Gianrico Carofiglio, La misura del tempo

Gianrico Carofiglio, La misura del tempo

L'innocenza del figlio

Gianrico Carofiglio, La misura del tempo
In La misura del tempo (Einaudi) torna l’avvocato penalista Guido Guerrieri, già protagonista di sei romanzi di Gianrico Carofiglio. Continua a vivere da solo, a parlare con il suo vecchio sacco da pugilato, a infarcire i suoi discorsi di citazioni letterarie, ad amare il buon cibo e il buon vino, a coltivare amicizie e idiosincrasie. Lo circonda una piccola schiera di fedelissimi: la collega Consuelo, l’investigatrice Annapaola che è anche la sua fidanzata non ufficiale e il poliziotto in pensione Carmelo. Quando nel suo studio si presenta Lorenza, una donna con cui aveva avuto una relazione da ragazzo, Guerrieri resta stupito dal modo in cui è invecchiata. Questo incontro innesca il ricordo dei giorni passati insieme a lei e la scoperta di una ferita ancora aperta. Il figlio di Lorenza è stato condannato per omicidio e lei vorrebbe che lui lo difendesse in appello. Il romanzo segue le frenetiche fasi della preparazione delle difesa (c’è pochissimo tempo, la causa era stata seguita da un vecchio avvocato che è morto e che negli ultimi tempi era meno lucido del solito) e l’evoluzione del rapporto tra l’avvocato e il suo assistito (da un’iniziale antipatia al suo contrario). Iacopo, cresciuto senza padre, ha precedenti per spaccio e rapina e il giorno in cui Cosimo Gaglione è stato ucciso era andato a trovare la vittima con cui aveva avuto un alterco telefonico. Tutto sembra giocare a suo sfavore, ma Guerrieri, con l’aiuto dei suoi collaboratori, comincia a smontare le prove e a segnalare i difetti delle indagini fatte. Un libro sulla difficoltà di giudicare, in tribunale ma anche nella vita quotidiana e un libro sui conti che restano da chiudere con il proprio passato.

Un giurista deve – sottolineo deve – dedicare una cospicua parte del proprio tempo a cose che con il diritto, all’apparenza, non c’entrano nulla: leggere buoni romanzi, vedere buon cinema, anche buona televisione. Insomma nutrirsi di buone storie.


Gianrico Carofiglio è nato a Bari il 30 maggio 1961. Ex magistrato ed ex senatore, ha scritto racconti, romanzi, saggi. Ha esordito per Sellerio con il romanzo Testimone inconsapevole. Per Einaudi ha scritto il racconto La doppia vita di Natalia Blum raccolto nell'antologia Crimini italiani (2008), Cocaina, con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo (2013), Una mutevole verità (2014), La regola dell'equilibrio (2014), Passeggeri notturni (2016), L'estate fredda (2016), Le tre del mattino (2017), La versione di Fenoglio (2019) e La misura del tempo (2019).


Di seguito l'intervista di Rai Letteratura:


Qual è il suo rapporto con Guido Guerrieri a distanza di tanti anni dalla sua prima apparizione e qual è stato l’elemento decisivo per affidargli questo caso?
Un rapporto molto simile a quello che ho con altri personaggi. Con i protagonisti principali delle storie che racconto. Mi piace immedesimarmi con il punto di vista della narrazione e, certo, con Guerrieri questo produce una sensazione piuttosto forte di sovrapponibilità fra autore e personaggio. Quanto alla specifico plot di questo romanzo: volevo raccontare, ancora una volta, il carattere sfuggente della verità processuale e l’importanza del dubbio metodico.


L’incontro con Lorenza, una donna amata da giovane, innesca in Guido il meccanismo della memoria: c’è subito la constatazione di quanto lei sia invecchiata male, ma di là dal fisico sembra che il protagonista abbia bisogno di capire che persona sia diventata. C’è in lui il bisogno di liberarsi da un fantasma del passato, di sanare una vecchia ferita?
Direi piuttosto il bisogno di decifrare una zona del passato sui cui non era mai tornato a riflettere e che - si rende conto quando Lorenza riappare - ha avuto una grande, sotterranea influenza sulla persona che è diventato.


Cosa ci dice il caso di Iacopo e la sua condanna per omicidio sul modo in cui funziona la giustizia in generale e in Italia in particolare?
Ci dice che le verità dei processi - ovunque - sono verità storiche. Per quanto sia accurata e corretta la procedura per acquisire una verità storica esiste sempre un inevitabile margine di errore. È una consapevolezza che non deve indurre sfiducia nella giustizia ma solo estrema attenzione, estrema vigilanza e, come dicevo, pratica costante del dubbio metodico.


Nella conferenza che Guido tiene davanti ai magistrati in tirocinio, l’avvocato li esorta a leggere buoni romanzi, vedere buon cinema e buona televisione. È un consiglio che anche Carofiglio darebbe loro?
Sì. Infatti è esattamente quello che dico loro ogni volta che mi capita di tenere lezioni o seminari analoghi a quello raccontato nel romanzo.