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Emidio Spinelli. Il sogno nel pensiero antico

Dai poemi omerici all'epicureismo

In questa intervista Emidio Spinelli traccia il percorso della riflessione sul sogno nella filosofia antica. Come venivano intesi i sogni? Naturalmente bisogna risalire ai poemi omerici per trovare le prime tracce della cognizione sui sogni presso i greci. I sogni erano inviati dagli dei quanto dai morti, potevano essere veritieri quanto ingannevoli. Erano comunque sempre legati a un qualche tipo di matericità - al soffio, o al fumo -  e dunque non potevano essere scissi dalla capacità percettiva dell'uomo. Mancava del tutto un collegamento con l'anima o la pische. Platone, da parte sua, non credeva che il sogno implicasse una relazione tra il mondo divino e il mondo umano, anzi pensava che dipendesse profondamente dal "carattere" della persona che sognava. La vera svolta arrivò con Aristotele, che scrisse ben tre trattati sul sonno e sul sogno. Per Aristotele il sogno era legato alla fantasia, ovvero a una parte della nostra capacità percettiva. Attraverso i sogni noi vediamo delle immagini e queste immagini, per Aristotele, avevano cause esclusivamente fisiologiche: i sogni non erano altro che tracce della percezione nello stato di veglia, che venivano condotte dal sangue fino al cuore e qui riaffioravano durante il sonno. Dopo Aristotele fu l'epicureismo a rivalutare i sogni, perché proprio tramite i sogni, in modo materialistico e sensistico, gli uomini riuscivano a conoscere gli dei.

 

Un profilo di Emidio Spinelli: http://www.iliesi.cnr.it/profilo.php?id=23