Rai Cultura
Il critico Michele Trecca su Erri De Luca

Il critico Michele Trecca su Erri De Luca

Intervista di Stas' Gawronski

Una breve conversazione con il critico letterario Michele Trecca sull'opera di Erri De Luca, a cura di Stas' Gawronski

Come si colloca Erri De Luca nell’ambito della narrativa italiana contemporanea?
In un posto tutto suo. Quello di Erri è, infatti, un linguaggio che riduce ai minimi termini l’espressione per dare peso alle parole, piantate come chiodi su una parete (scalare è lo sport che egli pratica nel tempo libero). È un linguaggio di muscoli e nervi. Odori. E parole come sangue. È un linguaggio che (con la costante fisicità dei suoi riferimenti) affonda nel vivo della carne forzando ogni mediazione per restituire i moti dell’animo alla crudezza dei corpi e della materia. La scrittura di Erri De Luca (nei suoi momenti migliori) è al centro esatto della parola, in perfetto equilibrio tra etica ed estetica con ciascuna a fondamento dell’altra e proprio per questo essa ha un posto tutto suo nella narrativa italiana contemporanea e riesce ad entrare nel cuore dei personaggi e quindi dei lettori.

La scrittura di Erri De Luca è tanto autobiografica quanto legata a luoghi e ad accadimenti concreti, ma le storie sono punteggiate di scampoli di infinito, tradotti da una dimensione esterna a quella del racconto e poi fatti esplodere, soprattutto attraverso l’uso di metafore, nell’orizzonte personalissimo e chiuso delle sue storie. Come valuta questo modo così particolare di trasformare i fatti della sua vita in una narrazione sempre sul filo del mistero?
Come il salutare tentativo di una via di fuga dall’apparenza della verità.

Erri De Luca è uno scrittore del Sud che ha ambientato molte delle sue storie nei luoghi della sua infanzia e adolescenza. Che rappresentazione ci offre questo scrittore del nostro sud e qual è il suo specifico nell’ambito della letteratura meridionale di questi anni?
A me pare che nelle sue opere migliori sia riuscito a dare una nuova misura di verità di Napoli e del Sud sottraendoli alle forche caudine di folklore e disperazione per restituirli a quella colpevole e impura innocenza dalla quale ricavare comunque una nuova forza sentimentale e una diversa scala di valori.

Erri De Luca è uno scrittore sempre più amato dal pubblico, già seguito da un nutrito gruppo di fans non solo affascinati dai suoi testi, ma forse anche dalla figura dell’autore. A cosa è dovuto questo successo e quanto pesa, tra i suoi lettori più fedeli, la personalità forte, controcorrente quanto inafferrabile dello scrittore?
Per la coerenza e la radicalità delle proprie scelte di vita, giuste o sbagliate che siano, Erri De Luca riesce ad avere nei confronti dei giovani quell’autorevolezza etimologicamente connessa alla parola autore.

Qual è l’opera di Erri De Luca che ritiene migliore e perché? 
"Montedidio" – con i suoi brevi capitoletti a misura di pagina – ha la leggerezza di un diario adolescenziale scritto «‘nsuonno» e sfiora toni di fiaba ma bilanciati sia dalla corporeità impervia di un linguaggio popolare molto fisico sia dalla densità di uno sguardo sempre attento al senso morale di ogni azione individuale e collettiva. Più che la migliore, credo sia l’opera più significativa della produzione letteraria di Erri De Luca che in questo romanzo ha dispiegato ad alto livello temi a lui da sempre cari, riuscendo per di più a far convivere lingue distanti e (apparentemente) opposti tra loro. Per esempio, l’italiano e il napoletano. "Montedidio", infatti, è un testo a cavallo di due (ed anche tre) lingue (con l’ebraico) che non fingono mescolanze ruffiane ma si affiancano in un rispetto sostanziale, senza formalismi e rigidità. Consapevoli ciascuna del proprio ruolo, parziale e complementare (come mani e piedi). Dice il narratore tredicenne: “Scrivo in italiano perché è zitto e ci posso mettere i fatti del giorno, riposati dal chiasso del napoletano”. Personalmente, però, preferisco la lacerante incompiutezza dei racconti di Aceto, arcobaleno o In alto a sinistra.

Quali sono gli elementi costitutivi della poetica di Erri De Luca?
Una complessa semplicità, un nitore lirico che sa di antico ma è specchio fedele di un bisogno profondo di riduzione al minimo, fondamentale per mettere ordine nei propri conti esistenziali. Il mondo poetico di Erri De Luca è “sulamente mare, acqua e sale ma è funno, funno assai”: come il mare per Nicola, il vecchio pescatore di "Tu, mio".