Federico Zeri e Guido Reni

A tu per tu con l'opera d'arte, 1989

Federico Zeri commenta l'opera del pittore seicentesco Guido Reni, uno dei maggiori esponenti della pittura bolognese, qui celebrato in occasione di una mostra sul maestro allestita a Bologna  

Tratto dalla serie di Franco Simongini, A tu per tu con l'opera d'arte, in questa puntata dedicata a Guido Reni (1575-1642) Zeri mette in luce un grande artista classicheggiante del Seicento, poco amato nel primo Novecento italiano.

La grande 'Immacolata Concezione' che oggi si trova al Metropolitan Museum, fu venduta nel 1946 e fece poche migliaia di lire perché allora questa pittura valeva pochissimo. E' vero che il quadro era affumicato, ma non era danneggiato. Tutta quella pittura non valeva più niente. Il periodo delle avanguardie storiche coincide con quello nel quale la pittura bolognese, soprattutto quella di Guido Reni, veniva disprezzata
Federico Zeri

Zeri traccia la fortuna critica di un pittore molto apprezzato in vita dai suoi contemporanei per l'armonia raggiunta nel coniugare il classicismo raffaellesco alle nuove esigenze di verità del Caravaggio, attraverso la prima lezione naturalistica dei Carracci. La sua fortuna, ebbe un arresto nell'Ottocento con la prima stroncatura di John Ruskin (1844), un giudizio negativo che si protrarrà fino alla prima metà del Novecento. 
Figlio di un musicista, Reni inizialmente seguì le orme paterne, ma presto lasciò gli studi musicali preferendo la pittura di cui imparò i primi rudimenti nella bottega del fiammingo Denijs Calvaert, con cui studiavano anche i giovani coetanei Francesco Albani (1578-1660) e Domenichino (1581-1641). 

Reni fu tra i primi a entrare nell’Accademia bolognese dei Carracci, già nel 1582, quando era ancora l'Accademia del Naturale. A fine Cinquecento, Reni è già un pittore affermato

Nel 1598 realizzava l’Incoronazione della Vergine e Santi  per la chiesa di San Bernardo (Bologna, Pinacoteca Nazionale) e vinceva la gara per gli affreschi allegorici in onore della venuta di Clemente VIII, già perduti nell’Ottocento, sulla facciata del Palazzo del Reggimento, l’odierno Palazzo Comunale.

Se uno fa attenzione, troverà nei quadri, soprattutto quelli eseguiti a Roma da Guido Reni, una quantità di citazioni dalla scultura greco romana, un repertorio della scultura classica dalla quale lui ha desunto moltissimo
Federico Zeri 

Nel 1601, Reni giunse a Roma, dove impara a coniugare il classicismo emiliano con le nuove idee caravaggesche mediate dal naturalismo dei Caracci. Prendono vita opere celeberrime, come il Martirio di Santa Cecilia (Basilica di Santa Cecilia in Trastevere), la Crocifissione di San Pietro per l’Abbazia delle Tre Fontane (Pinacoteca Vaticana), il Martirio di Sant’Andrea e Eterno in gloria (San Gregorio al Celio), la decorazione della Sala delle Nozze Aldobrandine e della Sala delle Dame (Palazzo Apostolico Vaticano) e quella per la Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore. 

I quadri di Guido Reni, cominciano con l'essere dipinti a corpo, con una materia densa, la quale progressivamente si rarefà, fino a diventare quasi un soffio, mentre anche i colori si restringono, in una gamma molto limitata. Negli ultimi quadri, per esempio la bellissima Salomé del museo di Chicago che fui io a ritrovare molti anni fa, assistiamo proprio a uno svincolamento del colore rispetto alla forma
Federico Zeri

Dal 1610, Reni alternava soggiorni a Bologna, Roma e Napoli, dipingendo opere di grande importanza, come la Strage degli innocenti e il Sansone (Bologna, Pinacoteca Nazionale), l’affresco dell’Aurora per il Casino Rospigliosi Pallavicini (Roma), al tempo di proprietà di Scipione Borghese, l’Atalanta e Ippomene (Napoli, Museo di Capodimonte).

Io sono pieno di ammirazione per Guido Reni. Lo trovo uno dei grandi pittori della pittura europea. Naturalmente può anche essere indigesto, può stancare, io riesco a vedere bene un Guido alla volta 
Federico Zeri 


FOTO DI COPERTINA
Guido Reni, Atalanta e Ippomene, 1615-18, Museo di Capodimonte, Napoli