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La mirabile visione

Dante e la Commedia nell'immaginario simbolista

La mirabile visione. Dante e la Divina Commedia nell'immaginario simbolista, la mostra proposta al Museo Nazionale del Bargello (ideata da Carlo Sisi affiancato da Ilaria Ciseri), ripercorre la complessa percezione della figura di Dante, della Vita Nova e della Commedia nel contesto europeo artistico e letterario tra Ottocento e Novecento. Articolata in sei sezioni, la mostra è concepita come una narrazione tematica e interdisciplinare che collega tra loro dipinti, sculture e i rimandi concettuali e letterari impliciti nella vicenda biografica e poetica di Dante: una selezione di opere che va da Giovanni Duprè a Jean Baptiste Carpeaux, da Auguste Rodin a Giovanni Fattori da Aristide Sartorio a Duilio Cambellotti, da Henri-Jean Guillaume Martin a Raffaello Sorbi, da Gabriele D'Annunzio a Giovanni Pascoli.

Evento di avvio del progetto espositivo è il ritrovamento nel 1840 del ritratto del poeta dipinto da Giotto nel Palazzo del Podestà al Bargello. La scoperta ebbe una notevole risonanza internazionale grazie alle copie realizzate subito dopo, clandestinamente, dall'artista inglese Seymour Kirkup. Il profilo del poeta disvelato negli affreschi giotteschi, giovane come mai era stato raffigurato, definito da Kirkup in una lettera all'amico Gabriele Rossetti  "un Apollo colle fattezze di Dante", fissò un'iconografia di grandissima vitalità, diffusa in pittura, in scultura, in stampe ed incisioni, in opere di oreficeria.  

Le celebrazione del sesto centenario della nascita del poeta nel 1865, furono occasioni di importanti iniziative collegate alle sorti della fortuna di Dante, la cui figura in quegli anni si identifica ancora con l'idea nazionale sancita dagli esiti della politica risorgimentale, per cui il poeta è definito "precursore della Unità e libertà d'Italia", e come tale è rappresentato nei monumenti ufficiali che cominciano a popolare le piazze italiane, come quella di Santa Croce a Firenze. Un processo di identificazione civica ed etica che non si interrompe ma si rinnova e assume sfumature e sentimenti inediti attraverso gli influssi europei del simbolismo "più inclini a ritrovare nella Vita Nova e nella Commedia  le matrici dell'inquietudine moderna, gli spunti per trasferire nella sensibilità contemporanea lo straordinario catalogo di immagini – sublimi, mistiche e oniriche – che il poema dantesco offriva al mondo dell’arte." 


Raffaello Sorbi, Dante che incontra Beatrice, 1863. Collezione privata

Un ampio repertorio di visioni ispirate dall'universo dantesco prende forma e si diffonde attraverso interpretazioni di grande successo, come quelle proposte dagli artisti anglosassoni raccolti intorno a Dante Gabriele Rossetti.  

Un Dante Gabriele Rossetti, che nel nome aveva assunto l'eredità della devozione paterna per il poeta, dipinge Il sogno di Dante (1871) ispirandosi alla Vita Nova e stabilendo da allora, sul piano concettuale e stilistico, un canone di rappresentazione che tendeva ad armonizzare la difficoltà del concetto con la raffinata evocazione dei luoghi, dei costumi, degli arredi, componenti che diventeranno dominanti nelle opere dei pittori anglosassoni rapiti dal sogno fiorentino: dal celebre Incontro di Dante e Beatrice di Henry Holiday (1882-1884) all'immaginosa ricostruzione ambientale del Dante a Verona di Marie Spartali Stillman (1888).
Carlo Sisi, curatore della mostra

Stesse letture in chiave estetizzante dell'opera dantesca si ritrovano proposte da molti artisti italiani, tra i quali Giovanni Duprè, Giulio Aristide Sartorio, Daniele Ranzoni, che si accostano alla vita di Dante e alla sua Commedia accentuando l'immaginazione lirica che trovava alimento nella poetica degli "stati d'animo" e nel serrato dialogo tra arte figurativa e letteratura. 

L'episodio di Paola e Francesca costituisce, ad esempio, un paradigma di quella sintonia espressiva quale si può constatare nelle opere di Gustave Doré, di Auguste Rodin, di Gaetano Previati: essenziale ma significativa  antologia della fortuna di un tema, il crimen amoris, amplificato dalla tragedia di Gabriele D'Annunzio e dalla musica di Riccardo Zandonai.
Carlo Sisi, curatore della mostra

Alle soglie del nuovo secolo un contributo importante nel mantenere viva l'immagine dantesca è offerto dall'ambiziosa operazione avviata, proprio nel 1900, da Vittorio Alinari promotore di un concorso per l'illustrazione della Divina Commedia: le opere dei trentuno artisti partecipanti, fra questi Alberto Marini, Galileo Chini, Duilio Cambellotti, Giovanni Fattori, Plinio Nomellini, che restituivano una spaccato significativo delle tendenze artistiche italiane nel passaggio tra Ottocento e Novecento, furono riunite nei tre volumi pubblicati nel 1902-1903. 


Otto Greiner, Dante e Virgilio all'Inferno, 1896. Collezione privata

Negli stessi anni nuove visioni letterarie alimentavano il mito dantesco: nel 1902 Giovanni Pascoli scriveva il terzo dei sui volumi di studi su Dante, a cui dava il fortunato titolo di La  Mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia", mentre Gabriele D'Annunzio, ispirato dal canto VIII dell'Inferno, scriveva nel 1901 la tragedia Francesca da Rimini e sarà prefatore della sontuosa edizione della Commedia edita da Leo Samuel Olschki nel 1911. Proprio in questo anno, anche la settima arte guardava alle invenzioni letterarie di Dante e si realizzava, per conto della casa produttrice Milano Film, la prima versione cinematografica del capolavoro dantesco, Inferno, firmata da Francesco Bertolini, Adolfo Padovan e Giuseppe De Liguoro, primo lungometraggio e prima grande produzione cinematografica nazionale.  

La mirabile visione. Dante e la Divina Commedia nell'immaginario simbolista
Firenze, Museo Nazionale del Bargello
23 settembre 2021 - 9 gennaio 2022