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Il male oscuro di Giuseppe Berto secondo Emanuele Trevi
La voce della nevrosi
Ad apertura del Male oscuro, Giuseppe Berto definisce il suo libro la storia della sua “lunga lotta col padre”. Un padre che ha fatto il carabiniere prima e il venditore di cappelli poi, che ha puntato tutto sul figlio maggiore. Da Roma, dove si mantiene scrivendo svogliatamente sceneggiature cinematografiche, il protagonista torna al Nord perché il padre è stato ricoverato in ospedale. Berto descrive la morte del padre, preceduta da un’operazione all’intestino che gli procura enormi sofferenze e da qui parte per raccontare la propria vita e la propria nevrosi. Uscito nel 1964, Il male oscuro è un grande classico della letteratura italiana caduto nell'ombra: la casa editrice Neri Pozza lo ripubblica con una postfazione di Carlo Emilio Gadda e uno scritto di Emanuele Trevi. Ad Emanuele Trevi abbiamo chiesto di parlarci della modernità di Berto, dei temi del suo libro e dell’umorismo di cui è permeato. Sostiene Trevi che Il male oscuro può insegnare molto agli aspiranti scrittori per la sua magistrale mescolanza di tragico e comico.
L'autore di questo libro spera che gli sia perdonato il naturale narcisismo, e quanto al gusto del narrare confida che sarà apprezzato anche da coloro che per avventura potessero riconoscersi alla lontana quali personaggi del romanzo.
Giuseppe Berto nasce a Mogliano Veneto il 27 dicembre 1914, secondo di cinque figli, da un maresciallo dei carabinieri in congedo. Compiuti gli studi liceali nel locale collegio dei Salesiani e nel Liceo di Treviso, si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Padova. Parte volontario per l’Africa Orientale, partecipando alla guerra di Abissinia, nel 1935, e combattendo come sottotenente in un battaglione di truppe di colore si guadagna un paio di medaglie al Valore Militare e qualche ferita. Tornato in patria, nel 1939, riprende gli studi e si laurea. Insegna, prima Latino e Storia in un Istituto Magistrale, poi Italiano e Storia in un Istituto Tecnico per Geometri, ma ben presto lascia l'insegnamento e si arruola nella Milizia volontaria per la Sicurezza Nazionale. Inviato a combattere in Africa Settentrionale, cade prigioniero il 13 maggio 1943 degli americani. È durante la prigionia nel campo di internati in Texas che Berto inizia a scrivere. Comincia Le opere di Dio e Il cielo è rosso; quest’ultimo romanzo, pubblicato da Longanesi nel 1947, su segnalazione di Giovanni Comisso, diviene rapidamente un successo. Escono, poi, nel 1948 Le opere di Dio, e nel 1951 Il brigante. Trasferitosi a Roma, comincia a lavorare per il cinema: in questo periodo escono nel 1955 Guerra in camicia nera e nel 1963 il volume di racconti Un po’ di successo. Berto nel 1958 cade in una grave forma di nevrosi, ne uscirà dopo tre anni di analisi pubblicando Il male oscuro, che vince contemporaneamente nel 1964 il Premio Viareggio e il Premio Campiello. Si aggiungono poi il dramma L’uomo e la sua morte (1963), La Fantarca (1964), e il romanzo La cosa buffa (1966). Nel 1971 scrive il pamphlet Modesta proposta per prevenire e il lavoro teatrale Anonimo Veneziano, ripubblicato come romanzo nel 1976. Con la favola ecologica Oh, Serafina! vince nel 1974 il Premio Bancarella. Dal dramma La passione secondo noi stessi, Berto matura l’idea portante del suo ultimo libro La gloria del 1978. Muore a Roma il 1 novembre 1978. È sepolto a Capo Vaticano.
Emanuele Trevi è nato a Roma il 7 gennaio 1964. Ha pubblicato tra l’altro Istruzioni per l'uso del lupo (Castelvecchi 1994) e Musica distante (Mondadori 1997). È fra gli autori di Figuracce (Einaudi 2014). Il suo ultimo romanzo è Il popolo di legno (Einaudi Stile Libero 2015). Scrive su La Repubblica, il Corriere della sera, La Stampa, Il manifesto.