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Elio Petri da Oscar
"Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", 1971
Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano
Franz Kafka
Una riflessione amara ma estremamente lucida su come funziona il potere e sull'immunità di cui gode chi lo esercita. Nell'Italia tormentata degli anni Settanta (il film esce due mesi dopo la strage di Piazza Fontana), Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, sceneggiato con Ugo Pirro, cade come una bomba. Una scelta dichiaratemente politica, quella di un commissario di polizia per la parte dell'assassino, non poteva che suscitare scalpore e, se da un lato incombeva la minaccia di un sequestro immediato della pellicola da parte delle autorità, dall'altro, l'affluenza in massa del pubblico nelle sale cinematografiche, ne decretò l'enorme successo. Anche la critica si espresse favorevolmente. Così Giovanni Grazzini sul Corriere della Sera:
Un importante passo avanti verso una società più adulta, tanto più sicura di sé e della democrazia da potersi permettere di criticare istituti tenuti per sacri
Primo film di una trilogia (con La classe operaia va in paradiso, del 1971, e La proprietà non è più un furto,1973) scritta a quattro mani con Ugo Pirro per rispondere alla necessità di rappresentare le profonde trasformazioni in atto nella società italiana tra gli anni Sessanta e Settanta con tutte le contraddizioni che questo ha comportato, Indagine è un'opera complessa, più di una denuncia sociale, piena di riferimenti culturali che vanno da Bertolt Brecht a Franz Kafka. In Italia passarono in secondo piano rispetto all'aspetto politico e di denuncia, mentre all'estero trovarono maggiore attenzione a apprezzamento, tanto da indurre qualcuno a paragonare Petri a maestri come Visconti o Renoir.
Il regista Elio Petri nel 1971
Al centro della narrazione di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto c'è un assassinio. Le prime sequenze del film lo descrivono con meticolosità di particolari, come in un thriller. Chi è l'uomo che uccide la sua amante nell'alcova, sotto le lenzuola nere e poi, con precisione chirurgica si sforza di lasciare traccia di sé ovunque? E' un mitomane? E' un pazzo? Lo spettatore è disorientato.
Gian Maria Volonté in una scena del film
La colonna sonora di Ennio Morricone guida il pubblico nel dipanarsi della vicenda. L'assassino ha lo stesso volto del capo dell'ufficio politico della Questura (il "Dottore") che, come in un gioco perverso, sfida i colleghi che si occupano del caso con l'arroganza degli intoccabili. Ma c'è di più: Petri - grazie anche all'utilizzo del flashback - scava nella mente e nella psiche del suo protagonista e mostra un uomo incapace di sostenere il potere che incarna, desideroso solo di essere punito. Ma la forza dell'Apparato è tale che, anche di fronte ad una piena confessione scritta, la verità viene oscurata. Il potere difende se stesso.
Petri affida il ruolo del protagonista a Gian Maria Volonté che con Indagine regala una delle prove attoriali più intense e convincenti della sua carriera. Accanto a lui, nella parte ambigua della vittima (la ricca e annoiata Augusta Terzi) l'attrice Florinda Bolkan.
Molti i premi e i riconoscimenti, dal David di Donatello a Volonté, al Grand Prix della Giuria di Cannes a Petri e tre Nastri d'argento, fino all'Oscar come miglior film straniero assegnato dall'Academy il 15 aprile di cinquant'anni fa.
Per ricordare Elio Petri e il suo capolavoro, il filmato ripropone due brevi interviste al regista, realizzate dalla Rai nel 1971, subito dopo l'assegnazione dell'Oscar.