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Beato Angelico al Museo di San Marco

Le opere degli esordi

Il Museo di San Marco ha sede nella parte monumentale dell’omonimo convento domenicano, straordinario capolavoro architettonico realizzato da Michelozzo su commissione di Cosimo de’ Medici tra il 1437 e il 1443. San Marco è a tutti gli effetti un luogo mediceo: oltre a testimoniare il legame tra Cosimo e l’ordine domenicano, rappresenta un punto nevralgico della Firenze del Quattrocento, crocevia di devozione religiosa, cultura e potere politico.

Il Museo custodisce la più vasta collezione al mondo di opere del Beato Angelico che conferiscono a San Marco un’identità unica, in cui spiritualità e arte si fondono profondamente.

Il percorso dedicato agli esordi di Angelico e al contesto artistico in cui si formò si apre con la Pala di Fiesole, dipinta in forma di trittico intorno al 1420-1423, al suo ingresso come frate domenicano nel convento di San Domenico. L’opera testimonia l’eccezionale livello raggiunto dal pittore poco più che venticinquenne. Un pannello illustra una proposta di ricostruzione del complesso, trasformato in pala quadra rinascimentale da Lorenzo di Credi nel 1501, con i dipinti dei pilastri e della predella oggi dispersi in vari musei.

Appartengono alla fase iniziale di Beato Angelico, caratterizzata da una straordinaria vivacità e sperimentazione creativa, opere a lungo dibattute dagli studiosi circa la loro attribuzione, datazione e funzione originaria, quali la Tebaide (1415-1420) del Museo di San Marco, il San Girolamo penitente (1420 circa) del Princeton University Art Museum, e la Crocifissione Griggs (1418-1420 circa) del Metropolitan Museum of Art a New York.
Un’opera d’importanza cruciale è la Madonna di Cedri (1418 - 1420 circa), in cui si riscontra per la prima volta l’ineguagliabile plasticismo di Angelico, caratterizzato anzitutto dalla tenera, luminosa concretezza degli incarnati e da quella grazia indicibile, delle forme e dello spirito, che contraddistinguerà la produzione dell’artista fino alla fine.

Beato Angelico: Crocifissione, 1418-1420 circa. Tempera e oro su tavola, cm 63,8 × 48,3 New York, The Metropolitan Museum of Art, Maitland F. Griggs Collection

Tanti gli artisti che, nei primi anni della sua attività, dialogarono con Angelico: da Starnina al Maestro della Madonna Straus, da Lorenzo Ghiberti a Lorenzo Monaco e Masolino da Panicale. Negli anni Venti del Quattrocento Angelico diede una svolta decisiva alla propria evoluzione culturale e stilistica, prendendo come principale riferimento l’arte di Lorenzo Ghiberti e, al tempo stesso, confrontandosi in modo originale e di altissimo livello con il rinnovamento della pittura promosso da altri giovanissimi protagonisti: da massimo esponente del tardogotico fiorentino il frate pittore giunge così ad affiancare Masaccio nel ruolo di fondatore della pittura rinascimentale, come evidenzia il confronto tra la Pala di San Pietro Martire (1422-1423 circa) e il Trittico di San Giovenale (1422) dipinto dal geniale pittore scomparso dalla scena artistica precocemente, a ventisette anni.
L'esito maturo di questa nuova visione fatta propria dal Beato Angelico è ben rappresentato dall''imponente Tabernacolo dei Linaioli (per l’Arte dei mercanti di lino) commissionato all'artista nel 1433, la cui cornice marmorea era stata disegnata da Ghiberti. 

Foto di copertina: Beato Angelico e Lorenzo di Credi, Pala di Fiesole 1420-1423; 1501, Tempera e oro su tavola cm 212 × 234,5 Fiesole, chiesa di San Domenico © Foto Giusti Claudio, Firenze