Esterno Gallerie dell’Accademia di Venezia: Facciata del complesso di Santa Maria della Carità
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Esterno Gallerie dell’Accademia di Venezia: Facciata Gallerie dell’Accademia di Venezia
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Gallerie dell’Accademia di Venezia: Facciata convento palladiano e cortile interno
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, piano terra, Corridoio palladiano, Sala 7 . Dal 2005 al 2016, sono stati ristrutturati gli spazi espositivi del pian terreno delle gallerie, per abbattere le barriere architettoniche, ampliare e dotare il museo di tutti gli impianti e i servizi oggi indispensabili. La loggia del corridoio palladiano accoglie una lunga sequenza di rilievi, dai calchi in gesso di Antonio Canova a quelli di Bartolomeo Ferrari del quale è qui esposta anche il monumentale gruppo della Pietà.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, piano terra, Il Tablino di Palladio, Sala 13. Negli anni ’60 del XVI secolo il Tablino, che ospitava l’antica sacrestia della chiesa della Carità, fu ristrutturato da Andrea Palladio. Qui sono state riunite le opere di Canova, potentemente esaltate dalla maestosa purezza delle forme architettoniche classiche dell'architetto. Il calco in gesso di Creugante, di Paride, di Madama Letizia Buonaparte, accanto al busto del figlio Napoleone, dialogano con la splendida cattedra in stile impero disegnata da Giuseppe Borsato per Leopoldo Cicognara, presidente dell’Accademia (1808-1826).
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, piano terra, Sala 2 . Le opere di due grandi artisti a confronto, Paolo Veronese (Venezia riceve l'omaggio di Ercole e Cerere) e Giambattista Tiepolo, testimoniano come la feconda e originalissima capacità inventiva del pittore settecentesco poggi su fonti visive della grande tradizione veneziana del '500. Nella sala, sono esposti anche bozzetti per le imprese decorative di edifici ecclesiastici e palazzi patrizi di Venezia opera di Jacopo Guarana e Mattia Bortoloni.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, piano terra, Sala 8. La sala mostra gli altissimi esiti raggiunti dalla pittura veneziana del '700 e il suo prestigio in Europa. Dagli splendidi pastelli di Rosalba Carriera, all’immagine multiforme di una Venezia esportata all’estero grazie al pennello di Marco Ricci, Antonio Canaletto e Bernardo Bellotto. Dense di atmosfera e di note sentimentali anche le scene mitologiche di Francesco Guardi, Sebastiano Ricci e Jacopo Amigoni.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala I. Sala del Capitolo. Allestita da Carlo Scarpa a partire dal 1950, la prima Sala delle Gallerie occupa gli spazi della sala del capitolo della Scuola Grande della Carità, antica confraternita laica fondata nel 1268. Il soffitto originale, fu realizzato dal confratello Marco Cozzi (1461 e 1484).
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala VI. Il Ciclo pittorico per la Sala dell’albergo della Scuola Grande di San Marco. L’impresa decorativa fu iniziata da Gentile Bellini nel 1504, proseguita dal fratello Giovanni, entrambi membri della confraternita, e portata avanti da altri artisti della loro bottega. La realizzazione dei sette teleri (due sono conservati a Brera), durò oltre dieci anni.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala VI. Le cariche direttive della Scuola Grande di San Marco, scelsero di rappresentare episodi salienti della missione del Santo ad Alessandria d’Egitto, importanti per la legittimazione cristiana dell’impero commerciale della Serenissima sulle coste del Mediterraneo orientale, dove molti membri della confraternita avevano rilevanti interessi economici.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala VIII. Giorgione e la nascita della “Maniera Moderna” a Venezia. In poco più di un decennio di attività Giorgione influenzò profondamente la scuola pittorica veneta, rinnovandola sia nello stile che nei temi trattati. Lo dimostrano due capolavori celebri del pittore, provenienti dalla collezione Vendramin, qui esposti: La Tempesta, La Vecchia e Il Concerto.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala VIII. Il linguaggio sperimentale di Giorgione, teso ad abbandonare le convenzioni rappresentative tradizionali e a concentrarsi sulle potenzialità del colore nella resa del dato naturale, ebbe un peso determinante nella formazione di artisti del calibro di Tiziano Vecellio e Sebastiano del Piombo, dei quali sono esposte alcune prove giovanili.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala X. Protagonisti del Cinquecento a Venezia: Paolo Veronese. Paolo Caliari, detto Veronese, poco più che ventenne si trasferisce (1551 circa) dalla natia Verona a Venezia. In breve tempo ottiene importanti commissioni pubbliche e private, legandosi ad esclusivi circoli aristocratici e intellettuali. La sua è un'arte colta, raffinata, concepita su scala monumentale e improntata a chiarezza ed equilibrio formale.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala X. Occupa un'intera parete della sala, Convito in casa di Levi, dipinto che Veronese eseguì per il refettorio della chiesa veneziana dei Santissimi Giovanni e Paolo nel 1573, come indica la scritta alla base del pilastro in basso a sinistra. Requisito dall’esercito francese e portato a Parigi, la tela fu restituita nel 1815 e destinata alle Gallerie dell’Accademia che dovettero creare l'ambiente attuale per contenerlo.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala X.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala XI. Protagonisti del Cinquecento a Venezia: Tintoretto e Tiziano. Nel 1548 Tintoretto, non ancora trentenne, si impose sulla scena artistica veneziana con il Miracolo dello schiavo per la Scuola Grande di San Marco. La sala offre un confronto con altri due protagonisti di quella stagione artistica: Pordenone, il cui linguaggio espressivo ebbe un forte impatto su Tintoretto e Tiziano, imprescindibile punto di riferimento nel panorama artistico veneziano fino alla morte nel 1576.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala XXIII. Percorso interno. La Sala XXIII comprende l’originaria chiesa di Santa Maria della Carità fondata, secondo leggenda, nel XII secolo. Sicuramente nel '300 è già presente un primo edificio servito da monaci agostiniani, ingrandito nel corso del XV secolo sotto il papato del veneziano Eugenio IV, da Bartolomeo Bon e dalla sua bottega. A questo periodo risalgono le quindici travi lignee del tetto, provenienti dal Cadore; Il fregio sottostante è opera di Ercole del Fiore (SEGUE).
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala XXIII, abside. La chiesa di Santa Maria della Carità, ricca di opere d’arte e monumenti funebri, viene completamente manomessa da Giannantonio Selva, che nel 1811, interviene creando delle aule per l’Accademia di Belle Arti. Solo nella prima metà del'900, per opera di Massimo Scolari, la parte superiore è stata riadattata a sala museale. Oggi rimodernata, la Sala XXIII ospita alcuni tra i capolavori delle Gallerie oltre a mostre temporanee.
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Gallerie dell’Accademia di Venezia, Primo piano, sala XXIV, sala dell’Albergo. Il soffitto dorato e policromo, di recente restauro, è tra i più importanti di Venezia in quanto è l'unico figurato del '400 sopravvissuto in laguna. Nella parete che conduce in Sala I è collocata la Presentazione di Maria al Tempio, opera di Tiziano realizzata per questo ambiente, come pure i due teleri di Giampietro Silvio e di Gerolamo Dente con fatti della vita della Vergine.
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