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Simon Critchley. Note sul suicidio

Riflessioni oltre il giudizio morale   

Nel video Simon Critchley, intervistato nell’aprile 2022 parla del suo libro Note sul suicidio, tradotto in italiano da Alberto Cristofori  e pubblicato da Carbonio Editore e che contiene in appendice il saggio Del suicidio del filosofo scozzese David Hume  (Edimburgo 1711 - 1776). 

Le ricerche più recenti sugli effetti dei social media su una vasta gamma di comportamenti, dai disturbi dell’umore, all’ansia, fino all’atto del suicidio, mostrano come questi strumenti tecnologici peggiorino notevolmente le cose, soprattutto tra i giovani. Quindi è particolarmente importante dare ai ragazzi una consapevolezza realistica e onesta del suicidio, che non hanno.


Ho scritto il libro perché ero confuso e preoccupato dalle reazioni che alcuni suicidi famosi, stavano suscitando, in particolare quello di Robin Williams. Una sensazione di un torto morale legato all’atto del suicidio e ho iniziato a domandarmi perché reagiamo in questo modo di fronte al suicidio e a indagare storicamente, la concezione del suicidio come peccato, che in realtà non esiste né nel Nuovo Testamento, né nella Bibbia ebraica, ma che è solo un’idea cristiana medievale. L’idea della vita come dono di Dio, qualcosa su cui non si ha potere.

Il suicidio è considerato dunque un peccato, perché si sta esercitando un potere su ciò su cui non si ha potere.  


David Hume dice: “Credo che nessun uomo abbia mai gettato via la vita, mentre valeva la pena conservarla”. Il motivo per cui il pensiero di Hume è importante è che ci permette di smontare la retorica cristiana, intorno alla questione del suicidio e in particolare l’idea della proibizione del suicidio secondo cui non ci si può suicidare a causa dei propri doveri verso Dio.  
 

È dimostrato che il periodo più popolare per i suicidi è la primavera e il giorno più gettonato per i suicidi è il lunedì, quando le persone tornano al lavoro, quando le cose vanno oggettivamente meglio. Pertanto, in questo momento storico, dopo due anni di pandemia, è importante prendere atto che è alla fine di una pandemia che le persone si sentono peggio, sono in preda a sentimenti profondi di depressione, tristezza, malinconia e potrebbero essere sfiorate dall’idea del suicidio. Io voglio invece invitarle a riflettere e a cercare di comprendere la problematica complessiva del suicidio, così da avere più fiducia nel futuro e abbracciare il mondo in tutto il suo orrore, ma anche in tutta la sua terribile bellezza.



Simon Critchley è professore di filosofia presso la New School for Social Research di New York. Si è occupato di storia della filosofia, di teoria politica e di letteratura, dedicando, fra gli altri, saggi e articoli al pensiero di Derrida, Lévinas e Heidegger. Collabora con il «New York Times».