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Grande Guerra

1917. La rotta di Caporetto

Intro

Introdotto da Carlo Lucarelli, con gli interventi degli storici Antonio Gibelli e Nicola Labanca, il filmato ripercorre le fasi di una delle più gravi disfatte militari della storia nazionale: quella di Caporetto. I numeri della catastrofe danno il senso delle sue dimensioni - 40.000 tra morti e feriti, 280.000 soldati fatti prigionieri, altri 350.000 sbandati o dispersi – e del totale cedimento morale e organizzativo dell'esercito. La sconfitta si compie grazie alla rapidità e all'efficacia dell'attacco austro-tedesco che nella notte del 24 ottobre coglie gli italiani di sorpresa, riesce subito a tagliare le loro linee di comunicazione, poi ad aggirare e isolare i reparti avanzati che, privi di ordini, in alcuni casi resistono disperatamente e inutilmente, in molti altri sbandano, fuggono o vengono fatti prigionieri. Ma la sconfitta diventa disastro soprattutto perché i comandi non hanno mai previsto una ritirata e non sanno come gestirla. Benché Cadorna attribuisca immediatamente la responsabilità dell'accaduto al cedimento dei soldati, influenzati dalla propaganda disfattista, sono proprio le incertezze, le contraddizioni e l'assoluta mancanza di coordinamento negli alti comandi a provocare la rotta.

Accanto al filmato, due testimonianze che rendono bene il panico, il disorientamento e l'impotenza che si diffondono negli alti comandi fin dalle prime ore dell'offensiva austriaca.

Documento: Angelo Gatti, Diario di Caporetto
Nel suo resoconto Gatti sottolinea la mancanza di informazioni, l'assenza di comunicazioni, le giustificazioni di Cadorna, il disorientamento dei generali e osserva la caotica ritirata di decine di migliaia di uomini, rimasti senza guida e senza direttive.

Documento: Ardengo Soffici, La Ritirata dal Friuli
Perfino più eloquente è il quadro della situazione descritto da Soffici, ufficiale di stato maggiore, che fin dalla sera del primo giorno di attacco vede arrivare a Cividale, sede del comando supremo, le prime folle di sbandati, disarmati.

Documento: La Stampa, 15 febbraio 1918
La prima pagina del quotidiano torinese dedica ampio spazio alla relazione sulle responsabilità di Caporetto fatta dal Generale Fortunato Marazzi alla Camera dei deputati, con forte accenno alle responsabilità del generale Cadorna.

Le immagini di questo modulo provengono da diversi fonti online, come specificato nelle didascalie.

1917 - La rotta di Caporetto

Il 24 ottobre 1917 ebbe luogo, nello stupore generale, lo sfondamento delle linee italiane nei pressi di Caporetto, un piccolo villaggio dell’Isonzo. La totale impreparazione strategica dell’esercito di Cadorna, l’errato posizionamento delle riserve e un’onnipresente convinzione di onnipotenza ed onniscienza dello Stato Maggiore, permisero all’Austria-Ungheria di sfondare e persino aggirare le difese dell’esercito avversario. Di lì a pochissimi giorni, l’inarrestabile avanzata nemica costrinse i soldati italiani sul Piave. La disfatta di Caporetto costò un numero elevato di morti, feriti e prigionieri, nonché un clima di caos, distruzioni, razzie e violenze gratuite (drammaticamente descritte da Ernest Hemingway in “Addio alle armi”) che seguirono al dilagare del nemico in tutta la pianura veneta.

Intro

Angelo Gatti

Diario di Caporetto


Truppe austro-ungariche a Udine

Truppe austro-ungariche a Udine

(Imperial War Museum)


Ardengo Soffici

La Ritirata dal Friuli


Disposizione forze in campo Caporetto

Colonna austro-ungarica

La Stampa

15 febbraio 1918


Ponte distrutto dell'Isonzo, 1917

Ponte sul fiume Isonzo

(Wikimedia Commons)