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Raffaello

Chi è Raffaello Sanzio?

Raffaello Sanzio (1483-1520), formato nella bottega del padre Giovanni Santi, cresce a Urbino nel fervido clima culturale della corte dei Montefeltro.
Dopo le premature morti dei genitori, Raffaello entra in contatto con Perugino, lavora a Città di Castello e a soli quindici anni dimostra piena padronanza nella gestione della bottega paterna. A inizio ‘500, il giovane è già tra gli artisti più richiesti in Umbria; dopo brevi soggiorni a Firenze e Roma, raggiunge Pinturicchio (1454-1513) a Siena e realizza per l'amico alcuni cartoni destinati agli affreschi della Libreria Piccolomini. Nel 1504, anno del celebre Sposalizio della Vergine, si trasferisce a Firenze, la vicinanza di Leonardo e Michelangelo è visibile nelle straordinarie opere di devozione privata e nei ritratti per ricchi borghesi. Nel 1507, realizza la Deposizione Baglioni, altra svolta repentina verso i futuri esiti degli anni romani.
Dalla fine del 1508, Giulio II lo chiama a Roma e qui, Raffaello, con una scelta squadra di collaboratori, crea i celeberrimi capolavori fra cui le Stanze e le Logge Vaticane, la Loggia di Psiche a Villa Chigi, nonché cicli di arazzi per papa Leone X. Dopo la morte dell'amico Bramante, nel 1514, il pittore eredita l'incarico di architetto capo per la fabbrica di San Pietro, progetta la Cappella Chigi (Santa Maria del Popolo) e Villa Madama. Con atteggiamento da archeologo, Raffaello si occupa anche degli scavi dell'antica Roma, iniziando a censire il patrimonio sotterrato. Tra le ultime opere, il ritratto della sua amata, la Fornarina e la Trasfigurazione, una grande pala d'altare terminata dal suo aiuto più fidato, il pittore Giulio Romano (1499-1546). Alla sua morte, come ricorda il Vasari, l'opera fu portata dai suoi allievi davanti al letto. Per suo volere, Raffaello fu sepolto al Pantheon di Roma.

Raffaello e l'eredità di Urbino

"A Urbino Raffaello ha imparato la divina proporzione degli ingegni, soprattutto ha imparato il valore della filosofia, della dignità da dare al suo lavoro di pittore"

Carlo Bo, 1984

Il rigore prospettico e l’armonia mentale dei dipinti di Piero della Francesca, la minuziosa attenzione alla realtà dell’arte fiamminga, l’architettura complessa e calibrata di Luciano Laurana, che ad Urbino dà forma, insieme a Francesco di Giorgio Martini, al Palazzo Ducale, con il suo cortile d’onore definito da Cesare Brandi "una delle espressioni più compiute del Rinascimento, dove si respira un’aura così vicina all’idea di divenire essa stessa idea". La corte di Federico da Montefeltro (1422-1482) e del suo successore Guidobaldo (1472–1508), ricca di bellezza, esempio di buon governo, è il luogo dove si compenetrano tendenze artistiche diverse e alcune di queste correnti, sono tra le più feconde della cultura italiana della seconda metà del '400. E’ in questo contesto di città ideale, centro propulsore della cultura matematica del tempo, che si forma la visione artistica di Raffaello, un’eredità sempre sottesa e percepibile nell’universo espressivo del divin pittore anche quando il suo stile evolverà verso la maniera moderna.
La documentazione notarile conservata nell’Archivio di Stato di Urbino ha consentito di ricostruire i contatti che Raffaello mantenne con la città natale anche quando era ormai impegnato altrove. Alcuni atti, in particolare, dimostrano la viva attenzione che l’artista mantenne nei confronti della casa e della bottega artistica avviata da Giovanni Santi. Con un decreto del 1873, la dimora rinascimentale diventa sede dell’Accademia Raffaello, un’istituzione sorta per tutelare la memoria della casa nativa e per custodire le innumerevoli testimonianze del mito che in varie epoche ha accompagnato la figura di Raffaello.

I luoghi dell'infanzia

Rai Cultura 20204' 10'' Raffaello a Urbino. La casa e la bottega di Giovanni Santi

L'artista e la corte dei Montefeltro

Rai Cultura 20205' 15'' Raffaello e la corte dei Montefeltro. Architettura e Arte nel Palazzo Ducale di Urbino

Atti e testamenti: l'eredità materiale

Rai Cultura 20203' 50'' Raffaello nell’Archivio di Urbino. Atti e Testamenti

La Casa di Raffaello

La Casa di Raffaello ad Urbino è una dimora di valore storico: qui è nato l'artista nel 1483, qui è avvenuta la sua formazione accanto al padre, il pittore, poeta e scrittore Giovanni Santi (1440 ca.-1494), un colto umanista alla corte di Federico da Montefeltro. L’edificio del XV secolo, acquistato da Santi nel 1460, dopo la prematura morte di Raffaello fu custodito da privati senza subire particolari rifacimenti. Nel 1869 il Conte Pompeo Gherardi trasformò la casa in sede della nuova Accademia Raffaello, un'istituzione che negli anni ha visto illustri soci onorari, da Manzoni a Garibaldi fino a Rossini. Tutt’oggi luogo di ricerca, studio e raccolta documenti sul grande artista, spicca in una piccola stanza, ritenuta quella natale di Raffaello, un affresco di dubbia paternità: la Madonna col Bambino è di Giovanni Santi o del giovane figlio ?

La Madonna col Bambino

Rai Cultura 20202’ 13” La Madonna col Bambino

Walter Fontana racconta la Casa di Raffaello

da Viaggio in Italia 199510’ 26” Walter Fontana racconta la casa di Raffaello

Gabriele Cavalera racconta la Casa di Raffaello

da Cinque cose da sapere 20183' 44' Gabriele Cavalera racconta la casa di Raffaello

Alberto Angela e la Madonna di Raffaello

da Meraviglie 20194' 35'' Alberto Angela e la Madonna di Raffaello nella casa di Urbino

Raffaello Sanzio
Un racconto di Antonio Forcellino

Antonio Forcellino, scrittore, architetto e restauratore, è uno studioso del Rinascimento di fama europea. Ha inoltre seguito il restauro di opere complesse come il Mosé di Michelangelo e l’Arco di Traiano. In questi ultimi anni, ha pubblicato la trilogia Il secolo dei giganti dedicata ai grandi nomi del Rinascimento: da Leonardo (Il cavallo di bronzo, HarperCollins, 2018), a Michelangelo (Il colosso di marmo, HarperCollins, 2019), fino a Raffaello (Il fermaglio di perla. La grazia di Raffaello, HarperCollins, 2020), raccontato nei suoi anni di soggiorno a Roma. Più di dieci anni fa, Forcellino si era già occupato dell'artista con il libro sulla sua formazione, Raffaello. Una vita felice (Laterza, 2009)

Raffaello Sanzio. Un felice inizio

L’infanzia di Raffaello è anomala per l'epoca in cui è vissuto, non solo perché nasce da una famiglia agiata, ma soprattutto perché riceve dei genitori amorevoli attenzioni. Qui, Forcellino racconta i primi legami affettivi del piccolo Raffaello; lo speciale rapporto con la madre, Maria di Battista di Nicola Ciarla, segnerà profondamente le future relazioni dell'artista con le donne. Infatti, seguendo gli insegnamenti innovativi del pedagogo Vittorino da Feltre, la signora allatterà il bambino fino all’età di due anni, in un’epoca in cui nella media borghesia italiana i piccoli erano affidati alle balie. La presenza attiva e gli stimoli del padre Giovanni Santi, inoltre, critico d’arte e pittore piuttosto affermato, sono quotidiani nella bottega che affaccia nel cortile di casa, dove Raffaello apprenderà i primi rudimenti dell'arte. L'infanzia felice fu presto stroncata: a otto anni perdeva tragicamente la madre e a undici, subiva la dipartita del padre.
IMMAGINE DI COPERTINA
Disegno da Autoritratto; dett. Madonna del Cardellino, 1506, Galleria degli Uffizi, Firenze.

Rai Cultura 20206' 31'' Raffaello Sanzio. Un felice inizio

Raffaello imprenditore stratega

Antonio Forcellino racconta Raffaello imprenditore e abile stratega. Acuto osservatore, fin da giovanissimo, cattura le novità dai grandi maestri a lui contemporanei, ne studia e apprende le tecniche migliorandone, a volte, i risultati come nello Sposalizio della Vergine (1504). Durante il soggiorno a Firenze (1504-1508), Raffaello appaga la ricca clientela del mercato fiorentino con opere devozionali. Nel 1508, chiamato a Roma da Giulio II (1503-1513) dopo i primi saggi artistici, convince il pontefice che può fare da solo, ma non licenzia nessuno come fa Michelangelo nella Cappella Sistina, anzi, coinvolge e istruisce una squadra. Con l’elezione del papa Medici, Leone X (1513-1521), Raffaello deve gestire una grande quantità di commesse, ma grazie allo sguardo selettivo ereditato dal padre, ingaggia artisti specializzati e formati in qualità di collaboratori, per soddisfare tutti i clienti con la stessa raffinata particolarità della sua arte.
IMMAGINE DI COPERTINA E CONTRIBUTI
Disegno da Autoritratto; dett. Sposalizio della vergine, 1504, Pinacoteca di Brera, Milano. I contributi di fiction del video, sono tratti da Raffaello, di Anna Zanoli (1984)

Rai Cultura 20206' 12'' Raffaello imprenditore stratega (la strategia imprenditoriale di Raffaello)

Raffaello versus Perugino

Molte fonti, in primis quella autorevole del Vasari, sostengono che l’apprendistato di Raffaello ebbe luogo nella bottega di Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come Perugino (1448-1523). Negli ultimi anni, un importante confronto tra storici dell’arte e studiosi come Forcellino, ha restituito alla figura del padre Giovanni Santi maggior rilievo. Alcuni documenti infatti, dimostrano che Raffaello a diciassette anni era in grado di dirigere una bottega, occupandosi anche di aspetti legali e amministrativi. Secondo Forcellino, Raffaello frequentò Perugino con il solo scopo di studiarne le tecniche e poi superarle, dimostrando così ai suoi committenti di essere un pittore ben più valente. Un esempio eclatante, fu la commissione dello Sposalizio della Vergine (1504); Raffaello fece esplicito riferimento allo stesso soggetto del Perugino, riproponendo lo spazio e la struttura compositiva, ma cambiò e migliorò ogni singolo dettaglio.
IMMAGINE DI COPERTINA
Raffaello Sposalizio della Vergine, 1504, Pinacoteca di Brera, Milano; Perugino Sposalizio della Vergine, 1501-1504, Musée des Beaux-Arts di Caen.

Rai Cultura 20207' 17'' Raffaello versus Perugino

Le donne di Raffaello

Antonio Forcellino racconta come Raffaello seppe cogliere l’essenza femminile, più di ogni altro pittore a lui contemporaneo. Nei ritratti rinascimentali, la donna è quasi sempre oggetto del desiderio dell’uomo; per Raffaello invece, essa manifesta una propria intelligenza e consapevolezza che risuona nell'eros dell'immagine. In quest'ottica, le figure femminili dell'artista sono le prime donne moderne del mondo occidentale. Spesso, le donne che Raffaello ha ritratto sono figure importanti che provengono dalle corti, luoghi dove era loro permesso l'accesso alla cultura, alla lingua italiana, latina e spesso anche greca. Nei ritratti di Raffaello quindi, si impone una femminilità nuova, quasi ribelle, che sprigiona il valore e la virtù profonda che proviene dall'essere donna.
IMMAGINE DI COPERTINA
Disegno da Autoritratto; dett. Ritratto di Elisabetta Gonzaga, 1504-05 ca, Galleria degli Uffizi, Firenze.

Rai Cultura 20206' 10'' Le donne di Raffaello

Un mecenate: Agostino Chigi e Raffaello

Un personaggio chiave per capire il successo di Raffaello è Agostino Chigi (1466-1520). Ricco banchiere di Siena, borghese scaltro e intelligente, Chigi finanzia sanguinose imprese belliche, presta soldi ai papa Alessandro VI, Giulio II e Leone X, ma è anche uomo di lettere e capisce l’arte. Il banchiere fece costruire Villa Chigi (oggi Farnesina), una residenza suburbana nel cuore di Trastevere, da uno dei più affermati architetti del momento, il toscano Baldassarre Peruzzi (1481-1536), e affidava la decorazione a grandi artisti fra cui lo stesso Peruzzi e Raffaello, autore della Galatea (1511-12) nella loggia di Amore e Psiche. A Villa Chigi lavorarono Sebastiano del Piombo (1485-1547), Giovanni da Udine (1487-1561), Giulio Romano (1499-1546), il Sodoma (1477-1549) e Giovan Francesco Penni (1488-1528). Raffaello inoltre, riceve da Chigi il suo primo incarico da architetto per edificare le stalle accanto alla villa. Nella Cappella Chigi, della Basilica di Santa Maria della Pace, infine, Raffaello dipinse le Sibille (1515), un ciclo di affreschi ai vertici della pittura Rinascimentale.
IMMAGINE DI COPERTINA
Disegno da Autoritratto; disegno da anonimo del XVI secolo Ritratto di Agostino Chigi 1506 ca, Palazzo Chigi, Ariccia (RM); dett. Loggia di Amore e Psiche, Villa Farnesina, Roma.

Rai Cultura 20206' 45'' Un mecenate: Agostino Chigi e Raffaello

Raffaello, Roma e il papato. Rivalità e collaborazione

Figura fondamentale per lo sviluppo dall’arte del Rinascimento, Giuliano della Rovere eletto papa Giulio II che, nel 1508, chiamava Raffaello a Roma. Michelangelo (1475-1564) era già impegnato negli affreschi della Cappella Sistina, mentre Bramante, era il primo architetto di Giulio II. Appena Raffaello mostra le sue doti pittoriche, diventa l'artista prediletto del papa che gli affida le Stanze Vaticane. Nel 1514, alla morte di Bramante, papa Leone X sostituisce l'architetto nominando Raffaello alla fabbrica di San Pietro e contemporaneamente, gli affida l'incarico di ricostruire la pianta dell’antica Roma imperiale. La città in quegli anni si rinnova, pullula di artisti e commesse e la politica fa la sua parte. Quando, Agostino Chigi chiede a Raffaello di occuparsi della sua villa a Trastevere, era già all’opera Sebastiano del Piombo che, messo da parte, inizia un confronto di accesa rivalità con l'urbinate.
IMMAGINE DI COPERTINA E CONTRIBUTI
Disegno da Autoritratto, Ritratto di Giulio II, Ritratto di Leone X; dett. da Visione di Ezechiele
1517-1518 circa, Gallerie degli Uffizi, Firenze. I contributi fiction del video, sono tratti da Raffaello, di Anna Zanoli (1984).

Rai Cultura 202014' 12'' Raffaello, Roma e il papato. Rivalità e collaborazione

Raffaello e Bramante

L’architetto Donato Bramante (1444-1514) riveste un ruolo importantissimo per Raffaello. Nato 39 anni prima del nostro pittore, vicino a Urbino, entrambi si formano in uno dei maggiori centri della cultura italiana del XV secolo. Giunto a Roma da Milano nel 1499, secondo Giorgio Vasari, fu Bramante a suggerire a papa Giulio II il nome di Raffaello e da quel momento, fino alla sua morte, l'architetto agirà come mentore del giovane. Tra i due la collaborazione è immediata, non solo Bramante gli insegna i rudimenti dell’architettura, ma alla sua morte sarà lui a designare Raffaello successore del non finito progetto per San Pietro. Fra le molte opere di Bramante a Roma, il Cortile di Belvedere in Vaticano, il Chiostro di Santa Maria della Pace e intorno al 1510, Palazzo Caprini (distrutto nel XVII secolo), per anni detto il Palazzo di Raffaello, o meglio, la casa perché questa fu l’ultima residenza dell’artista dove morì.
IMMAGINE DI COPERTINA
Disegno da Autoritratto; disegno da Ritratto di Donato Bramante.

Rai Cultura 20201' 50'' Raffaello e Bramante

Raffaello
Da discepolo a maestro

La breve e fortunata parabola creativa di Raffaello, attraverso momenti significativi raccontati da storici dell'arte e studiosi

Perugino. Dai fiamminghi a Raffaello

Perugino ancor oggi ritenuto il principale maestro di Raffaello, in un racconto di Philippe Daverio (Passepartout. Firenze VS Bruges). Artista umbro, formato nel verbo di Piero della Francesca e poi a Firenze, con Andrea del Verrocchio, dopo importanti commesse, Perugino fu chiamato a Roma per affrescare nella Cappella Sistina la Consegna delle chiavi (1481-82), un successo che fece della sua bottega la più prestigiosa dell'Italia rinascimentale. Rientrato a Firenze, Perugino fu folgorato dal Trittico Portinari (1477-78; Gallerie degli Uffizi) di Hugo van der Goes, dipinto a Gand e giunto in città nel 1483. Lo spiccato verismo dei dettagli, accompagneranno la maturità del pittore che già pregevole ritrattista, ora propone la sua cifra di ideale femminile elegante e sentimentale, peculiare delle sue Madonne e di quelle del giovane Raffaello.

Passepartout. Firenze VS Bruges 20048' 01" Raffaello Sanzio. Un felice inizio

L'Arte e il papato nell'Età dell’oro

L'Arte e il papato nell'Età dell’oro raccontata da Claudio Strinati, Antonio Paolucci, Philippe Daverio e Tomaso Montanari.

Tra la fine del '400 e i primi anni del '500, arrivano a Roma da Firenze, al servizio dei papa, i migliori artisti che portano all'apice lo sviluppo aureo del Rinascimento. Leonardo (1452-1519) e Michelangelo si erano già confrontati a Firenze, chiamati ad affrescare nella sala del Consiglio Grande in Palazzo Vecchio, scene inneggianti le doti militari della Repubblica, poi mai realizzate (Battaglia di Anghiari, Leonardo, 1503; Battaglia di Cascina, Michelangelo, 1504). Il più giovane Raffaello, che soggiornò a Firenze tra il 1504 e il 1508, seppe fare tesoro dell'apparente divergenza di visione dei due e coniugò nelle sue tele, prospettive di paesaggi sfumati e figure atletiche meditate dal Tondo Doni (1507) di Michelangelo. Alla fine del 1508, Raffaello arrivava a Roma per affrescare le Stanze Vaticane chiamato da Giulio II. Tomaso Montanari racconta di questo papa bellicoso e del suo successore Leone X, pontefici diversi per temperamento, gusti e cultura, ma che avevano una sola idea in comune, plasmare la propria immagine di grandezza riedificando una nuova Roma monumentale che evocasse quella antica. Per questo, le opere di Raffaello, Michelangelo e Bramante, furono finanziate con tutti i mezzi, in primis la vendita delle indulgenze da cui, dopo il Sacco di Roma (1527), prenderà avvio la Controriforma.
Nelle commissioni romane di Bramante e Raffaello, primeggia la riproposta dell'antico, rafforzata dalla scoperta, nel 1506, de Il Laocoonte, copia romana di un'enorme statua ellenistica. Giulio II la fece istallare da Bramante nel Cortile del Belvedere, circondata da altre statue di epoca romana della sua collezione: nasceva così il primo nucleo dei Musei Vaticani. Nei confronti dell'antichità, Raffaello nutre un nuovo atteggiamento, non sentimentale ma piuttosto di conservatore tanto che, nel 1515, Leone X lo nomina "Presidente" degli scavi a Roma. L'artista esegue una campagna di rilievo, rovina per rovina e nel 1519, con Baldassarre Castiglione, scrive un'accorata lettera al papa per salvare da dissotterramenti scellerati ciò che definisce, con un'allusione politica, "il cadavere della patria".

Protagonisti fra '400 e '500: Leonardo, Michelangelo, Bramante e Raffaello

Passepartout Papi di buona famiglia 201311' 13'' Protagonisti fra '400 e '500: Leonardo, Michelangelo, Bramante e Raffaello

Tomaso Montanari: l’arte e il papato dal Rinascimento alla Controriforma

Potere e bellezza. Il papato 20169' 13'' Tommaso Montanari: l’arte e il papato dal Rinascimento alla Controriforma

Raffaello e bottega a Villa Farnesina

Una squadra di collaboratori eccelsi quella di Raffaello, nel racconto di Philippe Daverio, Antonio Sgamellotti e Mario Scalini.

Contemporaneamente al cantiere Vaticano, Raffaello e una schiera di artisti scelti, affrescano la villa del noto banchiere e mecenate Agostino Chigi. Il ciclo pittorico della residenza rinascimentale progettata da Peruzzi, fu ideato da Raffaello con scene tratte dai miti classici inneggianti l'amore. La villa infatti, dedicata alle arti e al tempo libero, era stata voluta dal Chigi per il suo grande amore, la giovane fanciulla veneziana Francesca Ordeaschi. Unico affresco originale di Raffaello, Il Trionfo di Galatea, una ninfa su una conchiglia trainata da delfini e circondata da divinità marine e cupidi armati di frecce. Agli affreschi lavorò anche Giovan Francesco Penni, fratello di Luca Penni (1500-1556) del quale Mario Scalini, Direttore del Polo Museale dell’Emilia Romagna, presenta Il San Giovannino (Pinacoteca Nazionale di Bologna), forse di sua mano. Tratto dal celebre dipinto che Raffaello eseguì tra il 1516 e il '17, oggi alle Gallerie degli Uffizi, questo San Giovannino si distingue dalle numerose copie per l'altissima qualità pittorica.

Raffaello a Villa Chigi

Rai Cultura 20195' 11'' Mecenati di Villa Farnesina. Ieri e oggi

Raffaello e bottega a Villa Farnesina

Passepartout. Accademia dei Lincei 20138' 08'' Raffaello e bottega a villa Farnesina

Un San Giovanni Battista raffaellesco

Rai Cultura 20191' 51'' Il San Giovannino del Penni

La bottega dei Giovani di Raffaello

Il giornalista Luciano Luisi presenta Nicole Dacos, storica dell'arte e autrice del libro Le logge di Raffaello: maestro e bottega di fronte all'antico (Istituto Poligrafico dello stato, Libreria Roma, 1977). Dacos negli anni Settanta del '900, ricercatrice al Warburg Institute di Londra, inizia a studiare le logge raffaellesche e nel 1977, pubblica un grande e corposo libro per il quale rilascia l'intervista. Nel 1986 fu fatta ristampa e queste prime accurate ricerche dopo ulteriori approfondimenti e rettifiche, nel 2008 escono in un nuovo volume dove Dacos individuava i diversi interventi dei Giovani di Raffaello, la squadra di geniali collaboratori che accompagnò l'artista nelle sontuose decorazioni (Le Logge di Raffaello. L'antico, la Bibbia, la bottega, la fortuna, Milano, Città del Vaticano, 2008). Si tratta di Giulio Romano, Perin del Vaga, Polidoro da Caravaggio, Gian Francesco Penni, Giovanni da Udine, Vincenzo Tamagni, Guglielmo de Marcillat, Pedro Machuca e Alonso Berruguete.

Un libro di Nicole Dacos

Speciale TG1 19786' 28'' Un libro di Nicole Dacos

Focus su alcune opere

Perugino e Raffaello: Sposalizio della Vergine

"Mentre Perugino assottiglia sempre più il suo fare, Raffaello concepisce ed esegue il più grande capolavoro peruginesco mai esistito, in cui il linguaggio del maestro viene utilizzato per espandere nuove energie creative"

Claudio Strinati

Lo Sposalizio della Vergine è la pala d’altare realizzata da Raffaello nel 1504 per la chiesa di San Francesco a Città di Castello, su commissione dalla famiglia Albizzini. Il soggetto rappresentato, le nozze di Maria dopo che Giuseppe era stato scelto come suo sposo in maniera miracolosa, proviene da un vangelo apocrifo, diffuso attraverso La Legenda Aurea, una raccolta di biografie agiografiche composte in latino da Jacopo da Varazze nel 1298. Lo Sposalizio, rappresenta il momento di massimo avvicinamento della pittura di Raffaello ai modi del Perugino. Il confronto è con la pala d’altare omonima realizzata dal pittore umbro per la Cappella del Santo Anello nel Duomo di Perugia, in una data pressoché coeva (1501-1504). La ripresa dell’iconografia del celebre maestro, evidenzia la particolare qualità espressiva maturata da Raffaello, che crea un capolavoro di prospettiva rinascimentale, in profondo rapporto con la raffinata cultura urbinate in cui il giovane artista si è formato. Se Perugino aveva semplicemente accostato le parti della composizione entro una struttura prospetticamente corretta, Raffaello costruisce una composizione in cui tutti gli elementi sono legati da relazioni matematiche di proporzioni e sono disposti secondo un preciso e serrato ordine gerarchico.
Ceduto nel 1798 al generale dell’armata napoleonica Giuseppe Lechi, il dipinto entra a far parte della Pinacoteca di Brera nel 1804, dove, in oltre due secoli, suscita attenzioni estreme ed opposte. Tra i visitatori illustri si ricorda Franz Liszt, che traspone la complessa articolazione dell’opera pittorica nel brano Sposalizio (1858). Un secolo dopo, nel 1958, la preziosa tavola è oggetto di un atto vandalico: un visitatore colpisce con un martello la figura della Vergine, danneggiandola al gomito e al ventre. L'attentatore è il pittore Nunzio Van Guglielmi che rivendica in un foglio inserito tra i vetri infranti, il motivo del folle gesto: "W la rivoluzione italiana. Via il governo clericale". Il dipinto viene immediatamente restaurato. L’ultimo intervento è stato portato a termine nel 2009.

Rai Cultura 20208' 10'' Perugino e Raffaello: Lo Sposalizio della Vergine

La Deposizione Baglioni

"Questa pala di Raffaello non è la semplice presentazione di un gruppo di personaggi, ma per la prima volta nella tradizione occidentale, un soggetto d'azione e di storia: non una 'Pietà', ma il trasporto di Cristo morto alla tomba. Nella Deposizione Baglioni è già contenuta 'in nuce' quella pittura di storia che fu la grande scoperta di Raffaello negli anni romani"

Maria Grazia Ciardi Dupré, 1976

La Deposizione Baglioni appartiene al riquadro centrale di una pala d'altare, con cimasa, fregio e predella (frammenti di opera oggi dislocati nei musei di Perugia e Città del Vaticano), commissionata all'artista dalla nobildonna Atalanta Baglioni, per la cappella funeraria di famiglia nella chiesa di San Francesco al Prato di Perugia. Il soggetto della Deposizione venne scelto per omaggiare il giovane figlio della donna, Grifonetto, assassinato nel 1500 in una sanguinosa faida familiare per il dominio di Perugia. La Deposizione è un'opera importantissima nel percorso creativo di Raffaello; qui l'artista trasforma la statica iconografia del Compianto, di matrice umbra, in un trasporto al sepolcro, un'azione il cui moto anticipa la pittura di storia. La genesi complessa dell'opera, documentata da una serie di sedici disegni preparatori, restituisce le tappe evolutive di un'idea chiave dell'artista, quella di adottare il registro epico narrativo di sicuro maturato nei contemporanei esempi fiorentini dei due cartoni di Michelangelo e Leonardo. Terminata nel 1507, la Pala Baglioni è rimasta in città fino al 1608 quando, papa Paolo V con la complicità dei frati, la trafugò per donarla al nipote cardinale Scipione Borghese che aveva avuto modo di ammirarla nel suo soggiorno di studi a Perugia. A nulla servirono le rivolte cittadine; presto furono placate dal papa con una copia commissionata a Giovanni Lanfranco (1582-1647). Nel 1797, con il trattato di Tolentino, la Deposizione fu trasferita a Parigi e tornò nella collezione Borghese nel 1816. L’opera è firmata e datata sulle pietre del Sepolcro “RAPHAEL VRBINAS M. D. VII”.

Svelare Raffaello.
Una giornata di studi sulla Deposizione in Galleria Borghese

Rai Cultura 20196' 32'' Svelare Raffaello. Una giornata di studi sulla Deposizione in Galleria Borghese

Nel 2019, la Galleria Borghese (che di Raffaello conserva anche le due opere, Dama con liocorno e Ritratto virile) ha organizzato una giornata di studi con relatori internazionali per approfondire gli aspetti storici e stilistici della Deposizione. Nella articolata e difficile ideazione, Raffaello matura il superamento di tutto ciò che fino ad allora la tradizione, prima umbra e poi toscana, gli aveva trasmesso. Realizza, infatti, una struttura compositiva rivoluzionaria, dall'inedito formato quadrangolare, utilizzando pigmenti non comuni nella tavolozza dell’artista impegnato ad esaltare in modo nuovo il cromatismo fiorentino. Con quest'opera, Raffaello apre la strada ad un nuovo linguaggio espressivo, una sintesi perfetta tra idealizzazione formale e sentimento naturale, stile che Raffaello già ricercava nei modelli dell’antichità classica e che a Roma, porterà a pieno sviluppo.

Dentro Raffaello.
Le indagini diagnostiche per la Deposizione della Galleria Borghese

Rai Cultura 20197' 30'' Dentro Raffaello. Le indagini diagnostiche per la Deposizione della Galleria Borghese

Un approfondimento sul progetto di ricerca promosso dalla Galleria Borghese sulla Deposizione, attraverso nuove indagini tecnologie di ultima generazione. La campagna di osservazioni scientifiche ha utilizzato uno dei più avanzati strumenti di osservazione diagnostica, lo Scanning Macro-XRF e la Riflettografia scanner IR iperspettrale. Queste analisi, mai eseguite prima, hanno la finalità di acquisire nuove conoscenze sulla tecnica esecutiva adottata dall’artista e sullo stato di conservazione della tavola. Tra le più consolidate tecniche di scansione non invasiva di opere d'arte, la Macro X-Ray Fluorescense permette l'acquisizione della mappa di distribuzione dei vari elementi chimici presenti all'interno degli strati pittorici. Obiettivo dei nuovi studi quello di mettere a fuoco la visione generale dell’attento disegno preparatorio che non è mai stato descritto in maniera critica omogenea.

Cesare Brandi racconta
la Deposizione di Raffaello alla Galleria Borghese

A Tu per tu con l'opera d'arte 197513' 02'' Cesare Brandi racconta La Deposizione di Raffaello alla Galleria Borghese

Dalla storica serie televisiva curata da Franco Simongini, la guida invisibile ma prestigiosa di Cesare Brandi, racconta la Deposizione. I riferimenti formali su precedenti opere di Raffaello, mettono in luce le conquiste del giovane umbro, capace di suggerire il movimento nell'immobilità assoluta di figure stagliate in una nitidezza piena di sfumature. Il ripristino di questa pittura assolutamente impeccabile, nel 1972 era stata garantita dal restauro della tavola danneggiata in seguito a un pesante intervento ottocentesco. L'Istituto Centrale di Restauro infatti, aveva rimosso una parchettatura che sul retro fissava le 6 tavole di cui è composta l'opera. La rigida struttura, privata dei naturali movimenti di assestamento del legno, aveva compromesso in prossimità delle giunture, tra un’asse e l’altra, la sottile pellicola pittorica mortificata da ridipinture successive.

Estasi di Santa Cecilia

L'Estasi di Santa Cecilia fra i Santi Paolo, Giovanni Evangelista, Agostino e Maria Maddalena, è un capolavoro della maturità di Raffaello realizzato nel 1518. Eseguito a Roma e portato poi a Bologna, oggi conservato alla Pinacoteca, il dipinto venne collocato nella cappella di famiglia di Elena Duglioli dall'Olio (chiesa di San Giovanni in Monte), una donna colta, devota e dedita ad opere di carità. Con la cacciata dei Bentivoglio nel 1506 ad opera di Giulio II, il legame fra la chiesa romana e Duglioli si intensificò, tanto che a Bologna ebbe inizio una profonda venerazione della mistica bolognese beatificata poi nell'Ottocento. L’arrivo in città del più grande artista della corte pontificia, con un'opera che la venerava, rappresentò per Bologna un importante elemento di propaganda del restaurato potere papale romano. La vita di Elena era accomunata a quella di Santa Cecilia per la castità vissuta nel matrimonio e per le sue ascesi. L'immagine proposta da Raffaello identifica Duglioli con la Santa nell’iconografia dell’estasi, nel momento in cui lascia cadere le canne dell’organo, simbolo di gioie terrene e volge lo sguardo verso gli angeli e l’amore divino. Oltre alla rinuncia dei piaceri, il soggetto esalta la castità nel tradizionale simbolo della cintura alta che chiude la raffinatissima veste della Santa. I Santi che le fanno corona non sono coinvolti nell’esperienza mistica: Paolo medita e osserva gli strumenti musicali a terra, Giovanni e Agostino sono concentrati in un dialogo di sguardi, Maria Maddalena si rivolge allo spettatore invitandolo ad assistere al mistero e mostra il vaso contenente l’olio con cui aveva unto i piedi di Cristo. Raffaello assegna ai Santi un ruolo simbolico nella rappresentazione a semicerchio che allude all’abside di una chiesa. Per la straordinaria e originale natura morta di strumenti musicali in primo piano, l'artista si era avvalso del suo collaboratore Giovanni da Udine.
Nell’ambiente artistico emiliano infine, la portata innovativa della Santa Cecilia, esercitò un'enorme impatto, influenzando l’evoluzione della pittura locale fino a tutto il Seicento.

Rai Cultura 20205' 07'' L'estasi di Santa Cecilia

Restauri dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze

La Madonna del Cardellino

da Bellitalia 20081' 47'' Il restauro della Madonna del Cardellino

La Madonna del Cardellino (1506 ca.), opera di devozione privata, fu dipinta da Raffaello per le nozze dell'amico Lorenzo Nasi, un ricco mercante fiorentino. Nel 1547, la tavola subì gravissimi danni nel crollo della casa di Nasi dove si trovava; fu subito recuperata da Ridolfo del Ghirlandaio, artista toscano raffaellesco che unificò la superficie pittorica danneggiata. In questo servizio, Marco Ciatti dell'Opificio delle Pietre Dure, racconta del recente restauro durato circa dieci anni. Oggi alle Gallerie degli Uffizi, la sublime Madonna con i capelli raccolti in un sottile velo, nello sfondo di un prato fiorito con una cascatella zampillante, la si può vedere finalmente ripulita dalle molteplici verniciature e rimaneggiamenti che, nei secoli, avevano celato la policromia elegante e accesa tipica di Raffaello in questi anni. Se pur ripropone un paesaggio umbro, qui Raffaello prende le distanze da Perugino e nella composizione piramidale che racchiude i personaggi gesticolanti, mostra l'interesse per Leonardo mentre, nel gigantismo di Maria, quello per Michelangelo.

La Muta

Rai Cultura 20159' 45'' La Muta di Raffaello Sanzio restaurata dall'Opificio delle Pietre Dure. Recupero e manutenzione di un capolavoro

Francesca Ciani Passeri e Patrizia Ritano, illustrano le diverse indagini effettuate per il restauro della Muta (1507 ca.), oggi alla Galleria Nazionale delle Marche. La tavola degradata dall'attacco di insetti, è stata sottoposta ad un trattamento di disinfestazione e poi di risanamento dei molti fori che si erano creati nel supporto. Dopo la radiografia, la riflettografia e l'uso dello scanner, ha restituito le diverse lunghezze d'onda di immagini sottostanti, a conferma che Raffaello aveva modificato il disegno iniziale nella fase di realizzazione, come già dimostrato in altre opere. L'intervento di pulitura del dipinto, è avvenuta con una miscela di solvente ed emulsione cerosa, necessaria per non far migrare i composti chimici all'interno degli strati pittorici. Grazie a recenti studi sulla moda del tempo, si era ipotizzato che il soggetto della Muta, fosse una gentildonna di rango fiorentino e proprio questo restauro, ha evidenziati i gioielli che adornano petto e mani, nonché la scelta di preziosi veli di seta che incorniciano il capo e le spalle.

Roberto Longhi e la scoperta della Dama con liocorno

La storia attributiva della Dama con liocorno (1505-06) di Raffaello, oggi in Galleria Borghese, inizia a fine '800 con Giovanni Morelli che assegna l'opera a due possibili manieristi toscani che si sarebbero ispirati a un disegno del maestro oggi al Louvre: si tratta dei raffaelleschi Ridolfo del Ghirlandaio e Francesco Granacci. Nei primi anni del '900, Giulio Cantalamessa, allora direttore di Galleria Borghese, ipotizza per primo un ingente ritocco dell'opera data la diversa qualità dei dettagli; tra il 1927 e il '28, Roberto Longhi individua la mano autografa di Raffaello e pone l'attenzione su un'aggiunta, il manto sulle spalle della Dama, opera di un maldestro pittore del '500 fiorentino. Per la straordinaria qualità del volto, Longhi colloca il ritratto vicino alla Maddalena Doni e alla Muta. L’intervento del critico favorì il restauro della tavola, non senza pareri contrari e diatribe circa il suo trasporto su tela. In questo estratto da un filmato storico Rai sulla biografia di Longhi, introduce il fatto lo studioso Cesare Garboli che commenta la leggenda di un "Longhi mago"; a seguire, Antonio Boschetto racconta la Dama con liocorno.

Sulla scena della vita 19715' 47'' Roberto Longhi e la scoperta della Dama con liocorno di Raffaello

Fotogallery

Il furto di Raffaello

Il Furto di Piero e Raffaello

AZ. Un fatto come e perché 197516' 23'' Il Furto di Piero e Raffaello

Nella notte tra il 5 e 6 febbraio 1975, La Muta di Raffaello, la Madonna di Senigallia e la Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca, vennero trafugate dal Palazzo Ducale di Urbino. Da AZ Un fatto come e perché, la ricostruzione del clamoroso furto, con interviste al Sostituto Procuratore di Urbino, Gaetano Savoldelli Pedrocchi e al capo del nucleo di carabinieri specializzato nei recuperi d'arte, Rodolfo Siviero. Il 23 marzo del 1976, in una camera di hotel a Locarno (Svizzera), le tre opere vennero recuperate dai carabinieri. La dinamica del furto fece pensare ad "agili scalatori", ma nessuno poteva immaginare che il colpo fosse opera del falegname Elio Pazzaglia che, ignaro della notorietà dei capolavori, pensava di rivenderli. Italo Faldi, storico dell’arte e Soprintendente della Galleria Nazionale delle Marche, interviene sul sistema di protezione del museo che, dal 1967, dice essere peggiorato per mancanza di fondi. Alcuni custodi del museo appaiono turbati ma solo uno dichiara la paga notturna: 50 Lire l’ora.

Dopo il furto di Urbino. Un dibattito sul patrimonio artistico

AZ. Un fatto come e perché 197522' 05'' Dopo il furto di Urbino: un dibattito con Siviero, Spadolini, Argan e Ragghianti sul patrimonio artistico

Rodolfo Siviero, Giovanni Spadolini, Giulio Carlo Argan e Carlo Ludovico Ragghianti.
Nel dibattito sulla gestione del patrimonio storico artistico nello studio di AZ Rodolfo Siviero, Giovanni Spadolini, ministro dei Beni Culturali e Ambientali e lo storico dell'arte, presto sindaco di Roma, Giulio Carlo Argan. Il nuovo ministero di Spadolini era appena stato istituito accorpando competenze e funzioni che prima, erano di ministeri diversi. Spadolini, qui al centro del dibattito, è incalzato dal giornalista e conduttore Paolo Bellucci sulla prima misura preventiva annunciata, far presidiare i circa 25 maggiori musei pubblici italiani dalle forze armate come, ricordava Siviero, già accadeva in passato. Argan parla della gravità dell'accaduto, mentre in un'intervista registrata, un contributo del critico d'arte Carlo Ludovico Ragghianti non risparmia parole di denuncia dure e incisive. Era chiaro che in quei giorni il furto metteva l'Italia di fronte a importanti responsabilità da troppo tempo mancate.

Timeline

  1. Raffaello Sanzio nasce a Urbino
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  2. Leonardo ottiene la commissione della Vergine delle Rocce.
  3. Muore la madre. Raffaello ha 8 anni.
  4. Muore il padre. Raffaello ha 11 anni.
  5. Michelangelo esegue il Bacco.
  6. Leonardo finisce il Cenacolo.
  7. Michelangelo scolpisce La Pietà.
  8. Raffaello ottiene la commissione per la chiesa di San Agostino a Città di Castello. Ha diciassette anni.
  9. Bramante progetta San Pietro in Montorio.
  10. Michelangelo finisce il David.
  11. Lo Sposalizio della Vergine.
  12. Ritrovamento del Laocoonte a Roma.
  13. Ritratto di Agnolo Doni.
  14. Ritratto di Maddalena Strozzi.
  15. Deposizione Borghese.
  16. Stanza della Segnatura.
  17. Michelangelo affresca la Volta della Cappella Sistina.
  18. Stanza di Eliodoro.
  19. Raffaello è nominato Architetto capo della Fabbrica di San Pietro.
  20. Arazzi vaticani.
  21. Stanza dell'Incendio di Borgo.
  22. Ritratto di Leone X con i Cardinali.
  23. Logge Vaticane.
  24. Lettera di Raffaello e Baldassarre Castiglione a papa Leone X sulla salvaguardia delle antichità romane.
  25. La Trasfigurazione.
  26. Raffaello muore il 6 aprile a Roma.

Il disegno di Raffaello

Il Raffaello dell'Ambrosiana. In principio il Cartone.
Il restauro del disegno della Scuola di Atene

E’ il più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto, interamente realizzato da Raffaello. Oltre duecento fogli di carta sui quali l’artista disegnò La Scuola di Atene, la prima delle composizioni ideate per gli affreschi commissionati da Giulio II per la Stanza della Segnatura, negli appartamenti del Palazzo Apostolico in Vaticano. Una superficie di circa otto metri di lunghezza per tre metri di altezza dove si snodano le immagini della comunità dei sapienti antichi e moderni. Un racconto in bianco e nero dal dinamismo accentuato e dagli intensi effetti chiaroscurali, composto da più di cinquanta figure, tra le quali spiccano in alto, nel gruppo dei filosofi, Platone, con il dito puntato verso l'alto, riconoscibile poiché regge il Timeo, e Aristotele, identificabile dal libro dell'Etica. Il “bel finito cartone”, secondo le definizioni dell’epoca, conteneva tutte le informazioni necessarie alla realizzazione dell’opera: non solo i contorni delle figure e dello scenario in cui andavano a disporsi ma i movimenti, le espressioni dei volti e la provenienza della luce, fornendo un’immagine compiuta di quello che sarebbe stato il risultato finale. Il cartone non fu distrutto durante la trasposizione del disegno sulla parete da affrescare e sopravvisse, nonostante la fragilità del supporto, anche alle razzie e a perigliosi viaggi per acqua che lo intaccarono senza offuscare l’articolata e fitta sequenza narrativa messa in scena da Raffaello. Il prezioso manufatto era, infatti, tra i tesori artistici requisiti da Napoleone che lo portò via dalla Pinacoteca Ambrosiana dove si trovava sin dal 1610. Proprio al Louvre, tra il 1797 e il 1798, il cartone subì un complesso restauro prima di rientrare a Milano nel 1816. Nel 2014 la Biblioteca Ambrosiana, ha avviato sul cartone una lunga e laboriosa attività di indagine e opera di restauro conservativo

Rai Cultura 2019 12' 53'' Raffaello Sanzio. Un felice inizio

La fortuna delle invenzioni di Raffaello

La morte di Anania, un arazzo inedito

Il ciclo con gli Atti degli Apostoli, ideato da Raffaello tra il 1514 e il '16 fu riprodotto grazie alla permanenza nelle botteghe fiamminghe dei cartoni dell’artista, anche dopo che gli arazzi furono confezionati e spediti a Roma nel 1519-20. Durante il corso del XVI e XVII secolo furono commissionate in Europa nuove traduzioni in stoffa della serie, che partendo dai cartoni e dalle loro copie riproducevano gli Atti degli Apostoli con poche varianti, per lo più localizzate nelle bordure. L’arazzo raffigurante Ananias et Saphira (proveniente da una collezione privata, solo recentemente oggetto di studi) documenta la fortuna dell’inventio raffaellesca. A differenza degli altri cartoni, non si conoscono disegni preparatori di Raffaello ma la composizione ebbe immediatamente grande successo, come testimoniano matrici e incisioni presenti nelle collezioni dell’Istituto Centrale per la Grafica. La prima stampa raffigurante la Morte di Anania è stata realizzata con la tecnica del chiaroscuro da Ugo da Carpi nel 1518, su indicazione dello stesso Raffaello e costituisce un documento importantissimo della volontà dello stesso artista di diffondere il soggetto attraverso la riproduzione in multipli seriali.

Rai Cultura 2020 4' 58'' La morte di Anania, un arazzo inedito

L'ambito Raffaello nella fortuna dei suoi arazzi

I molti disegni di Raffaello svelano la meditata genesi ideativa e il graduale approfondimento compiuto dall'artista, ma non solo. Dal disegno dal vero del dettaglio, al cartone ausiliario a fini didattici, fino al vero prototipo, risulta evidente anche il laborioso metodo messo a punto nella sua articolata pratica di bottega, utile per la produzione seriale di grandi formati come erano gli arazzi. Papa Medici Leone X, commissionò a Raffaello dieci arazzi che dovevano fungere da scenografia durante le cerimonie liturgiche; tratti dai Vangeli e dagli Atti degli apostoli (1514-1516), le grandi scene andavano a decorare il registro più basso delle pareti della Cappella Sistina. Gli arazzi di varia misura, realizzati nella bottega di Pieter van Aelst a Bruxelles, fra il 1515 e '19, oggi in Pinacoteca Vaticana, derivano da cartoni originali, colorati a tempera, in parte conservati al Victoria and Albert Museum. Philippe Daverio mostra il primo esemplare, la Pesca miracolosa appartenuto a Leone X e subito dopo, la versione successiva del 1550 per il Cardinale Ercole Gonzaga e ancora, una terza traduzione seicentesca con innesti postumi nella bordura di gusto neoclassico.

Passepartout. Storia dell’arazzo 20135' 54'' L'ambito Raffaello nella fortuna dei suoi arazzi

Raffaello, dal Cinquecento ad oggi
Quel bello naturale interpretato, ripetuto, reinventato ...

Giuliano Briganti: maniera e Manierismo

Dallo storico programma culturale Sapere, una puntata sul Manierismo pittorico condotta da uno dei massimi esperti della materia, il critico d'arte Giuliano Briganti (1918-1992) che in questo breve estratto, introduce l'argomento. Briganti, con il suo libro La maniera italiana (1961), aveva rianimato lo sterile dibattito in corso sull'arte del '500, ponendo in stretta "relazione fatti della storia e fatti dell’arte". Il sacco di Roma del 1527, aveva aperto le porte agli artisti in Europa ma anche compromesso l'ideale aureo del Rinascimento. Il Manierismo esprimerà un'inquietudine tradotta in un'arte astratta di umori lunatici e introversi.

Sapere 19735' 18'' Giuliano Briganti: maniera e Manierismo

Una nave chiamata Raffaello

Servizio Speciale del TG 196512' 24'' Una nave chiamata Raffaello

Il 25 luglio 1965, il transatlantico Raffaello, salpa dal porto di Genova, destinazione New York. Con la gemella Michelangelo, i due colossi furono le ultime turbonavi crociera, formato extralusso, realizzate della Società Italia Navigazione, fermate nel 1970, dal Boeing 747 Roma New York, molto più economico, nonché dall'imminente crisi petrolifera. La Raffaello fu un capolavoro di tecnologia e sicurezza unita all'eleganza e al gusto made in Italy. Saloni, camere, ristoranti, discoteca, chiesa, tutto fu progettato da grandi nomi del design e da artisti contemporanei che nella Raffaello, a differenza della più tradizionale Michelangelo, unirono il classico al moderno. Le due navi vennero vendute allo Scià di Persia per farne caserme galleggianti; la Raffaello venne colpita e affondata da un missile irakeno nel 1982, la Michelangelo fu demolita nel '91.

SoS Arte. Topo Gigio è Raffaello

Servizio Speciale del TG 196515' 26'' SoS Arte. Topo Gigio è Raffaello

Sos, opera d'arte chiama, rubrica con il personaggio di Topo Gigio qui accompagnato da Vito, andava in onda la domenica alle nove su Rai 1. Il mitico pupazzo di Maria Perego, animato dalla vocina di Peppino Mazzullo, veste i panni fiabeschi di Raffaello, prima introdotto nel suo periodo giovanile da Vito, poi animato nel suo arrivo a Roma. Con lui, il pupazzo di papa Giulio II nelle vesti di irriducibile guerriero che vuole ridare alla chiesa potere temporale. Oltre a Raffaello il pupazzo della Fornarina e la scenetta con Giulio II e la prima stanza affrescata dall'artista, quella della Segnatura. Ammirato dal papa, Raffaello viene nominato architetto di San Pietro dopo Bramante; a questo punto, per introdurre il conflitto fra i due artisti, appare un Topo Gigio nelle vesti di Michelangelo virtuale. Alla fine il monito: "andate a visitare i musei "!

Raffaello in mostra

Raffaello e gli amici di Urbino. La mostra alla Galleria Nazionale delle Marche e Palazzo Ducale

Nell'attesa dei 500 anni della morte di Raffaello, nel 2019 fu allestita la mostra Raffaello e gli amici di Urbino, alla Galleria Nazionale delle Marche e a Palazzo Ducale di Urbino. La mostra, a cura di Barbara Agosti e Silvia Ginzburg, indagava il mondo delle relazioni di Raffaello con un gruppo di artisti di Urbino che accompagnarono l’artista nella sua ascesa a Roma e nel processo di trasformazione che subì l’arte figurativa italiana tra il Quattrocento e il Cinquecento. In esposizione, opere di Pietro Perugino, Luca Signorelli, Girolamo Genga, Timoteo Viti e Pinturicchio, che ricoprirono un ruolo fondamentale nella formazione di Raffaello e furono da lui successivamente influenzati. Importante anche l’apparato di tele del maestro stesso, sopra tutte il Ritratto di Gentildonna, detta la Muta.

Rai Cultura 20198' 38'' Raffaello e gli amici di Urbino. La mostra alla Galleria Nazionale delle Marche e Palazzo Ducale

Raffaello: da Firenze a Roma

La mostra alla Galleria Borghese, Raffaello: da Firenze a Roma (2006), indagava gli anni dal 1504 al 1509 che segnavano la svolta stilistica e concettuale di Raffaello prima del suo ultimo trasferimento. Philippe Daverio ripercorre questo lustro decisivo per il pittore che assorbì il linguaggio di Leonardo e Michelangelo passando oltre la lezione del Perugino. Opera summa delle osservazioni tratte a Firenze, la Deposizione Borghese, vera protagonista della mostra, dove oltre all’assorbimento dei canoni leonardeschi, spicca evidente la fusione con lo studio di Michelangelo nella plasticità delle figure. Prestiti importanti, la Belle Jardinière, la Sacra Famiglia con l’agnello e la Madonna Esterhazy, tutte opere per la prima volta in Italia.

da Passepartout. Bamboccioni del '500 20118' 51'' Raffaello: da Firenze a Roma

Uffizi: la nuova sala dedicata a Michelangelo e Raffaello

Michelangelo e Raffaello esposti in un'unica sala degli Uffizi, la 41 che fino al 2016, ospitava Sandro Botticelli. Il nuovo allestimento vuole evidenziare la diversità delle voci artistiche e gli scambi tra i due grandi artisti nel periodo fiorentino, quando nel giro di pochi anni, sono nate opere iconiche oggi parte della concezione di Rinascimento italiano. La fioritura delle arti durante la prima Repubblica Fiorentina del gonfaloniere Piero Soderini (1498-1512), fu infatti dominata dalla concorrenza tra mecenati illuminati e il papato. Tra i committenti privati, i Doni, che riuscirono a strappare capolavori sia a Michelangelo, sia a Raffaello e i Nasi, per i quali l’urbinate dipinse la Madonna del Cardellino, ora avvicinata al Tondo Doni di Michelangelo dello stesso periodo. Per restituire il nesso storico tra opere dello stesso committente, al Tondo Doni sono stati affiancati due ritratti di Raffaello, la Maddalena e Agnolo Doni.

Rai Cultura 20181' 29'' Agli Uffizi inaugurata la nuova sala dedicata a Michelangelo e Raffaello. La diversità delle voci artistiche in un unico spazio

1483-1983
I primi 500 anni di Raffaello

Sul set di Raffaello

Per il V° centenario di nascita di Raffaello, la Rai seguì le molte iniziative culturali producendo programmi di rilievo. Ad Urbino, realizzò un documentario sul set di lavorazione della nuova docufiction Raffaello, con interviste all'autrice Anna Zanoli e a Carlo Bo.


Il giovane Raffaello

Un programma della sede regionale Rai delle Marche
di Giuseppe Camilletti, montaggio Antonio Pagnetti, 1983, 29min.

Il giovane Raffaello 198328' 25'' Sul set di Raffaello

Raffaello, il docudrama di Anna Zanoli

Sceneggiatura, regia Anna Zanoli; fotografia, Dante Spinotti, Giulio Albonico; montaggio, Antonio Utzeri; scene e costumi, Franca Zucchelli, Produzione Rai 1, 16mm, col. 1984,
Interpreti: Antonio Fattorini (Raffaello) Roberto Petruzziello (Raffaello bambino), Bruno Corazzari (Pietro Bembo), Anne Canovas (La Fornarina), Luigi Di Berti (Conte Canossa), Rinaldo Mirannalti (Giovanni Santi) e inoltre, Remo Remotti, Carlo Reali, Odino Artioli, Mario Cassigoli, Massimo De Vita, Riccardo Diana, Adriano Giraldi, Loris Liberatori, Roberto Scateni, Maurizio Schmidt, Egidio Termine
Trasmesse su Rai 1 in due puntate il 29 marzo e il 5 aprile 1984. In Homevideo DVD (RAI Eri, 2003)

"Con Raffaello il mio tentativo è stato quello di non essere mai 'realista', arrivando alla rappresentazione attraverso allusioni, simboli"

Anna Zanoli 1994

Raffaello, ideato, scritto e diretto da Anna Zanoli, ebbe una lunga gestazione. La direzione di Rai 1, con a capo Emmanuele Milano, investì ingenti mezzi per girare, con metodo cinematografico, splendide immagini delle opere di Raffaello, nonché architetture e paesaggi dove l'artista visse e lavorò. Moltissime le location: la Casa e Palazzo Ducale (Urbino), Villa Imperiale (Pesaro), Palazzo Corsi (Firenze), Stanze Vaticane, Logge della Farnesina, Villa Madama, Palazzo dei Cavalieri del San Sepolcro, Villa Lante al Gianicolo, Domus Aurea, Basilica di Massenzio, Pantheon (Roma) e Villa Adriana (Tivoli). Per l'occasione, fu utilizzato come set l'esposizione, nella Cappella Sistina, degli arazzi di Raffaello, riproposta anche nel 2020. Per la docufiction, Anna Zanoli ha messo in scena con discrezione un accurato rifacimento storico, sia nella scelta fisionomica degli attori, sia nei costumi e suppellettili tratti dai dipinti di Raffaello. Per la parte testuale inoltre, ha estrapolato versi e prose di Raffaello stesso e dei letterati suoi contemporanei, in parte rielaborate ove necessario. Filo conduttore del vertiginoso percorso artistico, Pietro Bembo che, sconvolto dalla morte improvvisa del grande amico Raffaello, avrebbe potuto scrivere questa appassionata evocazione di soli 37 anni di vita.

Raffaello 1984 - 1° parte57' 09'' Raffaello, Anna Zanoli, 1984, 1° parte
Raffaello 1984 - 2° parte55' 51'' Raffaello, Anna Zanoli, 1984, 2° parte

Chi è Anna Zanoli

Anna Zanoli Pioniera dell’arte in tivù, Anna Zanoli si laurea in storia dell’arte a Bologna sugli insegnamenti di Roberto Longhi e nel 1960, vince un concorso Rai, per l’apertura del secondo canale. Da L’approdo a Capolavori Nascosti, alla collaborazione con Luciano Emmer nella serie Io e, fino a In difesa di, con le denuncie di Federico Zeri, Zanoli si afferma nella cura di rubriche importanti e originali. La appassiona il genere anglosassone, nuovo per la televisione italiana, del docudramma, con la cui formula realizza Alberto Savinio (1977) e Raffaello (1984). Molti i documentari ritratto (Piero della Francesca, Lorenzo Lotto, Christian Schad, Luigi Veronesi, Alberto Burri) e quelli sui restauri (Cappella Sistina, Cenacolo di Leonardo, Venere di Botticelli ...).

Urbino festeggia Raffaello

Il breve documentario, Raffaello Sanzio di Urbino, prodotto dalla sede regionale Rai delle Marche e il servizio di approfondimento giornalistico, 500 e non li dimostra, evocano il clima culturale della città natale dell'artista. A una visita lampo nella Casa di Raffaello, all'epoca chiusa per restauro, seguono le interviste allo scrittore Paolo Volponi, al poeta Umberto Piersanti, al sindaco della città Giorgio Londei e all'assessore alla cultura Giuseppe Baiardi che polemizza con Renato Nicolini, stessa carica pubblica, per aver deciso di aprire le celebrazioni di Raffaello a Roma, anziché ad Urbino.

Raffaello Sanzio da Urbino

Raffaello Sanzio 198310' 23'' Raffaello Sanzio da Urbino

1983. Urbino e i 500 anni dalla nascita di Raffaello

da TG Scoop 19837' 00'' 1983. Urbino e i 500 anni dalla nascita di Raffaello

1520-2020
500 Anni senza Raffaello

Raffaello 1520-1483. Una mostra alle Scuderie del Quirinale

La mostra su Raffaello curata da Marzia Faietti e Matteo Lafranconi, racconta la sua storia e quella di una cultura figurativa occidentale che l’ha considerato un modello imprescindibile. L'originale esposizione propone un percorso a ritroso dell’avventura creativa dell'artista, da Roma a Firenze, da Firenze all’Umbria, fino alla nativa Urbino. Un incalzante flash-back per ripensare la parabola di Raffaello partendo dalle massime conquiste negli anni di Leone X. Risalendo il corso della sua vita, di capolavoro in capolavoro, emerge quel linguaggio classico che solo a Roma si sviluppò con una pienezza che non ha precedenti nella storia dell’arte. Grazie ad un numero eccezionale di opere provenienti dalle maggiori raccolte italiane ed europee, la mostra delle Scuderie del Quirinale insieme con le Gallerie degli Uffizi, costituisce un’occasione ineguagliabile per osservare da vicino le invenzioni di Raffaello nel breve e luminoso viaggio che ha cambiato per sempre la storia delle arti e del gusto.

TG 1 del 4 marzo 20201' 27'' Raffaello 1520-1483. Una mostra alle Scuderie del Quirinale

La Roma di Raffaello

La vita di Raffaello a Roma dal 1509 al 1520. Il documentario di Davide Savelli e Massimiliano Griner, per la regia di Graziano Conversano, è stato prodotto da Rai Storia per i cinquecento anni dalla morte dell'artista. Il racconto degli storici dell’arte Alessandro Zuccari e Anna Maria Visceglia e di teorici estetici come Rodolfo Papa, fanno rivivere la meraviglia del giovane Raffaello davanti alle rovine dell’antica Roma, l’entusiasmo per i primi incarichi di Papa Giulio II e la soddisfazione per la carriera in perenne ascesa. La Roma di inizio Cinquecento vive un crescente fermento urbanistico mosso dalle ambizioni rinnovatrici dei pontefici, sullo sfondo di lotte tra famiglie aristocratiche e l’emergere della nuova figura dei banchieri. Il documentario chiude davanti alla tomba di Raffaello e all’epitaffio che per lui scrisse, in latino, l’amico Pietro Bembo, riassumendone il genio: "la Natura stessa, finché fu in vita, ebbe timore di esser vinta, e una volta morto, temette di morire anch’essa".

Rai Storia 202054' 23'' Raffaello. Il mito e la modernità

Raffaello. Il mito e la modernità

Un originale documentario su Raffaello prodotto da Rai Cultura per i 500 anni dalla morte, dà voce a studiosi ed esperti di varie discipline per illustrare la complessa vicenda dell’artista che non fu solo pittore e architetto, ma anche intellettuale capace di interpretare il proprio tempo guardando al futuro. Ne parlano Antonio Forcellino (scrittore e restauratore), Alessandro Viscogliosi (storico dell’architettura), Paolo Portoghesi (architetto e saggista), Francesco Paolo di Teodoro (storico), Giulia Caneva (esperta botanica), Antonio Sgamellotti (chimico), Zeno Davoli e Chiara Panizzi (curatori della Raccolta Davoli di Reggio Emilia), Katia Sagrafena e Luca Tommasini (fondatori dell'azienda Vetrya di Orvieto) e l'artista Luigi Ontani, autore dell'autoritratto Raffaello (1972). I modelli di Raffaello arrivati in tutte le corti d’Europa sono giunti fino a noi perché il suo ideale di bellezza sublime è ancor oggi simbolo attuale dell’idea di arte.

da Art Night 202053' 18'' Raffaello. Il mito e la modernità

Una stagione di giganti
Leonardo Michelangelo Raffaello

Dal film in tre episodi, La primavera di Michelangelo (1990), coprodotto da Rai e Turner Pictures (Usa), due brani su Raffaello, il primo sul soggiorno a Firenze, dove incontra Leonardo e Michelangelo e il secondo su Roma. Diretto da Jerry London il film su Michelangelo fu liberamente ispirata al libro Una stagione di giganti di Vincenzo Labella, che qui ha lavorato alla sceneggiatura. Degni di nota, le ricostruzioni storiche di Firenze e dell'Italia dell'epoca; gli esterni sono stati girati al Castello Odescalchi di Bracciano e in quello di Caprarola a Viterbo, mentre negli studi di Cinecittà sono stati ricostruiti gli ambienti di Palazzo della Signoria. Nel cast internazionale di centocinquanta attori e più di quattrocento comparse, John Glover (Leonardo), Tony Vogel (Bramante), Murray Abraham (papa Giulio II), Ian Holm (Lorenzo de' Medici), Geoffrey Copleston (Taddeo Taddei) e l'interprete principale, meno noto, Mark Frankel (Michelangelo). Raffaello è interpretato dall'italo inglese Andrea Prodan e fra gli italiani, Ricky Tognazzi (Machiavelli), Alessandro Gassman (Francesco Granacci), Raf Vallone (ambasciatore spagnolo), Enrico Lo Verso (giovane scultore), Remo Remotti (Pierleone Leoni), Ornella Muti (nobildonna Onoria) e altri.

Raffaello arriva a Firenze

La primavera di Michelangelo 199026' 20'' Raffaello arriva a Firenze

Michelangelo e Raffaello in Vaticano

La primavera di Michelangelo 199013' 57'' Michelangelo e Raffaello in Vaticano

Beato tra gli Dei!
Una tomba al Pantheon

Il Pantheon e la tomba di Raffaello raccontati da Antonio Paolucci

Antonio Paolucci introduce l'antico monumento del Pantheon, una storia legata in maniera indissolubile allo sviluppo della città eterna di cui è stato immagine nei secoli. Il Pantheon ha ispirato i più grandi artisti del Rinascimento, Donatello, Michelangelo, Bramante, Palladio, tutti rimasero attratti dal suo equilibrio e armonia delle masse. Raffaello lo disegnò appena arrivato a Roma e poi lo volle per il suo riposo eterno. Rimasto praticamente intatto nei secoli, questo tempio dedicato agli Dei fu fondato tra il 25 e il 27 a.C., ma di tradizione, lo si considera nato dalla ricostruzione promossa da Adriano fra il 118 e il 125 d.C. Nel 608, papa Bonifacio IV, portò nel Pantheon le ossa di molti martiri prelevate dalle catacombe cristiane e da allora, il tempio divenne Cristiano con il nome di Santa Maria dei Martiri.

I luoghi del Giubileo 201612' 30'' Il Pantheon e la tomba di Raffaello raccontati da Antonio Paolucci

I Numeri

17
Sono gli anni di Raffaello quando riceve le prime importanti commissioni da signori umbri
25
Sono gli anni di Raffaello quando papa Giulio II gli commissiona gli affreschi delle Stanze Vaticane
37
Anni di vita di Raffaello Sanzio
1504
Raffaello si traferisce a Firenze

1508
Raffaello si trasferisce a Roma, chiamato da Papa Giulio II
1519
Raffaello e Baldassarre Castiglione scrivono una lettera al papa Leone X per salvare le antichità romane
1873
Nasce l’Accademia di Raffaello di Urbino
1983
I festeggiamenti per i 500 anni della nascita di Raffaello

RAI WEB CULTURA RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE

Musée des Beaux, Arts de Caen; Thorvaldsens Museum, Copenaghen; Pinacoteca Ambrosiana di Milano; Istituto Centrale per la Grafica; Accademia Raffaello, Casa Natale di Raffaello, Urbino; Archivio di Stato di Pesaro, sezione di Urbino; Università degli Studi di Urbino; Pinacoteca Comunale di Città di Castello (Perugia).

Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MIBACT): Galleria Nazionale delle Marche, Urbino; Gallerie degli Uffizi, Firenze; Pinacoteca di Brera, Milano; Polo Museale Emilia Romagna, Bologna; Pinacoteca Nazionale di Bologna; Pinacoteca Accademia Carrara, Bergamo; Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli; Galleria Nazionale d'Arte Antica Palazzo Barberini e Galleria Corsini, Roma; Museo Galleria Borghese, Roma; Polo Museale del Lazio, Roma, Villa Farnesina, Roma.