Il Grande Rosso di Alberto Burri
La forza della materia
A partire dagli anni Cinquanta Alberto Burri sperimenta l’uso di tela, juta, ferro e legno, materiali reali che sostituiscono il colore, le ombre e le forme della pittura con un pezzo di realtà, plasmata, ricucita e riassemblata sulla tela. La plastica, che l’artista inizia a usare nel decennio successivo, ha potenzialità che gli altri materiali non hanno. È ancora più diffusa e frequente nella vita quotidiana, quindi più reale nel senso in cui Burri intende la realtà: la materia usurata, memoria della quotidianità. E ancora, la plastica può essere trasparente o colorata, plasmabile con estrema facilità e reagisce al fuoco piegandosi come fosse materia viva. Si anima al calore della fiamma ossidrica e assume forme morbide, come il marmo sotto lo scalpello di uno scultore barocco. Il Grande Rosso della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è uno dei capolavori che Burri creò in quegli anni, precisamente nel 1964.
Burri usa la plastica che viene plasmata dal fuoco. Il fuoco è assolutamente reale, vero, plapabile, concreto: è la fiamma ossidrica con la quale Burri prpopone un corpo a corpo. Quindi c'è un corpo a corpo con la materia e con la fiamma ossidrica.
Barbara Martusciello
Barbara Martusciello, storica dell’arte, parla dell'opera di Il Grande Rosso di Alberto Burri.