Masaccio, Crocifissione, 1426, tempera su tavola, 83x63,5cm. La famosa opera dell'artista toscano (1401-1428), era un tempo cuspide del polittico dipinto per la chiesa di Santa Maria del Carmine a Pisa, smembrato alla fine del XVI secolo. Masaccio rivoluzionò la pittura, affiancando le novità espresse in architettura e scultura da Filippo Brunelleschi e Donatello.
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Andrea Mantégna, Ritratto di Francesco Gonzaga, 1460-62 ca., olio su tavola, 25x18cm. Dipinto autografo del padovano Mantégna (1431-1506), realizzato per la corte di Mantova dove l'artista si trasferiva, nel 1459, come pittore della corte dei Gonzaga. L'identificazione dell'effigiato, oggi accettata dagli studiosi, era incerta tra Francesco e il fratello Ludovico, eletto vescovo a soli 9 anni.
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Giovanni Bellini, Trasfigurazione, 1478-79 ca., olio su tavola, 115x154cm. Recentemente restaurata, la destinazione originaria della tavola del maestro veneziano (1427 ca.-1516), era probabilmente la cappella Fioccardo, dedicata alla Trasfigurazione (duomo di Vicenza). Rimossa nel 1631, è documentata a Roma nel 1646 (palazzo Farnese) e poi a Parma (Palazzo del Giardino e Pilotta). Giunge a Napoli nel 1734 con Carlo di Borbone, erede della collezione Farnese.
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Michelangelo Buonarroti, Gruppo di armigeri, 1546-50 ca., carboncino su 19 fogli di carta reale bolognese, 2630x1560mm. Raro disegno preparatorio per l’affresco della Crocifissione di San Pietro (Cappella Paolina, Vaticano), appartenente a uno dei soli due cartoni rimasti di Michelangelo (1475-1564). Gli armigeri, è giunto a Capodimonte nel '700, con la Collezione Farnese ereditata da Carlo III.
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Raffaello Sanzio e aiuti, Madonna del Divino Amore, 1516 ca., olio su tavola, 140x109cm. Il dipinto, in passato considerato uno dei più preziosi della collezione Farnese, fu declassato a fine '800 come opera di bottega; solo dopo un accurato restauro, ha rivelato la mano di Raffaello (1483-1520). Acquistato dal cardinale Alessandro Farnese nel 1565, fu poi trasferito a Parma e nel 1734 giunse a Napoli con Carlo III.
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Parmigianino, Antea, 1530 ca., olio su tela, 136x86cm. La giovane donna ritratta era stata riconosciuta come Antea, cortigiana amata da Parmigianino (1503-1540) al tempo del soggiorno romano (1524-27). La giovane, elegante ed enigmatica, in abbigliamento aristocratico e ricercato, apparentemente ferma, viene colta nell’atto di girarsi, come suggerisce la manica destra ingrandita in primo piano.
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Pieter Brueghel il Vecchio, La parabola dei ciechi, 1568, tempera su tela, 85,5x154cm. Il dipinto di Brueghel (1525 ca.-1569) entrò nelle raccolte Farnese nel XVI secolo, dopo la confisca dei beni messa in atto da Ranuccio I ai danni della famiglia parmigiana dei Masi. Non è noto come il dipinto sia arrivato in Italia, ma Cosimo Masi nel 1595 tornò dai Paesi Bassi con un cospicuo numero di opere olandesi. Nel '700, Carlo III di Spagna, la portò a Capodimonte.
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Tiziano Vecellio, Danae, 1544-45 ca., olio su tela, 118,5x170cm. Danae, figlia del re di Argo, è ingravidata da Giove trasformato in pioggia d'oro. Questa prima versione di una lunga serie del Tiziano (1489-90 ca.- 1576), ha subito rocamboleschi spostamenti. Da Venezia a Roma, dove fu ultimata la tela, a Parma, quindi a Napoli con Carlo III. Durante la rivoluzione del 1799 fu trasferita a Palermo; torna a Napoli con la Restaurazione e viene posta nel Gabinetto delle cose oscene. Nel '900, fu trafugata dai nazisti e ritrovata nella miniera di Salisburgo (1947).
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Caravaggio, Flagellazione, 1607 ca., olio su tela, 266x213cm. Il dipinto per la chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli), presenta le possenti figure di Cristo e gli aguzzini bloccate come in un’istantanea fotografica. La luce potente, le esalta dall’oscurità quasi totale dello sfondo, indaga i dettagli e accentua la resa del dramma. Caravaggio (1571-1610) segnò uno spartiacque nella cultura figurativa napoletana, ponendo le basi per lo sviluppo di una scuola caravaggesca.
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Filippo Tagliolini, Caduta dei Giganti, 1787-99, biscuit, h. 162cm. Il gruppo monumentale realizzato nella Real Fabbrica di Napoli da Filippo Tagliolini (1745-1809), testimonia l’altissimo livello a cui era giunta la giovane manifattura di porcellana. L'incredibile sviluppo verticale della scultura, è stato possibile solo pianificando due fasi di realizzazione: la prima per le singole parti (teste e busti, gambe, braccia), la seconda per la ricomposizione dove, con i panneggi delle figure, l'artista ha nascosto i punti di giuntura.
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Andy Warhol, Vesuvius, 1985, acrilico su tela, 230x300cm. Opera iconica di Warhol (1928-1987), il Vesuvio reso con colori vivaci viene colto durante un'eruzione, episodio nefasto ma anche foriero di rinascita. L'artista ebbe modo di conoscere Napoli e la sua tradizione di Vedutismo, fin dal 1976, nel corso di numerosi soggiorni su invito del gallerista Lucio Amelio.
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