Rai Cultura

Il tuo browser non supporta video HTML5

Giacomo Papi, Happydemia

L'umorismo come chiave di lettura della pandemia

Uno studente e suo nonno si trovano ad affrontare insieme la pandemia: in Happydemia, pubblicato da Feltrinelli, Giacomo Papi affronta in chiave satirica la situazione attuale mettendo in scena Michele, che pur di uscire di casa, trova lavoro da rider presso la fabbrica di psicofarmaci Happydemia del terribile Pitamiz e Attilio, che ha superato gli ottant’anni e se ne sta chiuso in casa per non contagiarsi. Il giovane prova un’attrazione ricambiata per Miriam, addetta a drogare Pitamiz, e mentre intorno a loro la situazione peggiora (anche perché il Previdente del Consiglio approfitta del Covid per mettersi in mostra, il leader del partito del Lavoro Guadagno Pago Pretendo dorme, il Ministro degli Affari Suoi gongola per non doversi occupare degli affari esteri e il capo dell’opposizione si occupa solo del suo calo di popolarità) i due riescono ad avere un proibitissimo incontro ravvicinato. Giocando sulla realtà, Papi mette in guardia da pericoli serissimi come la dipendenza generalizzata da psicofarmaci, la possibilità che divampi la rivolta sociale e la lotta di tutti contro tutti, lo stravolgimento dei nostri ritmi di vita e la perdita della solidarietà tra generazioni: un romanzo molto divertente e molto inquietante.

Il nonno aprì la porta soltanto a metà e arretrò di un passo per vederla intera. Miriam rise con gli occhi e arretrò a sua volta, per farsi guardare. Era graziosa anche con la mascherina. Attilio si rallegrò al pensiero che forse lei e Michele avevano una storia, ma al contempo il cuore gli si strinse per il senso di colpa. Desiderava che Michele fosse felice, ma fidanzarsi era rischioso e il pensiero di rimanere da solo gli faceva paura. Per tutta la vita aveva creduto e insegnato ai suoi studenti che la contaminazione creava la vita e il desiderio di purezza assomigliava alla morte, ma da quando si era ammalato e invecchiava sempre più spesso il suo istinto si ribellava al pensiero. Amava ripetere che l’unica cosa che resta è quello che semini, ma non era più sicuro di cosa aveva seminato


Giacomo Papi è nato a Milano nel 1968. I suoi ultimi romanzi sono Il censimento dei radical chic (Feltrinelli 2019), I fratelli Kristmas e La compagnia dell’acqua, pubblicati da Einaudi. Dirige la scuola di scrittura Belleville. Per Feltrinelli ha curato Il grande libro delle amache (2017) di Michele Serra. Scrive per il Post, Il Foglio e la Repubblica.