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Alessandro Baricco: l'amore e il Trovatore

I grandi temi della lirica

Alessandro Baricco affronta alcuni temi ricorrenti nell’opera lirica, mettendone in evidenza la forza simbolica e rituale attraverso un’analisi della narrazione e del suo rapporto con la musica. 

Tacea la notte placida 
e bella in ciel sereno; 
la luna il viso argenteo 
mostrava lieto e pieno... 
quando suonar per l'aere, 
infino allor sì muto, 
dolci s'udiro e flebili 
gli accordi d'un liuto, 
e versi melanconici 
e versi melanconici 
un trovator cantò.

L’esposizione di Baricco si alterna all'ascolto musicale. L’amore è il tema più ricorrente dell’opera. La storia, per motivi anche di economia temporale, esclude il momento dell’incontro e dell’innamoramento, tutto è accaduto prima. I personaggi all’inizio del dramma già si amano. Generalmente la coppia si è conosciuta in tempo di pace, ma il destino ha cambiato le cose, e ora l’amore viene messo alla prova da mille difficoltà. Nel Trovatore, Leonora si è innamorata di un cavaliere che forse non ha mai realmente visto. Una sera lo sente cantare in giardino, sotto il suo balcone, e lo riconosce. Innamorarsi è riconoscersi, come se ci si fosse già conosciuti prima. Il soprano Daniela Dessì – Leonora – canta Tacea la notte placida, il momento in cui Leonora racconta di aver “riconosciuto” il suo trovatore. Baricco analizza il testo che sembra contenere una narrazione teatrale all’interno della narrazione vocale, sottolineando il genio di Verdi, capace di fare teatro attraverso la musica.

Alessandro Baricco nasce a Torino nel 1958, si laurea in Filosofia con una tesi in Estetica. Come saggista esordisce con Il genio in fuga. Due saggi sul teatro musicale di Gioacchino Rossini (1988). Castelli di rabbia (1991), suo primo romanzo, ottiene il consenso della critica e del pubblico. Seguono Oceano Mare (1993); il monologo teatrale Novecento (1994) da cui Giuseppe Tornatore trae il film La Leggenda del pianista sull'oceanoSeta (1996), portato sullo schermo da François Girard, City (1999) e Senza sangue (2002). Tra i saggi: L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin (1993); Barnum. Cronache del Grande Show (1995). Compare in televisione nelle trasmissioni culturali ‟L'amore è un dardo”, sull'opera lirica, e ‟Pickwick”, dedicata ai libri. Del 2005 è il romanzo Questa storia (2005) cui segue, l'anno dopo, I Barbari. Saggio sulla mutazione (2006), precedentemente pubblicato a puntate su ‟la Repubblica”. Nel 2007 propone all'Auditorium Parco della Musica di Roma una lettura interpretata (e ridotta) di Moby Dick, poi confluita in Herman Melville. Tre scene da Moby Dick (2017). Tra le sue opere più recenti: Emmaus (2009), Mr Gwyn (2011), Tre volte all’alba (2012), Una certa idea di mondo (2012), The Game (2018). Nel 1994 ha ideato e fondato la Scuola Holden a Torino, di cui è preside.

Giuseppe Verdi (Le Roncole, 1813 – Milano, 1901) è stato il dominatore assoluto del melodramma italiano per oltre cinquant’anni, e ha avuto il merito di ampliarne i confini, creando una drammaturgia appassionata e potente. La creatività artistica di Verdi si chiude con la composizione di uno Stabat Mater e di un Te Deum. La morte di Giuseppe Verdi, avvenuta nel 1901 all’età di 88 anni, segna la conclusione di un’era della vita italiana. L’apoteosi del suo funerale coincide con l’inizio della parabola crescente della fortuna della sua opera. Tra le sue opere più celebri ricordiamo: il Rigoletto (1851), il Trovatore (1853), La traviata (1853) e Aida (1871).