Un cavallo, un mito

La storia del cavallo di Francesco Messina

Dalle Teche RAI vi proponiamo il prezioso filmato Un cavallo, un mito (2000) di Fernando Ferrigno, che svela l’origine della gigantesca scultura diventata simbolo della Radio Televisione Italiana, installata dinanzi la sede Centrale di Roma in Viale Mazzini.   

Il cavallo in bronzo, alto quasi cinque metri e scolpito in una posa classica da battaglia dall’artista siciliano Francesco Messina, ha da sempre sollevato un interrogativo in studiosi e osservatori: si tratta di un cavallo morente o di un cavallo rampante? 

Vittorio Emiliani, che è stato consigliere di Amministrazione della Rai dal 1998 al 2002, racconta spiritosamente nel libro interamente dedicato all’argomento Il cavallo morente di Francesco Messina nella sede centrale Rai. Studio, restauro, manutenzione, (2013, Il Prato Editore):

Ma quel cavallo gigantesco stava accasciandosi ferito a morte o, al contrario, stava rialzandosi per riprendere a correre orgogliosamente? Mi spiegarono che dipendeva dalla congiuntura Rai: se era favorevole, andava bene la seconda versione; se invece era sfavorevole, valeva la prima. 

Per lo scultore, come rivela il documentario di Ferrigno, è un cavallo rampante che si sta leccando le ferite dopo una lotta con altri cavalli: infatti era progettato per far parte di un gruppo di cavalli con criniere al vento, zoccoli impressi nella terra, muscoli tesi, come nei disegni di Leonardo.

La RAI era sensibile all’arte già dall’inizio degli anni Cinquanta quando i primi dipinti, originariamente acquisiti dall’azienda per ornare le sale dell’Auditorium Rai di Torino che fu inaugurato nel 1952, diedero inizio alla Collezione RAI, che era allora composta quasi unicamente da dipinti. L’allora direttore generale della RAI, Salvino Sarnesi, fu assistito nelle acquisizioni da Marcello Bernardi, vice direttore generale e personaggio aziendale di grande spessore e da suo fratello Marziano Bernardi, per tanti anni apprezzato critico d’arte per La Stampa di Torino.
 
Esponenti di una RAI che faceva cultura, avevano una grande passione per l’arte e così la collezione si ampliò negli anni a seguire con altre acquisizioni di dipinti e quindi di sculture, grazie anche all’occasione offerta dalla graduale formazione di un’infrastruttura aziendale. 

All’inizio degli anni Sessanta infatti la RAI è in espansione e sorge la necessità di costruire un edificio per uffici con una capacità di 1000 posti-lavoro per la Direzione Generale a Roma. 

Nasce cosi in Viale Mazzini 14 una macrostruttura in acciaio e vetro, secondo quello che si definiva international style, prodotto di un’architettura moderna, funzionale e essenziale. L’edificio fu progettato e realizzato fra il 1962 e il 1965 dall’ingegnere  Alessandro Fioroni e da un giovanissimo architetto,  Francesco Berarducci, allievo del rinomato progettista Pier Luigi Nervi. 

 Bernardi fu ancora vice direttore generale della Rai quando la costruzione del nuovo edificio era in corso e si fece promotore di cosiddetti “attributi aggiuntivi” all’architettura del palazzo: quadri d’autore per uffici e spazi comuni e importanti sculture per l’atrio principale, commissionando anche a Francesco Messina una grande scultura da collocare all’esterno della nuova prestigiosa sede. 

Ho intenzione di fare proprio un cavallo ferito in combattimento, sai - dichiarò Francesco Messina, mentre stava realizzando il cavallo nel 1965 - e allora il cavallo nitrisce come il cigno canta quando muore. Devo fare una cosa molto movimentata e nello stesso tempo statica perché deve essere un punto fermo. Io devo fare una scultura definitiva.