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Il caso Totò

Alberto Castellano

Un'analisi a parte, parlando di lingua del cinema, la merita Totò, al secolo Antonio de Curtis. Al comico italiano va riconosciuto il merito di aver saputo coniugare il desiderio e l'intenzione di non rinunciare alla lingua nazionale e la pulsione di comunicare una napoletanità molto "interiore",veicolo di una filosofia di vita unica, antropologicamente molto incisiva. Certo, l'italiano di Totò non è un italiano standard, è un italiano stravolto da giochi di parole, doppi sensi, invenzioni linguistiche surreali e fantasiosi neologismi.

Il critico cinematografico Alberto Castellano, in questa pillola, mette in relazione Totò con un altro comico partenopeo, Massimo Troisi che, al contrario del principe de Curtis, non riesce anche sforzandosi a fare a meno del dialetto. Anche quando si sforza di comunicare in italiano, immediatamente riscivola nella parlata, spesso incomprensibile, che lo caratterizza. E' il motivo per cui Troisi è stato definito un incrocio tra Totò e Eduardo De Filippo, i due grandi maestri del cinema e del teatro, icone della napoletanità.

Alberto Castellano, saggista e critico cinematografico, ha scritto per Il Mattino di Napoli, attualmente, collabora con il settimanale Film TV e il supplemento de Il Manifesto, Alias. Ha fatto parte di giurie Fipresci (La Federazione della Critica Internazionale) in numerosi festival (Venezia, Ginevra, Lecce, Cluj, Salonicco, Karlovy Vary, Lubiana, Rotterdam, Locarno).

Nello Speciale La lingua del cinema italiano sono presenti anche i seguenti video:

- Il Neorealismo
- Il cinema nazionalpopolare
- I dialetti nel cinema
- Il doppiaggio
- Modelli linguistici
- Il cinema di genere
- Il cinema d’autore
- Il cinema italiano, oggi
- Influenza sulla lingua