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Jenny Erpenbeck, Speranza, tempo

Destini e identità

La scrittrice Jenny Erpenbeck ha presentato a Letterature Festival Internazionale di Roma 2025 due brevi racconti. Nel primo, Speranza, le anafore sembrano segnare le date importanti di una cronologia familiare in cui la Storia si mescola alle storie del quotidiano. Dai bisnonni fino a scendere lungo le generazioni “la speranza è una specie di colla che ci teneva insieme”. Nel secondo, Tempo, Jenny Erpenbeck riflette su identità e differenze che ci modificano nel corso degli anni.

L’intervista è stata raccolta in occasione di Letterature Festival Internazionale di Roma 2025
Traduzione consecutiva Soledad Ugolinelli


Non è per niente facile trovare frasi che spieghino chi siamo. Ma forse non è nemmeno così importante. Più importante è forse che, oltre i confini della propria pelle, oltre i confini della lingua e delle diverse arti, ci sia il tentativo condiviso di rendere l’oblio da cui veniamo, l’estraneità che ci contiene, e gli scenari paralleli in cui sta prendendo forma il nostro presente – di rendere tutto questo udibile, visibile o magari appunto anche leggibile.

Jenny Erpenbeck è nata a Berlino nel 1967, in una famiglia di scrittori della Germania dell’Est. Nel 1999 ha esordito nella narrativa con la novella Storia della bambina che volle fermare il tempo, cui sono seguiti racconti e romanzi tra cui Di passaggio (finalista al Premio Gregor von Rezzori nel 2012), E non è subito sera e Voci del verbo andare (Premio Strega Europeo, 2017). Con Kairos, pubblicato da Sellerio, vince l’International Booker Prize nel 2024.