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Alessandra Libutti, La memoria del giglio

Il Novecento visto da Volterra

L’io narrante del romanzo di Alessandra Libutti, La memoria del giglio, pubblicato da Rizzoli, è Livia Ruggieri Buzzaglia, nata a Volterra nel 1877 da Lodovico e Adele. Suo padre è un nobile colto e di idee liberali; ha partecipato alla spedizione dei Mille; sua madre, più giovane di lui, faceva la cameriera a Palazzo Ruggieri. Da bambina, Livia, spaventata dai tanti parti della madre che spesso si concludono male, decide che non vuole sposarsi e avere figli, e mantiene questo proposito. Dei Ruggieri Bazzaglia, oltre a Livia, sopravvivono la primogenita Barberina, determinata e studiosa, Delia, la più bella e mondana, e l’ultimogenito, Cino. Saga familiare e romanzo storico (Libutti racconta l’ascesa del fascismo e la sua caduta vista da Volterra, dal paese di Suvereto e da Roma, i luoghi in cui vivono i suoi personaggi), La memoria del giglio è soprattutto una storia di donne e di maternità sofferte. Barberina riesce a superare l’opposizione paterna al suo proposito di diventare maestra: va a insegnare a Suvereto dove è adorata dai suoi allievi, ma finisce per sposare l’orrido Alcide, che la sfrutta economicamente e la umilia tradendola e insultandola: dalla loro unione nasce Rina, che si lega più al padre che alla madre. Anche il matrimonio di Rina non è felice, lei non ama il mite Bruno e si sfoga con la figlia Adriana. Raccontando la storia vera dei Ruggeri Bazzaglia, delle loro traversie anche economiche, Libutti, che da loro discende, illumina la storia italiana della fine dell'Ottocento e della prima metà del Novecento, le dà forma concreta.   

Volevo essere come mio padre, non come mia madre. L'idea di essere femmina mi ripugnava, come se nella lotteria della vita mi fosse stato consegnato il biglietto sbagliato. Guardavo avanti e vedevo solo corpi che si piegavano, pance che si gonfiavano, il sangue che ritornava. Una vita che non volevo. Avevo vissuto i primi dieci anni della mia esistenza scontrandomi col lato distruttivo della maternità. Così giurai a me stessa che mai, mai, mai sarei diventata madre.

Alessandra Libutti (1967) è laureata in Storia e Critica del Cinema. Ha vissuto per trent’anni nel regno Unito, Nel 2002 è stata finalista al Premio Calvino con il romanzo Thomas Jay pubblicato da Fazi nel 2012. Attualmente vive a Roma e collabora con La Ragione, Il Foglio, e Linkiesta. È tra i fondatori della rivista online inOltre.