Giuseppe Capogrossi

Il segno riconoscibile

Avevo dieci anni e mi trovavo a Roma. Un giorno andai con mia madre in un istituto per ciechi. In una sala due bambini disegnavano. Mi avvicinai: i fogli erano pieni di piccoli segni neri, una sorta di alfabeto misterioso, ma così vibrante che per quanto a quell’età non pensassi affatto all’arte, provai una profonda emozione. Sentii fin da allora che i segni non sono necessariamente l’immagine di qualcosa di visto, ma possono esprimere qualcosa che è dentro di noi, forse la tensione che deriva dall’essere immerso nella realtà?  
Giuseppe Capogrossi, 1955

In questo filmato dalle Teche Rai del 1959 l’artista Giuseppe Capogrossi illustra la tecnica pittorica usata per la realizzazione dei suoi quadri astratti, e presenta i contenuti artistici di una sua allora prossima esposizione alla Galleria del Naviglio di Milano.

Mi è difficile parlare dei miei quadri. Molti mi chiedono il significato. A me sembra che non occorre. Se danno un'emozione, qualunque essa sia, già è bene. E a molti la danno.
Giuseppe Capogrossi



BIOGRAFIA (courtesy Fondazione Archivio Capogrossi, Roma)

Giuseppe Capogrossi nasce a Roma il 7 marzo del 1900. Laureato in Giurisprudenza, si è sempre dedicato alla pittura.
Nel 1923 frequenta la Libera scuola di nudo di Felice Carena, in quel tempo tra le più accreditate di Roma. Tra il 1927 e il 1933 compie ripetuti soggiorni a Parigi dove elabora una pittura figurativa e tonale che si ricollega a fonti classiche italiane. 
Espone per la prima volta nel 1927 in una mostra collettiva alla Pensione Dinesen di Roma con  Cavalli, e Di Cocco;  ancora con Cavalli, Cagli e Sclavi partecipa nel 1933 alla mostra nella Galleria Bonjean di Parigi, presentata dal noto critico Waldemar George che per  primo  si riferì a questo gruppo con il termine École de Rome (da cui quello di Scuola Romana).

D’ora in avanti partecipa a numerose mostre in gallerie private e spazi pubblici. Dagli inizi degli anni Quaranta avvia una trasformazione della sua ricerca pittorica: il colore si accende nelle gamme dei rossi, viola e arancio, e la pennellata si anima. 

Con il graduale abbandono della figurazione, dopo un breve periodo di esperienze a carattere neo cubista (1947-1949), approda a un rigoroso e personale astrattismo caratterizzato da una unica forma-segno che coniugandosi in infinite variazioni arriva a costruire lo spazio del quadro, rappresentazione simbolica di una interiore organizzazione spaziale.   

Espone le opere della sua nuova maniera in una famosa mostra nel 1950 alla Galleria del Secolo di Roma, poi alla Galleria Il Milione di Milano ed alla Galleria del Cavallino di Venezia. Nel 1951 partecipa alla fondazione del gruppo Origine, con Ballocco, Burri e Colla e raggiunge la notorietà internazionale partecipando nel marzo 1951 a Parigi - unico italiano - alla mostra Véhémences Confrontées.

Dal 1940 diviene titolare dell’insegnamento di “Figura disegnata” al Liceo Artistico di Roma fino al 1966 anno in cui viene chiamato alla cattedra di “Decorazione” nella Accademia di Belle Arti di Napoli fino al 1970. Nella sua lunga carriera artistica ottiene numerosi premi e riconoscimenti: nel 1962 con una sala personale alla XXXI Biennale di Venezia il premio per la pittura, ex aequo con Morlotti; nel 1971 il premio Vent’anni di Biennale alla Biennale di S.Paolo del Brasile e il Prix d’honneur alla Esposizione Internazionale dell’incisione di Lubiana.

Nello stesso anno il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferisce la medaglia d’oro per meriti culturali.

Muore a Roma il 9 ottobre del 1972.  

Ogni quadro mi costa fatica come del resto succede a tutti gli artisti.
Giuseppe Capogrossi

In copertina: Giuseppe Capogrossi, Superfice 200, 1956 (courtesy Fondazione Archivio Capogrossi, Roma)