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Sandro Veronesi, Settembre nero
Premio Lattes Grinzane 2025
La Giuria Tecnica del Premio, che lo scorso aprile aveva indicato l’opera di Veronesi tra quelle finaliste, aveva motivato così la sua decisione:
Contestualmente alla cerimonia di premiazione, all’autrice etiope Maaza Mengiste è stato conferito il Premio Speciale Lattes Grinzane, attribuito in ogni edizione a un’autrice o a un autore internazionale di fama riconosciuta a livello mondiale e che nel corso del tempo abbia ricevuto un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico. Nella sua lectio magistralis, Mengiste ha proposto una lucida ma appassionata analisi dei tempi di oggi in forma di lettera, con una riflessione che si è sviluppata a partire dalla domanda: “Anche tu, come me, senti che siamo un passo più in là rispetto alla giusta sequenza delle cose?”. La cerimonia di premiazione, condotta da Alessandro Mari, si è svolta sabato 11 ottobre 2025 al Teatro Sociale Busca di Alba (CN). A determinare la vittoria di Veronesi, sono stati i voti di 400 studentesse e studenti di 24 giurie scolastiche delle scuole superiori in tutta Italia, più una di Lima (Perù). Nei suoi quindici anni di storia, il Premio ha visto il coinvolgimento di quasi 5000 studenti e studentesse appartenenti a 330 diversi istituti scolastici in Italia e non solo, grazie all’adesione delle scuole italiane a Buenos Aires, Parigi, Barcellona, Istanbul, Praga, Bruxelles, Atene, Madrid e Lima. Sono state finora più di 70 le case editrici che hanno concorso con le opere dei loro autori e autrici.Settembre nero è un romanzo che si muove nella insidiosa rena dorata dell’adolescenza, come le sabbie mobili sulla spiaggia dove si consuma una delle scene madri del romanzo. Il protagonista è il giovane Gigio, nell’estate in cui scopre l’amore per Astel, tra tenerezza e psicotica esaltazione di sé, nel disperato desiderio di essere come lei lo vede. Prima esperienza di quell'errore di valutazione che fa oscillare tra gioia e disperazione. E assieme all’amore, volubile, Gigio, scopre l’inganno degli adulti, con i suoi genitori incapaci di evitare che il mondo gli possa crollare addosso (il colpo di scena è un salto di vento narrativo, una strambata, che dà una vorticosa accelerazione sul finale). Gigio è figlio di una irlandese, la rossa, Astel di una etiope, la nera: colori di un esotismo in bilico tra erotismo e razzismo, in un’Italia che non sa ancora essere multiculturale, prova a uscire dal clima di un'epoca pesante come il piombo, ingannevole come la plastica. L’estate è quella del 1972, quando il gruppo di terroristi di Settembre nero fece strage di atleti israeliani alle Olimpiadi. E se l’amore è un tema eterno, coniugato nell’infanzia tutta novecentesca vissuta al mare, nel romanzo ci sono piccoli segni di un tempo irripetibile, che Veronesi coglie come un collezionista di conchiglie che sono sotto gli occhi di tutti ma in pochi sanno abbinare: dalla noia ipnotica delle estati prima dell’era digitale a “l’odore di sole” che è un misto di plastiche, creme e pelli sudate, surriscaldate. Odore di ciò che è ovunque e non puoi guardare dritto in faccia, come la felicità.
Anche quest’anno la cerimonia è stata inserita all’interno del programma culturale della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
In Settembre nero (La Nave di Teseo), Sandro Veronesi racconta in prima persona l’estate del 1972, trascorsa, come le precedenti, dal dodicenne Luigi Bellandi, detto Gigio, a Fiumetto in Versilia. L'io narrante ha superato i sessant'anni e fin dall’inizio veniamo informati che la magnifica vacanza di Gigio che sperimenta per la prima volta l'amore per la vicina di ombrellone, Astel, finisce molto male. Nel titolo la catastrofe privata del ragazzino coincide con la catastrofe storica, la strage avvenuta a Monaco nel corso delle Olimpiadi che dominarono quell'estate dagli schermi televisivi. Per scoprire cosa è accaduto a Gigio dobbiamo arrivare fino alle ultime pagine del romanzo, che come un giallo è cosparso di indizi e false piste. Figlio di un avvocato che lavora tra Vinci e Firenze e di un’irlandese che si è trasferita in Italia per amore del marito, Gigio ha una sorella minore, Gilda, che è la sua alleata più fedele, e un finto zio, Giotti, che compare ogni tanto a casa loro, ammantandosi di mistero e insieme rallegrando l'atmosfera. La perdita dell'innocenza arriva per tutti, quella di Gigio è particolarmente traumatica; la ricostruzione che ne fa il Luigi adulto è ricca di sfumature, mette insieme l'estrema felicità e la disperazione, i timori, i brividi, i dubbi e le esaltazioni di chi da preadolescente si trova di colpo adulto con i propri ricordi come unico salvagente.
Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato: Per dove parte questo treno allegro (1988), Gli sfiorati (1990), Occhio per occhio. La pena di morte in quattro storie (1992), Venite venite B–52 (1995, nuova edizione La nave di Teseo 2016), Live (1996, nuova edizione La nave di Teseo 2016), La forza del passato (2000, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Campiello e premio Viareggio-Rèpaci), Ring City (2001), Superalbo (2002), No Man’s Land (2003, nuova edizione La nave di Teseo 2016), Caos calmo (2005, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Strega, Prix Fémina e Prix Méditerranée), Brucia Troia (2007, nuova edizione La nave di Teseo 2016), XY (2010, nuova edizione La nave di Teseo 2020, premio Superflaiano), Baci scagliati altrove (2012), Viaggi e viaggetti (2013), Terre rare (2014, nuova edizione La nave di Teseo 2022, premio Bagutta ed Europese Literatuurprijs), Non dirlo. Il Vangelo di Marco (2015), Un dio ti guarda (2016), Cani d’estate (2018). Con Il colibrì, uscito nel 2019 e tradotto in 27 lingue, ha vinto per la seconda volta il premio Strega. Nel 2023 ha pubblicato Comandante, romanzo scritto a quattro mani con Edoardo De Angelis. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Attualmente collabora con il “Corriere della Sera”. Dall’ottobre 2020 è membro del Comitato per il Diritto al Soccorso. Ha cinque figli e vive a Roma.Tanto poco di personale c’era stato fin lì nella mia vita che queste erano per me le cose importanti di quelle estati: i miei genitori, mia sorella, i miei giochi, l’odore del sole – ed erano tutte cose che percepivo come un’estensione di me, nelle quali gli altri non avevano nessun ruolo. Durante l’estate dei miei dodici anni, invece, quel me stesso così esteso si ridusse bruscamente, e il mondo così terso e intero che lo conteneva si squarciò come il velo del tempio.