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Pupi Avati: il cinema, la televisione, la radio e i giovani registi

L'intervista di Rai Cultura

Pupi Avati (Bologna, 3 novembre 1938), uno dei "grandi vecchi" del cinema italiano, vincitore di numerosi riconoscimenti e premi cinematografici, ultimo il David di Donatello alla carriera nel 2025. Regista, sceneggiatore, produttore, scrittore. Lo abbiamo incontrato nella sua casa di via del Babuino, circondato dai quadri e dagli oggetti di famiglia lasciati in eredità dal padre, famoso antiquario di Bologna. 

Un consiglio prezioso a un giovane che nella vita vorrebbe fare il regista, da qui prende il via la chiacchierata con Giuseppe, per tutti "Pupi". Ma lui com'è arrivato al cinema? Dopo la facoltà di Scienze politiche frequentata a Bologna e il tentativo di diventare un clarinettista jazz, grazie a Otto e mezzo di Fellini, capisce che la sua vera vocazione è quella di raccontare storie attraverso la macchina da presa. 

Nel 1968 gira il suo primo film: Balsamus, l'uomo di Satana seguito, nel 1970, da Thomas e gli indemoniati che segnò l'esordio cinematografico di Mariangela Melato. E' del 1975 il suo terzo lungometraggio La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, interpretato da Ugo Tognazzi e Paolo Villaggio, seguito da La casa dalle finestre che ridono (1976), un giallo-horror che diede il via, nella carriera di Avati, al cosiddetto filone del gotico padano, un genere sul quale tornerà spesso lungo tutta la sua carriera. Nella squadra degli sceneggiatori, tra gli altri, Maurizio Costanzo.

La notorietà arriva per Pupi Avati grazie al piccolo schermo quando, nel 1978, la Rai manda in onda lo sceneggiato in tre puntate Jazz band, che racconta la storia della Doctor Dixie Jazz Band. Con Aiutami a sognare (1981), il regista bolognese ottiene il David di Donatello e il Nastro d’argento e nel 1983 con la commedia Una gita scolastica concorre alla 40a Mostra del Cinema di Venezia. Nel cast Carlo delle Piane,Tiziana Pini e Nik Novecento. Quest'ultimo diventerà un personaggio televisivo grazie al Maurizio Costanzo Show. Avati presto torna al thriller-horror con Zeder (1983), film molto apprezzato dai cultori del genere, scritto in collaborazione con il fratello Antonio Avati e Maurizio Costanzo.

Negli anni successivi arrivano sugli schermi italiani Impiegati (1984), Regalo di Natale (1986) - seguito nel 2004 da La rivincita di Natale Storia di ragazzi e di ragazze (1989), Bix (1991), il thriller L'amico d'infanzia (1993) di ambientazione Usa, Magnificat (1993), considerato dalla critica il suo miglior film, e L'arcano incantatore (1996) con Stefano Dionisi, selezionato nel 2025 dall'AFI FEST di Los Angeles da Guillermo del Toro in rappresentanza dell'Italia insieme a Il Casanova di Federico Fellini.

Del 1997 è Il testimone dello sposo e del 1999 La via degli angeli. Nel 2001 esce al cinema I cavalieri che fecero l'impresa e nel 2003 Il cuore altrove, una storia che vede protagonisti Neri Marcorè e Vanessa Incontrada, David di Donatello per la Migliore Regia. Pluripremiato anche Il papà di Giovanna (2008) che fa vincere a Sivio Orlandi la Coppa Volpi come Miglior attore, il David di Donatello e il Globo d’oro come miglior attrice ad Alba Rohrwacher, il Nastro d’argento a Francesca Neri e a Ezio Greggio, al suo primo ruolo drammatico.

Quarantacinque lungometraggi realizzati tra il 1968 e il 2025, più di 20 tra docufilm, serie, show e speciali per la televisione, Pupi Avati oltre a scrivere sceneggiature, è anche romanziere. Tra i suoi libri "Il ragazzo in soffitta" (2015), il suo romanzo di esordio sull'amicizia tra due adolescenti, "Il signor diavolo" (2018) a cui si ispira per girare l'omonimo film del 2019, "L'alta fantasia" (2021) dedicato a Dante Alighieri. Nel 2025 esce in libreria "Rinnamorarsi", una rinnovata dichiarazione d'amore nei confronti della moglie con cui sta da più di sessant'anni.

Anche L'orto americano (2024), un horror gotico presentato come film di chiusura dell'81a Mostra del Cinema di Venezia, è tratto da un romanzo di Avati. La sua particolarità, nel panorama delle tante opere del Maestro, è di essere l'unico film realizzato in bianco e nero. 

L'orto americano in bianco e nero è stato il primo momento della mia lunga, interminabile carriera in cui ho avvertito di fare il cinema, non un film ma il Cinema. Il cinematografo è in bianco e nero. E' quella sorta di realtà parallela, però monocromatica, in cui manca il colore e quindi non è reale
Pupi Avati

In questa intervista Pupi Avati parla anche di differenza tra narrazione cinematografica e televisiva, di radio (in particolare del programma Nato il sei ottobre), dell'importanza di conservare il nostro patrimonio audiovisivo, di omologazione sul modello statunitense come caratteristica della cultura occidentale e della funzione della musica nei film.