Gianni Dessì
I confini del tridimensionale
Il Giallo assoluto, innaturale, astratta materializzazione della luce, una pittura che dialoga con la scultura e invade lo spazio circostante fino ad alterarne la percezione, sono gli elementi attraverso i quali Gianni Dessì ha costruito le proprie opere negli ultimi vent’anni.
La mia scelta è stata quella di riprovare a dare un senso e un’energia espressiva a delle modalità, come quella di tenere una matita in mano o fare un disegno… fuori dalla logica di verifica concettuale o di progetto
Gianni Dessì
Tra i protagonisti della Nuova Scuola Romana, raccolta attorno all’ex Pastificio Cerere, centro vitale della cultura artistica negli anni Ottanta, Dessì, nato nel 1955, ha progressivamente spostato la propria attenzione dalle grandi e austere superfici in bianco e nero, caratterizzate da una complessità di forme, tecniche, materiali e simboli, all’esplorazione dei confini del tridimensionale. Le camerae pictae, nucleo poetico delle sue ricerche, sono vere esperienze sensoriali oltre che visive, dove l’arte conserva una dimensione visionaria e rivendica la sua diversità da ogni oggetto concreto per diventare il luogo da cui poter guardare e dispiegare il mondo.
Il quadro, all’inizio, l’ho pensato come a una parte del tutto, che veniva staccata e offerta allo sguardo. E di lì, appunto, sono nate le camerae pictae, che, con questo colore, volevano ridisegnare la percezione di uno spazio fisico in cui l’idea del quadro diventava anche l’ambiente in cui stare, sostare, sempre un po’ dall’esterno, e vivere e fare luogo. Spazio per noi
Gianni Dessì
Questo servizio è stato realizzato da RAI Cultura nel 2012