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Io, Mario Ceroli - I parte

Un incontro con l'artista nell'inverno 2025

Mario Ceroli è una delle figure più riconoscibili dell’arte italiana del Novecento, capace di trasformare il legno in un linguaggio visivo essenziale, archetipico e pop allo stesso tempo, e profondamente poetico. La sua ricerca attraversa scultura, scenografia e installazione, con opere che spesso mettono in dialogo pieni e vuoti, presenza e ombra, memoria e icona.

L’artista ci accoglie nel suo studio romano, uno spazio enorme in via della Pisana, nell’inverno del 2025, in un momento che lui stesso definisce «alla soglia della maggiore età», con l’ironia di chi ha attraversato quasi un secolo di vita e di arte.

Mio padre e mia madre volevano fare di me un impiegato dello Stato (…) mi hanno iscritto alla Scuola Galileo Galilei, che comprende tre sezioni: l’Istituto Tecnico, l’Istituto Tecnico Industriale e l’Istituto d’Arte. Mia madre una mattina mi ci ha portato. Aveva paura a prendere l’ascensore e siamo saliti a piedi. Al primo piano c’era l’Istituto d’Arte, la mamma era stanca, si è fermata e mi ha iscritto a quell’Istituto."
Mario Ceroli


A passo svelto, Mario Ceroli, 87enne, ci accompagna nel suo studio, una sorta di mappa tridimensionale della sua ricerca, un infinito labirinto tra le sue opere, figure, forme, materiali e memorie visive che testimoniano decenni di lavoro. A partire da questo ambiente, e con il supporto di filmati storici provenienti dalle Teche Rai, percorriamo la biografia artistica dell’artista di origini abruzzesi.
 

 Io la mattina mi alzo, la prima cosa che faccio, apro lo studio, vado di là e mi faccio il giro. Ragazzi, una cosa incredibile. Ci sono cinque, seicento Mario Ceroli."


Il legno, divenuto nel tempo la sua materia più riconoscibile, emerge nel racconto come scelta naturale e insieme come scoperta, un linguaggio che Ceroli ha trasformato in vocabolario personale, fatto di sagome, strutture, stratificazioni e volumi. Al di là dei materiali, ciò che restituisce è soprattutto una visione: l’idea dell’opera come costruzione paziente, come corpo che prende forma attraverso gesti coerenti, come risultato di un rapporto diretto con la materia.


Mario Ceroli, Composizione (1957–1958). Con quest’opera Ceroli ottenne nel 1960 il Premio per la giovane scultura, attribuito da Cesare Brandi. Courtesy Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Foto © Alessandro Vasari

Tra ricordi, episodi di formazione e intuizioni che hanno segnato il suo percorso, Ceroli ripercorre con lucidità e semplicità un tragitto che va dagli esordi giovanili ai riconoscimenti internazionali, dalle prime sperimentazioni alla definizione di un linguaggio che lo ha reso una figura centrale dell’arte italiana contemporanea.

Fino all’11 gennaio 2026 è in corso la mostra monografica Ceroli Totale alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, a cura di Renata Cristina Mazzantini, direttrice della GNAMC, e Cesare Biasini Selvaggi, che offre un’occasione unica per approfondire l’intera carriera dell’artista e il suo immaginario senza tempo.

In copertina: Mario Ceroli, faccia a faccia  (Photo by Roberto Serra - Iguana Press/Getty Images)

Vedi anche: Io, Mario Ceroli - II parte