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Festa della Repubblica

Il 2 giugno 1946 gli italiani furono chiamati alle urne per due scelte cruciali: quella della forma istituzionale (monarchia o repubblica) e quella dell’elezione dei membri dell’Assemblea Costituente, cui sarebbe spettato il compito di scrivere la nuova legge fondamentale dello Stato italiano. Fu inoltre la prima tornata elettorale nazionale cui parteciparono anche le donne. Rai Storia ripercorre quella storica giornata con questo esclusivo webdoc sulla Festa della Repubblica. Esso illustra anche altri momenti salienti del contesto storico di quegli anni, che del 2 giugno 1946 costituirono le premesse e videro poi le prime conseguenze. Un affascinante viaggio nel triennio 1945-1948, tra preziosi video selezionati dall’archivio Rai e contenuti esclusivi, per ripercorrere il nostro passato attraverso le nuove tecnologie.

La prima parte del webdoc si articola in 3 sezioni cronologiche: a) IL RITORNO ALLA DEMOCRAZIA, illustrante il periodo che va dalla Liberazione alla vigilia del referendum; b) LA RICORRENZA (2 giugno 1946), sulla giornata del referendum istituzionale e le elezioni dell'Assemblea Costituente; c) IL CAMMINO VERSO LA COSTITUZIONE, sul periodo che va dal referendum all'entrata in vigore della Costituzione repubblicana. La seconda parte del webdoc segue invece un ordine tematico, illustrando i profili dei principali protagonisti politici di quegli anni, approfondendo il ruolo svolto dalle donne e offrendo alcune preziose testimonianze, tra cui quella del presidente emerito Giorgio Napolitano.

Nasce la Repubblica Italiana

2 giugno 1946: nasce la Repubblica Italiana. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia volta pagina. Il referendum istituzionale vede la vittoria dei repubblicani con il 54, 3% dei voti contro il 47,7% dei monarchici. Per la prima volta in Italia votano anche le donne. Il passaggio dalla monarchia alla Repubblica avviene in un clima di tensione tra polemiche sulla regolarità del referendum e accuse di brogli.

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A - IL RITORNO ALLA DEMOCRAZIA

1) 25 Aprile: storia di una giornata memorabile

Una puntata dedicata alla Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista. Una Liberazione che è stata sì una grande festa di popolo, ma che ha coinciso anche con una pagina drammatica della nostra storia: la resa dei conti con il fascismo e con i fascisti, chiamati a rispondere di vent’anni di regime.
Massimo Bernardini inizia a raccontare la storia di questo straordinario avvenimento partendo dal 1943, perché è dall'estate di quell'anno che l'Italia comincia ad essere liberata, dalla Sicilia a salire verso il nord per arrivare al 25 aprile del 1945, la data che gli italiani hanno scelto per celebrare la Liberazione. Vedremo anche come tale ricorrenza, nel corso degli anni, sarà celebrata, vissuta, discussa, esaltata o quasi dimenticata. Ma il 25 aprile non racconta solo la storia nazionale del secondo Novecento, parla anche un po’ degli italiani.

25 Aprile: storia di una giornata memorabile

2) Dai governi Bonomi al governo Parri

Dopo la liberazione di Roma dai nazisti, entra in carica (18 giugno 1944) il governo Bonomi, emanazione diretta dei partiti del CLN, seguito - dopo una breve crisi di governo - da un nuovo governo Bonomi che resta in carica fino al 21 giugno 1945, ad avvenuta Liberazione del Paese. Gli subentra poi un debole esecutivo guidato da Ferruccio Parri, fino al dicembre 1945. In questi mesi, la questione monarchica non smette di essere all'ordine del giorno come cruciale per la ricostruzione del Paese. 
Estratto dalla prima puntata del programma ‘Italia della Repubblica’

Dai governi Bonomi al governo Parri

3) Vittorio Emanuele III abdica

Re Vittorio Emanuele III di Savoia abdica in favore di suo figlio, Umberto II, che diventa re d’Italia. Umberto II passa alla storia come il “Re di Maggio”: il 2 Giugno 1946, infatti, con un referendum istituzionale, l’Italia sceglie di divenire una Repubblica.

Vittorio Emanuele III abdica

4) Italia 1946: verso il referendum

Nel 1946 l'Italia è un Paese distrutto, ma finalmente in pace. Continua a tener banco la questione istituzionale (Monarchia o Repubblica) e De Gasperi propone che essa venga decisa direttamente dal popolo, tramite un referendum. I due schieramenti si preparano, anche attraverso il test delle elezioni amministrative, che si tengono tra marzo e aprile e che vedono per la prima volta il voto delle donne.
Estratto dalla prima puntata del programma ‘Italia della Repubblica’

Italia 1946: verso il referendum

B - LA RICORRENZA (2 GIUGNO 1946)

1) 2 giugno 1946: nascita della Repubblica


In questa puntata de ‘Il tempo e la Storia’, ripercorriamo insieme al prof. Giovanni Sabbatucci i momenti che precedettero la chiamata alle urne del 2 giugno 1946, rivivendo il clima politico e culturale di un’Italia appena uscita sconfitta dalla guerra nonchè il ruolo che giocarono in questa partita le potenze vincitrici.

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2) Le elezioni politiche del 1946

Le elezioni politiche del 1946

Il 2 giugno 1946 è ricordato sempre come il giorno del Referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica. Ma in quella data gli italiani votarono anche per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente, l’organo chiamato a scrivere la Costituzione tuttora in vigore. A “Il Tempo e la Storia”, il programma di Rai Cultura in onda giovedì 16 febbraio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia, Michela Ponzani ne parla con il professor Giovanni Sabbatucci.
I risultati di quella tornata - pur messi in ombra dalla vittoria referendaria della Repubblica – si rivelarono anch’essi di grande importanza, segnalando la supremazia della Democrazia Cristiana, seguita a larga distanza da socialisti e comunisti, e mostrando la grande forza raggiunta dai tre grandi partiti di massa (in grado di raccogliere complessivamente i voti di ben 3 italiani su 4). Ma quelle del 2 giugno ’46 furono anche le prime consultazioni libere dall’avvento del fascismo, nonché le prime elezioni politiche nazionali in cui votarono le donne. E proprio alla novità del voto femminile sarà dedicata particolare attenzione.

3) L`Italia diventa Repubblica. Il commento dello storico Giovanni Sabbatucci

Italia 1946: verso il referendum

Spiega lo storico Giovanni Sabbatucci:

Il referendum Istituzionale del 2 giugno 1946 vide una vittoria della Repubblica abbastanza netta (circa due milioni di voti di scarto), anche se non schiacciante. Questo esito, assieme ad alcune questioni di carattere formale relative all’interpretazione del decreto che fissava le regole del referendum, ha lasciato spazio a un lungo strascico di polemiche e di sospetti sulla genuinità e sulla legittimità dei quel risultato. Ma queste polemiche, in buona parte infondate, non basate su dati di fatto, non sono riuscite mai a delegittimare la Repubblica.

E questo per un motivo abbastanza semplice: se anche si fosse provato – e non è mai stato provato – che quel margine fosse inesistente o frutto di brogli, l’istituzione monarchica non si sarebbe salvata: la monarchia aveva identificato se stessa con la tradizione del Risorgimento, con i plebisciti, in sostanza con la nazione stessa e non avrebbe potuto sopravvivere se votata da metà degli italiani. Di questo – e del fatto che la dinastia dei Savoia pagava con quel voto le colpe non lievi di cui si era macchiata nel ventennio fascista – si resero conto lo stesso Re e la gran parte degli elettori che avevano votato monarchia. Per questo la Repubblica da allora non fu mai minacciata. E oggi quella del 2 giugno è forse la più popolare fra le feste nazionali.

4) DUEGIUGNO46: la Festa, 1948-2015

Italia 1946: verso il referendum

Memorie, ricordi, celebrazioni della giornata fondativa della Repubblica Italiana, il 2 giugno 1946.
Il 2 giugno viene proclamato come Festa della Repubblica nel 1948, mentre la parata militare di Via dei Fori Imperiali viene protocollata nel 1950, e si tiene tradizionalmente ogni anno, eccezion fatta per il 1963, per l'agonia di Giovanni XXIII.
La parata e il ricevimento nei giardini del Quirinale rientrano in un cerimoniale di una Festa fortemente sentita dagli italiani e la Radio e la Televisione trasmettono quegli eventi, ogni anno da allora.
Nel 1966 il Presidente Giuseppe Saragat pronuncia un memorabile messaggio, che riassume il cammino dei primi vent'anni della Repubblica Italiana, raccontata anche in quelle settimane dalla Rai TV in una serie di documentari di Hombert Bianchi dal titolo Dal Fascismo alla Repubblica, che ricostruisce il cammino dell'Italia verso il 2 giugno 1946.
Al 1968 risale una breve inchiesta per un programma della TV dei Ragazzi, Teleset, su cosa sanno gli adolescenti del 2 giugno e della storia repubblicana.
Nel 1971, per i venticinque anni, la Rai allestisce una serie di programmi speciali firmati da Vittorio De Sica, Ermanno Olmi e Sandro Bolchi, misti a inchiesta e fiction.
Nel trentennale del 1976, i toni sono apparentemente meno solenni: il terremoto del Friuli del 6 maggio fa prendere la decisione al ministro della difesa Forlani di sospendere la parata. Assume un significato particolare la decisione di mandare sulla Rete 1 della Rai un programma come La repubblica che ci siamo dati, girato in una scuola popolare del quartiere della Magliana a Roma, dove persone comuni riflettono "a microfono aperto" sugli articoli della Costituzione.
La Festa viene sospesa come giorno festivo per la legge n.54 nel marzo 1977: per tener conto della congiuntura economica sfavorevole, la Festa della Repubblica fu spostata alla prima domenica di giugno.
Il quarantesimo del 1986 e il cinquantesimo del 1996 sono ulteriori occasioni di commemorare il 2 giugno 1946 con programmi e iniziative speciali.
È il presidente Carlo Azelio Ciampi a riabilitare la festività del 2 giugno nel 2001, e la Rai continua ad allestire ogni anno programmi speciali, ricchi di testimonianze.


C- IL CAMMINO VERSO LA COSTITUZIONE

1) Umberto II va in esilio

Re Umberto II di Savoia lascia l’Italia da Ciampino diretto in Portogallo. Era stato luogotenente generale del Regno d'Italia dal 1944 al 1946 e re per poco più di un mese, dal 9 maggio 1946 fino al 18 giugno. Soprannominato, appunto, il Re di Maggio , Umberto accetta l’esilio dopo che al referendum del 2 giugno gli italiani si erano dichiarati in maggioranza a favore della repubblica.

Umberto II va in esilio

2) L’ amnistia Togliatti

Palmiro Togliatti, ministro della Giustizia del primo governo De Gasperi, vara la cosiddetta "amnistia Togliatti". L'intenzione del leader comunista è quella di favorire la pacificazione del paese, ma il provvedimento finisce per tradursi in un vero e proprio colpo di spugna per tutti i reati commessi dai fascisti, compresi i crimini più efferati.

L' amnistia Togliatti

3) La scissione di Palazzo Barberini

Giuseppe Saragat contro Pietro Nenni, accusato di “filocomunismo”: un dissenso clamoroso che spaccherà i socialisti italiani. Una momento chiave della vita politica italiana.
1947. La scissione socialista di Palazzo Barberini
con Giovanni Sabbatucci
di Michela Guberti

La scissione di Palazzo Barberini

4) La Costituzione italiana entra in vigore

Il 1 gennaio 1948 entra in vigore la Costituzione italiana. In 139 articoli sono definiti i principi e la struttura della forma di governo repubblicana che gli italiani hanno preferito alla monarchia. Approvata il 22 dicembre 1947 con 453 sì e 62 no, la carta costituzionale era stata firmata cinque giorni più tardi dal capo provvisorio dello Stato Enrico de Nicola.

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I PROTAGONISTI

De Gasperi. L`uomo del destino


L’Italia esce dalla Seconda guerra mondiale come un paese distrutto, materialmente, economicamente e politicamente. Chiamato a guidarlo in quella difficile congiuntura è Alcide De Gasperi. Ricostruiamo la figura dello statista trentino con immagini d’epoca, con suoi appunti autografi e il commento di esperti. Rivivremo anche il discorso da lui tenuto alla Conferenza di pace di Parigi, il 10 agosto 1946, nel silenzio ostile che accoglieva il rappresentante di un Paese sconfitto. Ma il suo discorso e la sua persona ridaranno credito all’Italia.
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Pietro Nenni. Storia di un socialista

Pietro Nenni. Storia di un socialista

La storia di Pietro Nenni, leader e colonna del partito socialista italiano, coincide con la storia politica del nostro paese per gran parte del ‘900: dalla nascita del partito comunista (che del PSI è una costola) al ventennio fascista, dalla guerra civile spagnola alla seconda guerra mondiale; dagli anni della guerra fredda fino all’esperimento del centro sinistra negli anni ’60. Nenni ha vissuto ciascuno di questi eventi da protagonista. Ma c’è un episodio che più di altri rappresenta l’eredità che questo straordinario uomo politico ci ha lasciato: la battaglia condotta in prima persona per far sì che l’Italia diventasse una repubblica. Racconteremo tutto questo con il professor Sabbatucci, uno dei massimi esperti della storia del socialismo italiano.

Protagonisti della Resistenza. Ferruccio Parri

Protagonisti della Resistenza. Ferruccio Parri

Da eroe della Prima guerra mondiale a oppositore di Mussolini e nemico dello Stato: questo il paradossale cammino percorso da Ferruccio Parri in poco più di un decennio, dal 1915 al 1926, anno in cui viene arrestato dalla polizia fascista per aver organizzato la fuga all’estero del leader socialista Filippo Turati. Interventista anti-giolittiano e anti-socialista nel 1915, in nome di una rivoluzione nazionale tradita dopo l’unificazione del paese, Parri è sospinto dalla logica stessa del regime fascista a diventare un convinto sostenitore della democrazia e dei valori della giustizia e della libertà. Dopo anni di confino, nel 1942 è tra i fondatori del Partito d’Azione e, fin dal settembre del 1943, uno dei maggiori protagonisti della Resistenza, con un ruolo chiave nell’organizzazione e nella direzione militare della lotta partigiana.

Togliatti

Togliatti

“Togliatti era un duro, credeva che il comunismo incarnasse la verità della storia, al di là dei dettagli. Peccato che i dettagli fossero le persone e i popoli”, racconta il prof. Agostino Giovagnoli. Un viaggio alla scoperta dell’uomo che negli anni dell’esilio moscovita si faceva chiamare Ercole Ercoli e che sarebbe diventato - per i “compagni” - “Il Migliore”, l’uomo capace di far diventare il Partito Comunista Italiano una delle più grandi organizzazioni di massa del dopoguerra.
In primo piano, il Togliatti dell’esilio moscovita dal 1926, della rifondazione del Partito Comunista, ma anche il Togliatti dell’appoggio al Governo De Gasperi e del dialogo con i cattolici.
Una breve stagione, quest’ultima: la rottura con la Dc si consuma nelle elezioni del 1948 da cui il Pci esce sconfitto. È anche l’anno dell’attentato a Togliatti e del suo appello al popolo per evitare un’insurrezione.
“Se Togliatti fosse morto nell’attentato – dice il professor Giovagnoli - ci sarebbe stata l’insurrezione. Togliatti è lucidissimo dopo l’attentato, sa quanto è pericoloso il momento: nel 1948 giravano ancora tante armi. Ci sarebbe stata una guerra civile, che i comunisti avrebbero perso, a costi umani altissimi”.
Si prosegue alla scoperta di un uomo che da una parte continua a battersi per la Costituzione, la democrazia e il dialogo con il mondo cattolico e, dall’altra, appoggia i sovietici anche quando i loro cari armati entrano a Budapest.
“Togliatti – conclude Giovagnoli - era un realista, si adattava alle situazioni e conosceva i rapporti di forza, ma non era un cinico. Rimarrà comunque un nostalgico di Stalin”.

Il Re di maggio

Il Re di maggio

Re d’Italia per poco più di un mese, dal 9 maggio al 13 giugno 1946. Il destino di Umberto II, passato alla storia come “Il re di maggio”.
Il professor Francesco Perfetti ne traccia il profilo a partire da una fotografia fortemente simbolica: il saluto di Umberto II dall’aereo che lo porta a Cascais, all’esilio portoghese.
È l’epilogo di una vita, che il professore ricostruisce dagli anni della giovinezza, quando era il principe più amato d’Europa, e quando il matrimonio con Maria Josè del Belgio sembrava il coronamento di una bella favola. Ma è una breve stagione: il rapporto tra i Savoia e Mussolini si fa teso soprattutto con l’approssimarsi della guerra. La casa reale non è convinta che l’Italia debba entrare nel conflitto, tenta anche di bloccare Mussolini, di organizzare un “golpe” per rovesciarlo – come rivelerà lo stesso Umberto in un’intervista del 1966.
E ci sono, poi le pagine, poco onorevoli, dell’armistizio e della fuga del Re a Brindisi, anche se Umberto vorrebbe tornare a Roma e combattere proprio per risollevare il nome dei Savoia, ma il padre glielo impedisce. Ed è proprio il fatto di essere “schiacciato” dal padre uno dei problemi maggiori della vita di Umberto.
Alla fine della guerra, gli Italiani scelgono la Repubblica. Ma i monarchici contestano i risultati. Il rischio di una guerra civile si fa concreto. Davanti a questo Umberto fa la sua scelta: l’esilio a Cascais, dover resta per 37 anni, fino alla morte, nel 1983.

De Nicola, il primo presidente italiano

De Nicola, il primo presidente italiano

Nasce Enrico De Nicola, il primo presidente della Repubblica italiana. Deputato al Parlamento a partire dal 1909 si ritira dalla vita politica durante gli anni del fascismo. Eletto all’Assemblea Costituente, diventa Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946, e dall’1 gennaio 1948 primo Presidente della Repubblica italiana. Giudice della Corte Costituzionale, De Nicola ne diventa presidente il 23 gennaio 1956, dimettendosi dalla carica il 26 marzo 1957. Muore il primo Ottobre 1959.


I Numeri

0
i voti a favore della Repubblica
0
i voti a favore della Monarchia
0
i voti nulli
0
la percentuale di affluenza al voto registrata il 2-3 giugno 1946
%
0
la percentuale di voti per la Repubblica (45,7% quelli per la monarchia)
0
i deputati eletti all’Assemblea Costituente
0
le sedute dell’Assemblea Costituente
0
i membri della ‘Commissione dei 75’ scelti all’interno della Costituente e incaricata di stendere il progetto di Costituzione
0
i membri della Costituente che approvarono il testo della Costituzione sui 515 presenti alla votazione
0
i voti contrari
0
i principi fondamentali della Costituzione, indicati nei primi 12 articoli
0
il numero degli articoli della Costituzione Repubblicana

IL RUOLO DELLE DONNE

Donne nella Costituente

Uno speciale che ripercorre il processo attraverso cui le donne acquistano un peso anche nella vita politica: le fabbriche in cui lavorano durante la guerra, la partecipazione alla Resistenza, il primo voto del 1946 e la partecipazione ai lavori per la stesura della Costituzione della Repubblica.
Contiene una raccolta di interviste a Teresa Mattei, Filomena Delli Castelli, membri dell’Assemblea e a studiose quali Lucia Motti e Cecilia Dau Novelli.

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La costituzione e le donne

Anche se negli ultimi anni si registra una positiva inversione di tendenza, la media complessiva delle donne nel Parlamento italiano si colloca storicamente molto al di sotto della soglia del 30%, considerato il valore minimo affinché la rappresentanza di genere sia efficace. Sono i dati forniti dal Servizio studi della Camera dei deputati analizzati dalla professoressa Patrizia Gabrielli con Michela Ponzani a“Il Tempo e la Storia”, il programma di Rai Cultura in onda martedì 20 settembre alle 13.15 su Rai3 e alle 20.45 su Rai Storia.
A dispetto di una presenza numericamente esigua, le donne hanno però - fin dalla nascita della Repubblica italiana – dato un contributo fondamentale sul fronte dei diritti civili, garantiti dalla nuova Costituzione, e verso il riconoscimento di una sostanziale parità tra i sessi, tanto nelle istituzioni quanto in famiglia e nel lavoro.

La costituzione e le donne

Il voto alle donne

Il decreto Bonomi della fine di gennaio 1945, voluto da De Gasperi e Togliatti. Intervista all'ex presidente della Corte Costituzionale, Mauro Ferri e a Nilde Iotti.

Il voto alle donne

Donne e Costituzione italiana

L'articolo 3 e l'articolo 37 sono i protagonisti di questo frammento, che racconta le donne e la Costituzione Italiana: Federici, Merlin, Noce e Iotti. Intervista a Nadia Gallico Spano sulla parità del lavoro.

Donne e Costituzione italiana

Le donne votano

Viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo numero 23 che estende alle donne del diritto di voto. Il decreto n. 23/1945 è varato dal secondo governo Bonomi, di cui fanno parte la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista Italiano, la Democrazia del lavoro e il Partito Liberale. L’articolo 3 del decreto pone dei limiti al suffragio femminile: ne restano escluse le prostitute schedate «che esercitano il meretricio fuori dei locali autorizzati». Tale norma sarà abrogata nel 1947.

Le donne votano

1946 – Le donne al voto

Settant’anni fa le donne andavano per la prima volta alle urne: nel marzo del 1946 in occasione delle elezioni amministrative e il 2 giugno 1946 per scegliere tra Monarchia e Repubblica.
Rai Cultura ripercorre le tappe fondamentali della lotta per il diritto di voto, cominciata all’indomani dell’Unità d’Italia, passata attraverso le petizioni delle prime femministe a inizio ‘900, sino ai gruppi femminili della Resistenza e al decreto De Gasperi–Togliatti che nel ‘45 riconosce alle donne il diritto di voto.

1946 – Le donne al voto

Le donne e il diritto di voto. Costituente e Costituzione

10 marzo 1946, per la prima volta nella storia italiana le donne esercitano il diritto di voto.
Nel video, tratto dal progetto di Rai Cultura, Storia d`Italia multimediale, del 1997, la ricostruzione di una tappa importante del percorso di lotta delle donne per l`emancipazione e la parità dei diritti.
La guerra aveva sconvolto tutti gli equilibri della società: l’assenza degli uomini, impegnati al fronte, aveva imposto alle donne sacrifici inediti e gravose responsabilità, contribuendo a diffondere quella “cultura della responsabilità” il cui esito più prossimo fu la partecipazione femminile alla vita politica del Paese.
La proposta di De Gasperi e Togliatti di introduzione del voto alle donne, infatti, fu quasi priva di eco mediatica, venendo accolta dalla stampa piuttosto come un fatto scontato, tanto era chiaro ormai il contributo che le donne avevano saputo dare alla stabilità economica e sociale, oltre che familiare del Paese.
Il voto a suffragio universale, stabilito dal governo con un accordo di massima, fu poi perfezionato da un decreto d’attuazione il 31 gennaio 1945.

Le donne e il diritto di voto.

Il voto alle donne. La lunga strada

Le donne e il diritto di voto: un fatto che sembra scontato ma che fino alla metà del secolo scorso non lo era affatto. Scorrendo la classifica mondiale dei paesi che per primi hanno approvato il suffragio femminile, in testa c’è la Nuova Zelanda nel 1893, seguita dall’Australia e dai paesi scandinavi ai primi del ‘900, poi dalla Russia, con la Rivoluzione d’Ottobre, la Gran Bretagna e la Germania dopo la Prima guerra mondiale e gli Stati Uniti nel 1920. L’Italia approva il suffragio femminile solo alla fine dell’ultima guerra.
A Il tempo e la Storia, la professoressa Vinzia Fiorino ritrova le protagoniste del cammino che ha portato al suffragio universale. Un percorso lungo e difficoltoso, a partire dal lontano 1877, quando Anna Maria Mozzoni, considerata la pioniera del nostro femminismo, presenta al Parlamento la prima petizione a favore del voto femminile. Da allora ci sono voluti altri settant’anni prima che le donne italiane potessero cominciare ad esprimere la propria opinione politica attraverso il voto, con le elezioni amministrative e poi col referendum del 1946.

>Il voto alle donne. La lunga strada

I TESTIMONI

Gli scontri di Napoli.
Il ricordo di Giorgio Napolitano


All'indomani del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e della vittoria della Repubblica, gli sconfitti contestano i risultati e si verificano dei duri scontri, specie a Napoli, dove l'11 giugno i monarchici assaltano la sede della Federazione Comunista provocando una durissima reazione della polizia, che lascia sul selciato 9 morti tra i monarchici e molte decine di feriti. Ecco il ricordo di quei momenti da un testimone d'eccezione: il Presidente emerito Giorgio Napolitano.
Estratto dalla prima puntata del programma ‘Italia della Repubblica’

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Alcide De Gasperi. il ricordo della figlia Maria Romana

Alcide De Gasperi. il ricordo della figlia Maria Romana

Alcide De Gasperi fu il principale protagonista dell'immediato secondo dopoguerra italiano. Capo del Consiglio dal 1945 al 1953, lo statista trentino è ampiamente considerato dagli storici uno dei massimi statisti della storia italiana. Qui la figlia Maria Romana ne traccia un ricordo personale.
Estratto dalla seconda puntata del programma ‘Italia della Repubblica’

Chi erano i padri costituenti

Chi erano i padri costituenti

Il 25 giugno 1946 si tiene la prima seduta dell'Assemblea Costituente, appena eletta da milioni di italiani e italiane per scrivere una Costituzione per la neonata Repubblica. Ecco com'era composta. politicamente e umanamente, anche attraverso storiche interviste ad alcuni dei costituenti, come Nilde Jotti, Vittorio Foa o Walter Binni.
Estratto dalla terza puntata del programma ‘Italia della Repubblica’

Lezioni sulla Costituzione Italiana. Pt. 2: La nascita della Costituzione

Lezioni sulla Costituzione Italiana. Pt. 2: La nascita della Costituzione

“Il costituzionalismo è qualcosa che riguarda la storia dell'umanità. […] È qualcosa di globale, prima ancora della globalizzazione”.
Così Valerio Onida nella seconda delle sei puntate che raccontano la Costituzione italiana e ne illustrano i contenuti e i dettami, in relazione con il dettato europeo.
In questa seconda lezione, Valerio Onida si sofferma proprio sul percorso storico che ha determinato la creazione della nostra Carta, di cui lo Statuto Albertino del 1848 rappresenta le più lontane radici.
Dopo un secolo di intensa storia nazionale e internazionale, il testo della Costituzione vede la luce facendosi portatore non solo di fondamentali diritti civili e politici, ma anche dell’idea basilare del costituzionalismo a livello mondiale: il ripudio della guerra per la risoluzione di controversie tra Stati e “l’aspirazione a costruire un ordinamento internazionale che realizzi la pace e la giustizia fra le nazioni”.


PER SAPERNE DI PIU’

La Costituzione della Repubblica Italiana (visibile al seguente link)
G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna, Vol. XI: La fondazione della Repubblica e la ricostruzione (Feltrinelli, 1986)
A. Gambino, Storia del dopoguerra. Dalla liberazione al potere DC (Laterza, 1978)
Indro Montanelli, Mario Cervi, L'Italia della Repubblica. 2 giugno 1946 - 18 aprile 1948: La storia d'Italia Vol. 16 (BUR, 1985)
Maurizio Ridolfi, Nicola Tranfaglia, 1946. La nascita della Repubblica (Laterza 1996)
Piero Craveri, De Gasperi (Il Mulino, 2006)
Giorgio Bocca, Togliatti (Feltrinelli, 1972)
Umberto Terracini, Come nacque la Costituzione (Editori Riuniti, 1978)
Patrizia Gabrielli, Il 1946, le donne, la Repubblica (Donzelli, 2010)
Aldo A. Mola, Declino e crollo della monarchia in Italia (Mondadori 2008)
Mimmo Franzinelli, L'amnistia Togliatti (2016)