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Giulio Perrone, America non torna più

La morte del padre

In America non torna più (HarperCollins) Giulio Perrone racconta gli ultimi mesi di vita di suo padre e intervalla la cronaca di quei momenti con inserti in corsivo che rievocano gli episodi mitici della giovinezza paterna, il cui emblema è America, l’amico più avventuroso e sfuggente. Il libro è un corpo a corpo tra un padre e il suo giovane figlio, che pur essendo legatissimo a lui, non può, e neppure desidera, dargli soddisfazione, incarnando sogni non suoi. Il padre lo vorrebbe medico o avvocato, lui vorrebbe fare lo scrittore o il giornalista; il padre ne esalta il talento calcistico, lui si accontenta di giocare con gli amici; il padre idealizza la Marina, lui fa l'ufficiale con il minor impegno possibile. Accanto al conflitto, rimasto insoluto perché non c'è stato il tempo per superarlo, c'è poi in questo libro il tema del senso di colpa. L'io narrante rievoca la sensazione di rabbia provata di fronte alla notizia della malattia terminale del padre, la propria incapacità di far finta di niente e di stargli accanto nei giorni più duri. Un romanzo di formazione, che è un addio alla spensieratezza e insieme una presa di coscienza di sé, dei propri limiti e dei propri punti di forza.

Solo una questione di impegno, diceva lui. Ecco la formula magica. Impegno per avere riscontri nello studio. Impegno per segnare un gol in più a calcio. Impegno per imparare a suonare. Impegno come sinonimo di riuscita, o almeno come consapevolezza di aver fatto il massimo per riuscire. Io ho sempre funzionato diversamente. Capace della massima dedizione, tendente all'ossessione, solo per le attività che mi entusiasmavano. Una cosa per lui inconcepibile.

Giulio Perrone è nato a Roma dove e, nel 2005 ha fondato la casa editrice che porta il suo nome. Ha pubblicato i romanzi L’esatto contrario (2015), Consigli pratici per uccidere mia suocera (Rizzoli 2017), L’amore finché resta (HarperCollins, 2019)