La fantasia esplosiva di Pino Pascali

Scultore, performer, disegnatore, interprete e scenografo

Palma Bucarelli, grande estimatrice di Pino Pascali e allora direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e il collezionista Giorgio Franchetti ricordano l’artista. Nato nel 1936 a Bari, Pino Pascali ebbe la sua prima mostra personale nel 1965 alla galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis a Roma, dove si distinse con le sue sculture false: dipinti che sembravano sculture.
Figura centrale della scena artistica italiana degli anni Sessanta, l’artista ebbe una carriera folgorante interrotta prematuramente per un incidente che ne causò la morte a soli 32 anni. Le sue opere provocano stupore a causa del loro senso di ambiguità: l’arte di Pino Pascali trasforma lo spazio in una dimensione in equilibrio tra illusione e realtà.

Non credo che uno scultore faccia un lavoro faticoso: egli gioca, anche il pittore gioca; come tutti coloro che fanno ciò che vogliono. Il gioco non è solamente appannaggio dei bambini. Tutto è gioco, non è d’accordo?
Pino Pascali

Più conosciuto è il suo ciclo di opere dedicate alle armi. Cresciuto durante la seconda Guerra Mondiale, Pascali trascorse due anni da bambino, dal 1940 al 1941, con la famiglia in Albania dove il padre, funzionario di polizia, venne trasferito. La guerra vista da vicino rimane tra le più forti impressioni dell’infanzia. Molti anni dopo lavorerà sul concetto di paradosso di stampo dadaista, ricreando macchine da guerra in grandi dimensioni che sembrano armi per uccidere fino al minimo dettaglio. In realtà sono oggetti creati con materiali trovati dall’artista: residuati meccanici, tubi idraulici, vecchi carburatori Fiat, rottami, manopole.
Come contrapposizione alle sue macchine da guerra Pascali crea diverse sculture in forme organiche, che ci portano in un universo più accogliente: tra questi, i Bachi da Setola che invadono pacificamente lo spazio con le loro forme morbide e variabili.