord della Marmolada, con tre larghe fronti. Oggi, non solo il ghiacciaio si estende per poco più di 1 km2, ma il suo spessore si è ridotto di molte decine di metri con le fronti arretrate di centinaia.
Questo confronto così drammatico di una montagna iconica del paesaggio alpino resterà sicuramente come testimonianza per il futuro di ciò che sta avvenendo in questo periodo storico in cui i cambiamenti climatici stanno modificando drasticamente la morfologia del paesaggio alpino e di tutti gli ambienti naturali del Pianeta.