"Timber mafia" di Antonio Faccilongo

Un nuovo progetto a lungo termine del fotografo sull'impatto dell'uomo sui cambiamenti climatici.

Nella classifica dei paesi importatori di legno e di carta l’Italia è al poco invidiabile primo posto al mondo per quanto riguarda la legna da ardere. (FAO, Yearbook of Forest Products).
Pochi sono consapevoli del fatto che il nostro paese in qualche modo è uno dei mandanti del disboscamento in altri territori.


Il comportamento dell’uomo riguardo al cambiamento climatico e le sue conseguenze è tra i temi che appassionano Antonio Faccilongo e su questo è focalizzato attualmente il suo nuovo progetto a lungo termine.  Per il fotografo è molto importante osservare e vivere in prima persona per un lungo periodo le realtà che intende raccontare, con una profonda immersione nel contesto al fine di riuscire a comprendere e documentare le storie collettive e individuali fin nelle pieghe più intime e nascoste. In questo modo ha realizzato il progetto Habibi (in arabo- “Amore Mio”, con cui ha vinto il premio World Press Photo Story of the Year 2021), storie di mogli dei prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane che ricorrono all’inseminazione in vitro per poter costruire una famiglia e portare avanti un futuro di speranza. 

Da tre anni sta lavorando quindi su un progetto di denuncia dello sfruttamento delle foreste all’interno della comunità europea. Lo ha chiamato “Timber mafia” (N.d.R. la mafia del legname) e ci ha concesso in anteprima alcune delle foto che ha già scattato e che vi presentiamo in questa gallery.

Si crede che il disboscamento avvenga solo in territori lontani come Brasile, Niger e Indonesia, ma in realtà succede anche dietro casa nostra”, racconta Faccilongo.  Quel che interessa al fotografo è capire cosa succede realmente in questi territori dove avviene il disboscamento, e quali sono le conseguenze sulla vita della popolazione locale in seguito a questi stravolgimenti innaturali.


“Il disboscamento in Europa avviene principalmente all’est” continua Faccilongo, “dove è protagonista assoluta la Romania, che possiede una gran parte delle foreste vergini in Europa. In questi territori le foreste sono finite sotto il controllo della mafia locale, in collaborazione con la mafia internazionale tra cui anche quella italiana, perché la manomissione del patrimonio boschivo produce miliardi di profitto ogni anno per queste organizzazioni.”

Faccilongo ha potuto testimoniare in prima persona come si stia a poco a poco disboscando un vasto territorio  in Romania  e come questo stia avendo un impatto non solo sui cambiamenti climatici ma anche sulle  popolazioni che vivono in questi luoghi; anche per quelle genti i boschi costituiscono un patrimonio, che però è piuttosto una possibilità di sopravvivenza, non di arricchimento illegale, anche loro operano uno sfruttamento, ma che ha radici millenarie e che, oggi come allora, viene praticato “in equilibrio”, cioè rispettando i cicli di crescita di queste foreste e non in modo selvaggio e indiscriminato. 

Questo crimine sta impattando anche sulla salute della gente, poichè il disboscamento finisce per compromettere anche le falde acquifere. 

In Romania, prosegue Faccilongo, una delle principali conseguenze che ho potuto constatare in prima persona sono le valanghe di fango: eliminando intere parti di foresta e essendo la maggior parte dei villaggi nelle valli, queste vengono costantemente inondate di fango, con danni ingentissimi agli insediamenti umani, al bestiame e alle coltivazioni e , soprattutto, con diverse vittime.“