Saul Melman, artista e medico al pronto soccorso

Similitudini tra medicina e arte

 

Nel 2003 ho fatto la più grande reinterpretazione della Fontana di Marcel Duchamp, che l'artista installò in una galleria nel 1917. La sua scultura era un orinatoio maschile che Duchamp rovesciò e mise su un piedistallo in una galleria, dandogli dignità di opera d'arte. Quest'idea mi interessò molto perché uso spesso dei  ready-made nei miei lavori. Quindi nel 2003 non soltanto ho ripreso la forma dell'orinatoio ingrandendolo fino a farlo diventare come una casa, ma ho anche decostruito leggermente la sua forma per alludere al corpo umano, creando una serie di archi che sembrano costole e anche una cupola che evoca l'architettura religiosa. Potevi osservarlo non solo dall'esterno ma anche entrando all'interno. Una volta dentro la scultura con le pareti bianche, l'ambiente risultava molto intimo e silenzioso.
Saul Melman

Saul Melman  usa una grande varietà di materiali, lasciando alla loro natura fisica il compito  di plasmarne la forma e definirne il contenuto. E’ un processo che conosce bene grazie al suo lavoro part time in qualità di medico in un pronto soccorso, dove bisogna  essere sempre pronti ad accogliere i casi più disperati, che a volte si concludono in modo tragico.

Dopo un master al  Bard College (Accademia di  Belle Arti) a New York,  si è laureato come medico e per diversi anni ha svolto principalmente questo lavoro. Finché un giorno all’ospedale, proprio nella stanza che viene usata per i casi  più difficili, in bilico tra vita e morte,  Saul rimase colpito  dall’atmosfera della stanza e dalla luce che attraversava le finestre, illuminando i letti dei pazienti gli arredi e la porta d'ingresso e volle cogliere quel momento  in uno scatto fotografico.

In seguito Melman ha proposto a un museo all’aperto nel quartiere Queens di New York  dove vive, di trasformare il concetto di questa fotografia in una scultura, intitolando l’opera  Best of all worlds (Il migliore dei mondi possibili), citazione del filosofo Leibniz.  Nell’intervista realizzata da RAI Cultura nel 2015 Melman spiega il perché.

Dalla polvere di pelle di un cavallo a un mattone d’arte

Da una fabbrica di pergamene ha ricavato la polvere proveniente dalla raschiatura della  pelle di cavallo e mescolandola con dell’acqua calda l’ha schiacciata dentro delle forme grandi come mattoni. Lasciato essiccare per alcuni giorni, il materiale  si è solidificato. Melman costruisce delle pareti con questi mattoni, ma i mattoni, malgrado l’aspetto solido,  sono   mattoni permeabili, quindi influenzabili da agenti esterni. Permeabili come lo è la pelle di un cavallo o la nostra pelle.

L’arte  dell’empatia

Al pronto soccorso, in pochi minuti,  Melman deve  fare una diagnosi veloce,   ma  deve anche essere in grado di tranquillizzare il paziente. La sua esperienza  gli ha insegnato l’importanza dell’empatia e l’effetto placebo che ne deriva.




 

Condividi