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Le mille facce di Fernando Pessoa

Le mille facce di Fernando Pessoa

Intervista a Luciana Stegagno Picchio

Intervista di Francesca di Mattia alla Prof. Luciana Stegagno Picchio, autrice di Nel segno di Orfeo, raccolta di saggi su Fernando Pessoa.

Luciana Stegagno Picchio, nata ad Alessandria, è la più importante studiosa vivente di Letteratura di Lingua portoghese. Saggista, critica, filologa iberista, medievalista, brasilianista, storica del teatro e della letteratura, è autrice di oltre quattrocento pubblicazioni sulla lingua portoghese e le letterature di espressione portoghese. Docente all'Università di Pisa (dove ha avuto come allievo Antonio Tabucchi, suo “acerrimo amico”, come ella stessa lo definisce), poi alla “Sapienza” di Roma, ha fondato e diretto la rivista Quaderni portoghesi (1977-1988), ha ricevuto numerosi riconoscimenti sia in Portogallo che in Brasile, ed è membro dell’Academia de Ciências di Lisbona e dell’Academia Brasileira de Letras.

Il libro Nel segno di Orfeo. Fernando Pessoa e l’avanguardia portoghese, uscito per Il Nuovo Melangolo, raccoglie quarant'anni di studi dedicati al grande poeta e scrittore di Lisbona, la cui "scoperta", avvenuta tardivamente, ha costituito un vero e proprio caso letterario. Il titolo del libro è ispirato alla mitica rivista Orpheu, “in cui si riconosce tutta la generazione che, nel segno di Pessoa, impersonò il Modernismo e cioè l’Avanguardia portoghese del primo Novecento”. L’opera, arricchita da otto disegni inediti di Tullio Pericoli, ha un grande valore documentario, e testimonia l’attività instancabile di Luciana Picchio dedicata a Pessoa che ancora oggi continua ad essere “iceberg semisommerso dalle onde”, come afferma l’autrice stessa del libro, “l’abitatore multiplo di un metaforico baule da cui ancora non sono usciti tutti i personaggi del suo teatrino interiore”. E, in effetti, ancora restano carte di Pessoa da decifrare e pubblicare, carte che il poeta non aveva potuto organizzare materialmente per la stampa e che compongono il suo lascito, dopo la morte avvenuta nel 1935, all’età di quarantasette anni. Luciana Stegagno Picchio, a livello metodologico, ha scelto, per riunire i vari saggi, “l’ordine cronologico soggettivo” piuttosto che quello oggettivo: in questo modo il percorso di e su Pessoa rappresenta un “itinerario di vita, legato all’opera del poeta ma anche agli amici pessoani”.

Prof. Picchio, com’è nata l’idea di questo libro?
Nella mia vita di studiosa, Pessoa mi ha accompagnata per tanti anni. Ho seguito la sua isotopia, ho fatto tanti viaggi. Un processo di acculturazione lungo e accurato. Attraverso Pessoa ho conosciuto, tra l’altro, il mio maestro, il grande linguista Roman Jacobson, un autentico genio. Gli parlai di questo autore portoghese che lui non conosceva, ma a cui è bastata la lettura di un sonetto per coglierne la profondità. E proprio il lavoro di Jacobson ha reso famoso Pessoa in Francia negli anni ‘60. E attraverso Pessoa ho conosciuto Antonio Tabucchi. Posso dire che siamo stati – e siamo tuttora – grandi amici, e amici rivoluzionari.

Con questa raccolta di saggi ho cercato di “riunificare” questo straordinario scrittore e poeta portoghese e di trovare, dietro i suoi numerosi eteronimi, il vero autore che muove le sue maschere, i suoi burattini.

Chi sono veramente questi alter-ego, da Ricardo Reis ad Álvaro de Campos, da Alberto Caeiro a Bernardo Soares?
Queste “persone”, questi “autori altri”, non sono pseudonimi: lo pseudonimo, infatti, abbraccia l’intera personalità dello scrittore. Nel caso di Pessoa, invece, quando si parla di eteronimi, ci si riferisce a una parte della personalità, quei segmenti di sé non espressi. Parlare è di per sé una mutilazione: quando un essere umano si esprime, mutila, “esclude” in quello stesso momento le cose che non dice e tutti gli altri personaggi che dentro di lui direbbero altre cose. In Pessoa erano presenti tante voci diverse – si è arrivati a calcolare addirittura ottanta, novanta eteronimi. E mi sono sempre chiesta cosa sarebbe stato Pessoa se non fosse morto precocemente.

Pensa che, se non fosse morto così presto, avrebbe pubblicato le sue opere?
Sì, questo è provato da un libro pubblicato dalla Biblioteca Nazionale di Lisbona, Pessoa l’ultimo anno, che raccoglie tutte le affermazioni fatte da Pessoa prima di morire, tra cui quella, importante: “Io vorrei ora pubblicarmi”. Fino ad allora era stato stampato l’unico libro della sua vita, Mensagem. Conoscendolo dal di dentro, sono certa che non avrebbe pubblicato solo sé stesso, ma anche gli altri: il suo nome e la sua produzione letteraria e poetica si sarebbe riunificata nei testi realizzati dagli “altri sé”. Questo è ciò che ho tentato di fare tutta la vita, di cercare tra i vari eteronimi quelle isotopie e quelle linee di unione – prima fra tutte la lingua - che avrebbero riunito le diverse personalità di Pessoa.

Può dirmi qualcosa di più su questi eteronimi?
Sono tutti personaggi fortemente delineati e caratterizzati, basta leggere la sua celebre lettera scritta ad Adolfo Casais Monteiro, in cui racconta il giorno della loro nascita. Ad ognuno di loro attribuisce una faccia, una scheda anagrafica, un lavoro, un segno zodiacale… Ricardo Reis è un po’ più basso di lui ed è un medico espatriato; Álvaro de Campos è un ingegnere, il poeta della modernità portoghese; Bernardo Soares è un aiuto-contabile in una ditta di tessuti che ama scrivere il suo journal intime utilizzando solo la prosa, con gli occhi rivolti verso il cielo di Lisbona; Alberto Caeiro è il “maestro di tutti”, un poeta bucolico, che spiega con la sua poesia la ricerca dell’essenzialità. Eppure, al di là di questi aspetti “contingenti”, tutti loro hanno in comune il fatto di essere persone di sesso maschile, sole, della stessa età, anche simili fisicamente: caratteristiche che alla fine si riuniscono in un unico uomo, che si chiama Fernando Pessoa.

Che cosa l’attira profondamente in lui?
Più che la vita, amo moltissimo la sua poesia, il fatto che in pochi versi ha saputo dire quello che tutti gli uomini sentono e non sono capaci di esprimere.

La sua non è una poesia ermetica, riesce a rendere con semplicità concetti trascendentali e immagini di straordinaria complessità, facendoci rispecchiare nelle sue parole.

E cosa resta oggi di lui? A cosa si sente legata principalmente?
È una parte di me, di noi tutti. Il nostro pensiero è condizionato dagli altri, e lui ha la capacità di “segnarci” continuamente. Sono legata alla sua poesia, come ho già detto: Pessoa è colui che all’improvviso esprime una verità, con la leggerezza di una nuvola di Lisbona. Colui che, nello spazio di pochi secondi, inventa e regala immagini inattese, sorprendenti: in questo sta la sua grandezza.