"Tv buona maestra"

Il 'testamento pedagogico' di Alberto Manzi

Il 15 novembre 1960 Alberto Manzi iniziò a condurre per la Rai il programma televisivo Non è mai troppo tardi. Era il primo tentativo di insegnare l'italiano a una classe virtuale composta per lo più da adulti e spesso collocata in una scuola ma anche in luoghi meno ortodossi come, ad esempio, le osterie. Bastava avere un apparecchio tv, che allora in pochi potevono permettersi, per partecipare ad una lezione. In quegli anni nel nostro Paese, il tasso di analfabetismo si aggirava intorno all'11%. Le puntate contribuirono enormente al conseguimento della licenza elementare e al calo dell'analfabetismo che nel  1971 si  era ridotto arrivando al 5,2%. Un programma che fece la storia della Rai: si pensi che l'Unesco lo considerò uno dei programmi più riusciti. Il format venne ripreso dalle tv di tutto il mondo. Tutto questo grazie alla figura del Maestro Manzi.

Nel filmato l'ultima intervista televisiva ad Alberto Manzi, realizzata da Roberto Farné con la regia di Luigi Zanolio nel 1997, a pochi mesi dalla sua scomparsa, oggi depositata al Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna. Ne emerge la figura di un insegnante con grandi idee pedagogiche e grande capacità comunicativa, doti che rappresentano ancora un punto di riferimento imprescindibile per il mondo della scuola. L'utilità del suo metodo si nota soprattutto oggi, in piena tragedia da Covid-19, per lo sviluppo della Didattica a distanza. La lezione di Manzi ci accompagna alla scoperta di nuovi modi di insegnare e ci fa capire il potere dei media e del loro giusto utilizzo.

Mentre Manzi ripercorre la sua storia umana e professionale, colpisce la grande spontaneità dell'uomo ma anche la sua profonda conoscenza del mondo. La grandezza del personaggio emerge anche da alcuni dettagli, quando racconta - ad esempio - un episodio poco conosciuto del suo rapporto con la Rai di allora: per il lavoro che fece non pretese mai uno stipendio, se non un rimborso spese di 2 mila lire. Quei soldi gli servivano, ammise candidamente, per comprare nuove camicie bianche che, durante le lezioni,  si sporcavano continuamente scrivendo con il carboncino nero.

Si ringrazia per la collaborazione il Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna, diretto dalla Professoressa Roberta Caldin.