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Maurizio Ciampa, Breve storia della nostra inerzia
La perdita di comprensione del mondo
In Breve storia della nostra inerzia, pubblicata da Il Mulino, Maurizio Ciampa pone al centro della sua trattazione l'inerzia che ci riguarda. Da una parte costruisce un intinerario all'interno di questo concetto a partire dai monaci del deserto, per cui l’accidia era “un’interruzione drammatica della vita spirituale”, dall'altra analizza lo smarrimento che connota l'età presente. Muovendosi tra arte, filosofia e letteratura, Ciampa si sofferma tra l'altro sul Cristo dei dolori di Dürer, con la sua “malinconica, immobile inerzia”, sulle teorie di Marsilio Ficino, sul "preferisco di no" del Bartleby di Melville. Sono inerti i protagonisti di tre libri chiave della letteratura russa: Diario di un uomo superfluo di Turgenev, Memorie del sottosuolo di Dostoevskij, Oblomov di Gončarov, e tutta la letteratura del Novecento pullula di uomini che abdicano alla propria posizione di soggetti: basti pensare a Un uomo che dorme di Perec, a L’uomo senza qualità di Musil, ai protagonisti dei romanzi di Kafka. Nonostante l'accelerazione impressa dalla tecnologia alla nostra vita o forse proprio per questa, ci troviamo a fronteggiare un'età di grande smarrimento, addirittura di sonnambulismo (definizione che compare nel rapporto Censis del 2023). Esiste una via d’uscita a questa stasi? Ciampa la identifica nel filo sottilissimo che continua a legarci al mondo: l'“essere qui e ora, essere con gli altri”.
Maurizio Ciampa ha lavorato a lungo come autore per Radio 3 e Rai Educational e ha insegnato all’Università di Teramo. Tra i suoi saggi «Croce e Resurrezione» (Il Mulino, 2018) e «La vita non è il male» (Salani, 2016), entrambi scritti con G. Caramore; e «Italia minima» (Donzelli, 2024).Si può pensare all’inerzia come a un terreno spoglio, arido, che non consente lo sviluppo della vita, ma non è questa la raffigurazione più adeguata. L’inerzia sembra nascere piuttosto da un sovraccarico, una congestione di cose, immagini, relazioni. Tutto stipato e trattenuto nelle strette stanze del nostro cervello.