La Mesopotamia svelata

Un porto del Terzo Millennio a.C. scoperto dai nostri archeologi in Iraq

Le Missioni Archeologiche italiane, di cui troppo poco si parla, sono uno dei fiori all' occhiello in campo culturale e non solo, del nostro Paese. Spesso a corto di fondi e con difficoltà burocratiche e logistiche, portano però avanti con tenacia un lavoro preziosissimo.
Uno degli ultimi esempi in ordine di tempo ci viene dalla Missione Archeologica italo-irachena ad Abu Tbeirah, diretta da Licia Romano e Franco D'Agostino, che ha evidenziato l’importante risultato della campagna condotta nell’Iraq meridionale. Gli archeologi del team di Abu Tbeirah hanno individuato e stanno scavando, il porto risalente al Terzo Millennio a.C.: uno scavo che consentirà di scrivere un nuovo capitolo della storia della Mesopotamia e della sua civiltà, nata dalle acque del Tigri e dell'Eufrate, superando l'immaginario comune che identifica le antiche città mesopotamiche attorniate da distese di campi di cerali, irrigati da canali artificiali.
Non è per caso che la parola araba per porto "MARSA (هرسى)" riprenda il termine sumerico MAR.SA, che indicava la struttura amministrativa del porto e delle attività ad esso connesse. Pur nota dalle fonti cuneiformi, questo tipo di struttura è stata solo a volte individuata dalle tecnologie satellitari, ma a tutt’oggi mai scavata: di fatto gli archeologi della Sapienza sono i primi ad affrontate lo scavo di un porto sumerico risalente al Terzo Millennio a.C., aprendo alla possibilità di riconsiderare l’humus su cui la grande ricchezza della civiltà mesopotamica si fondava.
Gli archeologi e specialisti della Sapienza scavano da diversi anni nel sito di Abu Tbeirah, posto vicino all'antica linea di Costa del Golfo Arabico, una posizione peculiare all'interno di un ambiente paludoso e a ridosso del mare, che ha influenzato fortemente la vita dell'insediamento, come dimostra la grande struttura portuale appena individuata. La scoperta è particolarmente importante anche perchè apre nuovi scenari di ricerca sulla vita delle città del sud della Mesopotamia, ma anche sulle ragioni del loro abbandono. La forte connessione con le paludi del delta, quindi con un ambiente estremamente sensibile ai cambiamenti climatici e al regime delle precipitazioni, potrebbe chiarire i motivi della riduzione e poi scomparsa dell'insediamento di Abu Tbeirah alla fine del Terzo Millennio a.C., un momento in cui in diverse parti del mondo si registra un cambiamento climatico importante, il cosiddetto 4.2 ka BP event (ndr 4200 anni dal presente).
Noi ci siamo fatti raccontare dai due archeologi che guidano la nostra Missione Archeologica, Licia Romano e Franco D'Agostino non solo come sono arrivati a questa nuova importantissima scoperta ma anche il loro lavoro in questi anni.

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