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Armando Massarenti: l`amore secondo Cavell
Dalla crisi al "rimatrimonio"
Quanto la filosofia permea la vita quotidiana? L’ epistemologo Armando Massarenti cerca di rispondere all’interrogativo, citando un testo dello statunitense Stanley Cavell (1926 – 2018), La riscoperta dell'ordinario (Carocci, 2001), nel quale il filosofo del linguaggio, rileggendo Heidegger e Wittgenstein, analizza alcuni nodi centrali del pensiero filosofico: lo scetticismo, il linguaggio, la razionalità, la relazione con l'altro.
La virtù cardinale della filosofia è la sua responsività, la sua capacità e attitudine a rispondere. […] Che cosa significa questo? Significa che esistono testi che, pur non dichiarandosi apertamente filosofici, hanno comunque un senso filosofico
Stanley Cavell
C’è un altro saggio di Cavell che Massarenti prende in considerazione: Alla ricerca della felicità (Einaudi, 1999), nel quale il filosofo esamina alcune sofisticated comedy americane degli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Qual è la loro peculiarità? Rispetto alle storie tradizionali - dove l'amore mira a raggiungere un apice - queste commedie mettono spesso in scena vicende nelle quali lo scopo principale dell’intreccio è quello di far superare a una coppia la crisi della propria unione, tanto che Cavell parla di “commedie di rimatrimonio". Il discorso filosofico che traspare da queste storie riguarda il raggiungimento della felicità e del benessere, cui mirano le donne protagoniste.
Solo coloro che sono già sposati si possono autenticamente sposare. È come se sapessimo che si è sposati quando si giunge a capire che non si riesce a divorziare, cioè quando si trova che le proprie vite semplicemente non si districano. Se l’amore è fortunato, questa conoscenza verrà salutata dalle risate
Stanley Cavell
Cavell tratta anche un altro tipo di amore: quello in bilico tra credenza e scetticismo. E lo fa tramite una rilettura dei testi shakespeariani. Otello, per esempio, oscilla continuamente tra il desiderio di credere nell'innamoramento perfetto tra lui e Desdemona e il dubbio che non sia affatto vero.
Mondo infame! Sono arrivato al punto/di ritenere mia moglie virtuosa,/
e di credere ch’ella non lo sia;/di ritenere te un uomo onesto,/
e di credere che tu non lo sia!/Voglio assolutamente qualche prova!/
Il suo nome era limpido ai miei occhi/come il volto di Diana; ed ora è sozzo,/
fuligginoso come la mia faccia!/Se ci saranno al mondo ancora corde,/
o coltelli o veleni, o fuoco, o fiumi/nelle cui acque affogare il respiro,/
io non sopporterò quest’ignominia!/Oh, poterne raggiunger la certezza!...
William Shakespeare, Otello, Atto III, scena III
Questo servizio è stato realizzato da RAI Cultura nel 2016